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Cronaca

Droga, coltelli e cellulari: così il carcere di Torino diventa una piazza nera

Maxi perquisizione nel padiglione B, sequestrati stupefacenti e armi rudimentali

Telefoni, cocaina e tirapugni in cella: il sistema che allarma le carceri

Telefoni, cocaina e tirapugni in cella: il sistema che allarma le carceri (foto di repertorio)

All’alba di stamani una maxi perquisizione ha portato alla luce un vero e proprio “market dell’illecito” all’interno del carcere di Torino, dove i detenuti custodivano illegalmente droga, telefoni cellulari, armi improvvisate e materiale per produrre alcol. L’operazione, condotta dalla polizia penitenziaria, si è svolta al primo piano del padiglione B e ha consentito di recuperare circa 35 grammi di cocaina e 15 grammi di hashish, oltre a uno smartphone, un microtelefono e una quantità di cavi Usb utilizzati per la ricarica e il collegamento dei dispositivi.

Nel corso del blitz sono stati sequestrati anche un tirapugni artigianale, tre coltelli rudimentali, due cacciaviti e due sbarre di ferro, oggetti che delineano un quadro di estrema pericolosità all’interno dell’istituto. Tra il materiale rinvenuto figuravano inoltre casse di frutta pronte per essere macerate e utilizzate per la produzione di bevande alcoliche, un ulteriore tassello di un sistema illecito organizzato all’interno delle celle.

A commentare l’operazione è il sindacato autonomo Osapp, che parla senza mezzi termini di un’azione decisiva: «È stato smantellato il supermarket dell’illecito». Dal sindacato sottolineano come quanto emerso confermi un rischio ormai strutturale per gli istituti di pena italiani: «L’operazione dimostra come le carceri rischino di trasformarsi in vere e proprie piazze di spaccio e call center abusivi». Da qui l’appello diretto alle istituzioni, con la richiesta che «non è più rinviabile un intervento concreto della politica e della amministrazione per garantire mezzi, strumenti adeguati e personale a chi assicura legalità e sicurezza negli istituti penitenziari».

LEO BENEDUCI

Sul punto interviene anche Leo Beneduci, segretario generale del sindacato, che rimarca le difficoltà quotidiane affrontate dagli agenti: «Nonostante condizioni operative difficili, carenze di organico e una persistente solitudine istituzionale, uomini e donne della polizia penitenziaria continuano a fare il loro dovere, e ad essere l’ultimo argine alla deriva dell’illegalità nelle carceri». Parole che accompagnano un’operazione destinata a riaccendere il dibattito sulla sicurezza negli istituti penitenziari e sulle risorse effettivamente messe a disposizione di chi è chiamato a garantire ordine e legalità dietro le sbarre.

 

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