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Cronaca
22 Dicembre 2025 - 09:29
Attacco intimidatorio contro il Verde pubblico, a Torino porta forzata e messaggi minacciosi davanti agli uffici comunali
La porta forzata, i cartelli affissi all’esterno e una scritta che suona come una provocazione. Negli scorsi giorni, a Torino, gli uffici del Verde pubblico del Comune sono stati oggetto di un atto vandalico che ha superato il confine della protesta per assumere i contorni di un gesto intimidatorio. A denunciarlo pubblicamente è stato l’assessore Francesco Tresso, che ha parlato senza mezzi termini di un “atto vile” e grave, rivolto non alla politica ma a chi ogni giorno lavora sul territorio per la gestione del patrimonio verde della città.
Sulla porta d’ingresso degli uffici sono comparsi cartelli con la scritta «Chiuso per inutilità, giù le mani dal verde di Torino». Contestualmente, la porta è stata manomessa, anche se all’interno non risulta essere stato toccato nulla. Un dettaglio che, secondo l’assessore, rende l’episodio ancora più significativo sul piano simbolico. «Ho aspettato a comunicarlo, perché nello stesso giorno era in corso un intervento ben più grave per la città», ha spiegato Tresso, facendo riferimento allo sgombero di corso Regina 47. Ma il silenzio iniziale non ha attenuato la gravità del gesto.
Nel suo intervento pubblico, l’assessore ha ricostruito il senso dell’accaduto e ne ha evidenziato i diversi livelli di criticità. «L’attacco è vile, per più motivi. Intanto perché anonimo, se hai coraggio rivendichi le tue azioni». Un richiamo diretto alla mancanza di assunzione di responsabilità da parte degli autori, che hanno scelto di colpire senza esporsi, lasciando solo un messaggio provocatorio.

L’assessore Francesco Tresso
Ma è soprattutto il bersaglio dell’azione a sollevare interrogativi. «L’effrazione era inutile, all’interno nulla è stato toccato e i cartelli sono stati affissi esternamente, ma è un segnale che suona come una minaccia: guarda che se vogliamo entriamo quando vogliamo». Un avvertimento implicito che, al di là del danno materiale, pesa sul piano psicologico e istituzionale.
Secondo Tresso, l’aspetto più inquietante è un altro. «Si attaccano gli uffici, tecnici agronomi, forestali, giardinieri, persone che degli alberi e del verde hanno fatto la loro ragione di vita professionale». Non politici, non amministratori eletti, ma tecnici che operano quotidianamente tra potature, monitoraggi, interventi di sicurezza e scelte spesso difficili, in un contesto reso ancora più complesso dai cambiamenti climatici e dalla scarsità di risorse. «Nonostante le risorse che scarseggiano, i cambiamenti climatici che impongono scelte diverse, gli impedimenti burocratici che rendono più difficoltosa l’operatività», ha ricordato l’assessore, difendendo il lavoro svolto dagli uffici.
Il messaggio politico è netto. «I tecnici non sono politici, sono persone esperte che svolgono il loro lavoro, perché minacciarli?». Una domanda che chiama in causa il clima sempre più teso che accompagna il tema del verde urbano, tra abbattimenti contestati, alberi malati, sicurezza pubblica e aspettative spesso inconciliabili da parte dei cittadini. Un terreno su cui il confronto, negli ultimi anni, ha lasciato spazio a forme di radicalizzazione che faticano a tradursi in un dialogo basato su dati e valutazioni scientifiche.
Tresso invita a spostare il conflitto sul piano corretto. «Se la prendano con noi, col Sindaco e con l’assessore, si confrontino su dati ed evidenze scientifiche, invece di cercare atti intimidatori come questo, vili appunto». E chiude con una presa di posizione che è insieme politica e istituzionale: «Sappiate che non ci intimidite, che sono orgoglioso di una squadra che lavora con passione e professionalità, non certo per me, ma per il bene comune della città».
L’episodio apre una riflessione più ampia sul confine tra dissenso e intimidazione. Contestare le politiche sul verde è legittimo, colpire gli uffici e i lavoratori no. In mezzo, resta una città che deve fare i conti con alberi sempre più fragili, eventi climatici estremi e una gestione del verde che richiede competenze, scelte impopolari e, soprattutto, rispetto per chi quelle scelte è chiamato a metterle in pratica.
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