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Cronaca
27 Novembre 2025 - 12:12
18enne trovato senza vita sotto il ponte della Gula: la Procura indaga per istigazione al suicidio
Un ponte appartato, una valle stretta e silenziosa, un ragazzo di 18 anni che non torna a casa. La morte di Marwan Nid Belkacem, ritrovato sabato sotto il ponte della Gula, in Val Mastellone, non è soltanto la storia di un giovane scomparso troppo presto: è un caso che sta assumendo contorni sempre più complessi, tanto che la Procura di Vercelli sta valutando l’ipotesi di istigazione al suicidio.
L’allarme era scattato lunedì, quando Marwan era uscito di casa in bicicletta dicendo ai genitori che sarebbe andato dal barbiere. Non è mai arrivato a destinazione. Da quel momento, le ricerche sono proseguite senza sosta lungo i percorsi che il ragazzo era solito frequentare, finché sabato il corpo è stato individuato ai piedi del ponte della Gula, un luogo isolato, poco frequentato, dove la montagna stringe il torrente e il segnale telefonico scompare.
In un primo momento si è pensato a un gesto volontario. Ma alcuni dettagli hanno spinto gli inquirenti ad aprire scenari alternativi. Marwan, infatti, avrebbe ripulito la memoria dei suoi dispositivi prima di morire. Un’azione che, agli occhi degli investigatori, non è neutra: cancellare chat, foto, contatti o dati sensibili potrebbe indicare il tentativo di proteggere qualcuno, o di nascondere pressioni, minacce, dinamiche psicologiche o digitali che potrebbero avere un ruolo nella vicenda.
Al momento non ci sono certezze. Non si parla di responsabilità definite, ma di possibilità concrete da verificare con cautela. Le indagini stanno ricostruendo la rete di relazioni del giovane, i suoi spostamenti nei giorni precedenti, le interazioni online, eventuali gruppi o contatti ripetuti. È sul suo universo digitale che si concentra gran parte del lavoro: capire cosa sia stato cancellato, perché e da chi.
La Procura ha disposto l’autopsia, che dovrà stabilire con precisione il momento della morte. Un dettaglio cruciale: se il decesso risale a lunedì, poco dopo l’uscita da casa, oppure a un momento successivo, durante i giorni in cui le ricerche erano già in corso. La risposta può cambiare significativamente la lettura degli eventi e indicare eventuali spostamenti o contatti avuti dopo la scomparsa.

Resta aperta anche la pista di una sfida online, una pressione psicologica o un condizionamento esterno. È un’ipotesi che in casi passati si è rivelata fragile e spesso travisata, e che per questo viene maneggiata con estrema prudenza. L’unico elemento concreto, oggi, è la cancellazione delle informazioni dai dispositivi e l’assenza totale di messaggi o biglietti lasciati dal ragazzo.
Intorno, la comunità di Varallo è sotto shock. Amici, insegnanti, compagni lo ricordano come un ragazzo riservato, educato, mai protagonista di episodi che lasciassero presagire un epilogo del genere. La famiglia è avvolta dal silenzio e dal dolore. Nessuno cerca clamore: l’unica richiesta è che venga fatta piena chiarezza, senza sensazionalismi.
E così, mentre l’inchiesta prosegue con accertamenti tecnici e testimonianze, resta la domanda che attraversa chiunque abbia conosciuto Marwan: cosa è successo davvero su quel ponte? Le risposte arriveranno solo dai dati oggettivi — i tracciamenti, le analisi, la cronologia — perché in casi come questo ogni ipotesi deve essere verificata e mai data per scontata.
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