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Cronaca
20 Dicembre 2025 - 12:58
A Chivasso e Crescentino i ladri entrano nei cimiteri per rubare fiori e portavasi
C’è una soglia che, anche nei tempi più difficili, dovrebbe restare invalicabile. È quella del rispetto per i morti e per il dolore di chi li ricorda. Eppure, negli ultimi giorni, anche quella soglia è stata superata. Due cimiteri del territorio, a Chivasso e a Crescentino, sono finiti nel mirino di furti tanto piccoli nel valore materiale quanto enormi nel loro significato simbolico, scatenando rabbia, amarezza e un senso diffuso di abbandono.
A Chivasso, proprio a ridosso delle festività natalizie, qualcuno ha deciso di rubare fiori dalle tombe e dai loculi. Non un episodio isolato, ma una serie di sottrazioni che ha colpito famiglie diverse, accomunate dallo stesso sentimento di sgomento. Portare un fiore al cimitero, soprattutto sotto Natale, non è un gesto ornamentale: è un atto di memoria, di affetto, di continuità con chi non c’è più. Togliere quei fiori significa strappare qualcosa che va ben oltre il loro valore economico. Significa colpire deliberatamente un momento intimo e già carico di dolore.

Non va meglio nel cimitero privato di San Grisante di Crescentino, dove da settimane stanno sparendo i portavasi di plastica collocati all’interno dei vasi sulle tombe. Un dettaglio, verrebbe da dire. Ma solo per chi non conosce la realtà dei cimiteri più antichi. In molti casi, soprattutto per le sepolture storiche, reperire portavasi delle dimensioni corrette è tutt’altro che semplice. La sottrazione costringe i parenti a una ricerca difficile, a soluzioni di fortuna, a ulteriori spese. Anche qui, il danno non è solo materiale: è un’ulteriore ferita inferta a chi cerca semplicemente di curare un luogo di riposo eterno.
Colpisce, e fa riflettere, la tempistica. Questi furti avvengono durante le vacanze di Natale, quando i cimiteri diventano luoghi ancora più frequentati, quando il ricordo dei defunti si intreccia con la nostalgia e con la fragilità emotiva delle feste. Rubare in quei giorni significa mostrare un cinismo che lascia senza parole. Non povertà, non bisogno: qui si parla di una mancanza totale di senso del limite.
I cittadini hanno sporto denuncia, ma resta una domanda che serpeggia tra i vialetti dei cimiteri e nelle conversazioni quotidiane: possibile che nemmeno questi luoghi siano più protetti? Possibile che chi entra per rubare lo faccia sapendo di avere ampi margini di impunità? La richiesta che arriva dalle comunità di Chivasso e Crescentino è chiara: più controlli, più attenzione, una presenza che scoraggi chi trasforma i luoghi sacri in terreno di razzia.
Non è solo una questione di sicurezza, ma di dignità collettiva. Un cimitero non è uno spazio qualsiasi. È un luogo che racconta una comunità, il suo passato, i suoi legami. Lasciarlo esposto a questi gesti significa accettare che tutto sia lecito, che non esistano più confini morali condivisi. E questo, forse, è il furto più grave.
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