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Cronaca

Urla nel palazzo, donna minacciata con un coltello dall’ex: la Polizia lo trova nascosto nell’armadio e lo arresta

La donna si era rifugiata in bagno: decisivo l’intervento dei vicini che hanno chiamato il 112

Urla nel palazzo

Urla nel palazzo, donna minacciata con un coltello dall’ex: la Polizia lo trova nascosto nell’armadio e lo arresta

Nel quartiere Barriera di Milano, nella mattinata di oggi – 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – si è consumato un episodio che riassume con drammatica precisione la ricorrenza: una donna in pericolo, un uomo che irrompe con la forza nell’alloggio, le urla che attraversano il pianerottolo e il terrore che costringe a chiudersi in bagno per sfuggire all’aggressione.

A dare l’allarme sono stati i vicini, che hanno chiamato il 112 NUE sentendo la donna gridare. Sul posto è arrivata in pochi minuti una pattuglia del Commissariato San Donato, trovando la porta d’ingresso danneggiata e la vittima, sotto choc, chiusa in bagno dopo essere stata minacciata dall’ex compagno armato di coltello. Secondo la prima ricostruzione, l’uomo avrebbe sfondato l’ingresso e aggredito la donna urlandole contro prima di inseguirla tra le stanze dell’appartamento.

Gli agenti, dopo aver soccorso la donna, hanno iniziato una rapida ricognizione dell’alloggio. Il silenzio apparente ha lasciato spazio alla scoperta più inquietante: l’uomo era nascosto nell’armadio della camera da letto, rannicchiato tra i vestiti, ancora con il coltello utilizzato per minacciarla. È stato immobilizzato, disarmato e portato in Questura.

Per lui sono scattati l’arresto per minacce aggravate e atti persecutori e la denuncia per violazione di domicilio alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino. La donna, molto scossa ma non ferita, è stata accompagnata dai sanitari per gli accertamenti del caso.

L’intervento, avvenuto proprio nella giornata dedicata alla sensibilizzazione contro la violenza di genere, restituisce un’immagine concreta della realtà quotidiana: episodi che si consumano nelle case, lontano dagli sguardi, e che emergono solo grazie al coraggio delle vittime o alla prontezza di chi sente e non finge di non aver udito. Non un simbolo, quindi, ma un fatto che conferma la necessità di continuare a parlare, denunciare, intervenire.

Come previsto dalla legge, il procedimento è nella fase delle indagini preliminari e l’indagato è da considerarsi non colpevole fino a eventuale sentenza definitiva. Ma la vicenda, nella sua brutalità, richiama ancora una volta quanto la violenza nelle relazioni affettive sia un fenomeno tutt’altro che isolato.

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