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Cronaca
25 Novembre 2025 - 20:47
“Giustizia per Valerio”, il caso arriva in tribunale: dieci imputati a Vercelli (foto di repertorio)
Il nome di Valerio Miceli è tornato questa mattina davanti al tribunale di Vercelli, sorretto da uno striscione e da chi lo ha conosciuto e non ha mai accettato l’esito della sua storia. “Giustizia per Valerio”: un messaggio diretto, esposto dai familiari all’apertura dell’udienza preliminare per la morte del trentenne, deceduto all’inizio dell’estate 2024 dopo essere fuggito dalla comunità psichiatrica di Frassineto Po, in provincia di Alessandria.
La vicenda, complessa e dolorosa, è ora al vaglio del giudice. A processo ci sono dieci imputati, tra medici, educatori e soccorritori, accusati di cooperazione in omicidio colposo. Secondo la ricostruzione dell’accusa, avrebbero agito con una condotta ritenuta negligente, tale da non prevenire – e poi non gestire adeguatamente – la fuga del giovane e le fasi successive alla scomparsa. Il decesso era stato attribuito a una insufficienza cardiorespiratoria, ma la procura ha indagato sulle condizioni in cui Miceli si trovava al momento dell’allontanamento e sulle procedure attivate dopo la sua sparizione.
Le ricerche, avviate immediatamente dopo la fuga, si erano concluse con il ritrovamento del corpo del trentenne da parte della protezione civile, ai bordi della provinciale che collega Frassineto Po a Casale Monferrato, non lontano dal tratto autostradale. Valerio era riverso in un campo, in una zona isolata.
All’udienza di oggi erano presenti alcuni parenti del giovane, che hanno spiegato le ragioni della loro presenza davanti al palazzo di giustizia, mostrando lo striscione come richiesta di verità e responsabilità. La vita di Miceli, segnata da anni di terapie psichiatriche e soggiorni in comunità specializzate, resta al centro della vicenda giudiziaria, che ora dovrà stabilire se vi furono omissioni o errori nel percorso di cura e nella gestione della sua ultima fuga.
Il procedimento proseguirà nelle prossime settimane con l’ascolto dei testimoni e l’esame degli atti, mentre i familiari continuano a seguire ogni fase del caso, determinati a ottenere risposte dopo un anno di attesa.
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