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Cronaca
23 Dicembre 2025 - 11:27
Spaccate nella notte e auto clonate, arresti domiciliari per un indagato dopo una fuga ripresa da una dashcam
Una notte di furti a raffica, una fuga improvvisata trasformata in prova chiave e una Fiat 500 di car sharing usata come mezzo jolly, con tanto di targa rubata, per eludere i controlli. È questo l’intreccio investigativo che ha portato il Tribunale di Torino a disporre un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di un uomo residente nel capoluogo piemontese, indagato per furto aggravato e riciclaggio di veicoli.
I fatti risalgono alla notte del 6 settembre, quando Torino viene attraversata da una serie di spaccate messe a segno, secondo gli inquirenti, da un gruppo composto da cinque persone con il volto coperto. Il primo colpo avviene all’interno di un deposito di autovetture: qui vengono rubati due veicoli, uno dei quali viene immediatamente utilizzato come ariete per abbattere il muro di cinta e garantire la fuga. Insieme alle auto sottratte, il gruppo si allontana a bordo di una Fiat 500 appartenente a una flotta di car sharing, elemento che diventerà centrale nelle indagini.
La fuga non passa inosservata. Un automobilista di passaggio, grazie alla dashcam installata sul proprio veicolo, riprende le fasi concitate dell’allontanamento. Quelle immagini, apparentemente casuali, si riveleranno decisive per la ricostruzione dell’azione e per i successivi riscontri investigativi.
La stessa notte il gruppo colpisce ancora. Nel mirino finisce un negozio di cosmetici, dove viene forzata la saracinesca e asportata merce. Anche in questo caso, secondo la ricostruzione, la Fiat 500 di car sharing viene utilizzata per gli spostamenti, consolidando il sospetto degli investigatori sul ruolo chiave del veicolo.
Il primo vero punto di svolta arriva poco dopo, lontano da Torino. La vettura viene infatti individuata sull’autostrada A4, dove una pattuglia della Polizia Stradale di Novara riesce a intercettarla e fermarla. Alla guida c’è un uomo sprovvisto di patente, trovato in possesso della chiave di avviamento di uno dei veicoli rubati poche ore prima. Un elemento che, incrociato con le immagini della dashcam e con gli altri accertamenti, consente agli inquirenti di iniziare a dare un volto e un nome ad almeno uno dei presunti componenti del gruppo.
L’uomo viene così identificato e deferito all’autorità giudiziaria. Per lui, il Tribunale di Torino dispone la misura degli arresti domiciliari. Le accuse non si limitano ai furti aggravati. Al centro del fascicolo c’è anche il reato di riciclaggio, legato proprio alla Fiat 500 di car sharing. Secondo gli accertamenti, l’auto era stata sottratta già nel mese di giugno dalla flotta di una società del settore e successivamente “clonata”, applicando una targa rubata da un altro veicolo per rendere più difficile l’identificazione durante i controlli su strada.
Un sistema collaudato, spiegano gli investigatori, che sfrutta la vulnerabilità dei veicoli in condivisione, spesso presi di mira per la facilità di riutilizzo e per la possibilità di mascherarne temporaneamente l’identità. In questo caso, però, la strategia non ha retto alla combinazione tra tecnologia diffusa, come le dashcam dei cittadini, e il coordinamento tra diversi reparti di polizia.

La Polizia Stradale ha comunicato di aver recuperato i veicoli rubati, poi restituiti ai legittimi proprietari, e di aver già identificato alcuni dei presunti autori. Le indagini restano aperte per rintracciare gli altri componenti del gruppo, chiarire l’eventuale esistenza di basi logistiche utilizzate per il deposito dei mezzi e verificare se vi siano collegamenti con episodi analoghi avvenuti nei mesi precedenti.
Il caso mette in luce alcuni elementi ormai ricorrenti nella cronaca urbana: la ripetitività delle spaccate notturne, l’uso di auto come strumenti per abbattere barriere fisiche e la crescente attenzione dei gruppi criminali verso il car sharing, percepito come risorsa facilmente sfruttabile. Allo stesso tempo, evidenzia come la collaborazione involontaria dei cittadini e la rapidità degli interventi possano trasformare una fuga in una traccia decisiva.
Per l’indagato, come previsto dalla legge, vale la presunzione di innocenza fino a eventuale sentenza definitiva. Ma il mosaico investigativo, pezzo dopo pezzo, ha già ricomposto una notte di furti che sembrava destinata a dissolversi nel buio.
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