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Cronaca

È morta Ornella Vanoni, mito assoluto della musica italiana: stroncata da un malore nella sua casa di Milano a 91 anni

L’addio inatteso alla voce più libera e irriverente dello spettacolo italiano sconvolge colleghi, istituzioni e un Paese che non era pronto a perderla

Ornella Vanoni

Ornella Vanoni

È un’Italia attonita quella che, nella notte tra il 21 e il 22 novembre, apprende la morte di Ornella Vanoni, scomparsa a 91 anni nella sua abitazione di Milano in seguito a un malore. Una notizia confermata dal Corriere della Sera e che si diffonde in pochi minuti, lasciando un vuoto difficile da colmare nella musica e nella cultura italiana. Una carriera lunga quasi settant’anni, una personalità sorprendente, un’inesauribile capacità di reinventarsi: un mito che non ha mai smesso di esserci, fino all’ultimo giorno.

Il cordoglio arriva immediatamente, a partire dal Ministro della Cultura Alessandro Giuli, che in una nota afferma: «Con la scomparsa di Ornella Vanoni l’Italia perde una delle sue artiste più originali e raffinate. Con la sua voce unica, e una capacità interpretativa senza eguali, ha scritto pagine importanti nella storia della canzone, del teatro e dello spettacolo italiano. A nome mio personale e del Ministero della Cultura esprimo cordoglio e vicinanza ai familiari».

Profondo e incredulo anche il commento di Fabio Fazio, che con lei aveva condiviso le domeniche di “Che Tempo Che Fa” negli ultimi anni: «Non sono in grado di dire niente. Sono senza parole e non ero pronto a tutto questo. Non mi pare possibile. Non riesco a dire proprio niente».

Poche righe, ma piene di affetto, arrivano da Simona Ventura: «Ornella Vanoni la più grande, un dispiacere immenso. La tua musica resterà nel nostro cuore per sempre».

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Tra i messaggi più lunghi e intensi c’è quello di Emma Dante, che scrive: «Mi aveva promesso che sarebbe venuta a vedere il mio nuovo spettacolo a Milano. L’aspettavo con emozione. Ho appreso la notizia della sua morte da una mia cara amica e sua che sconvolta mi ha chiamato, Ornella è morta e un pezzo della nostra vita se ne va con lei». E ancora: «Con lei se ne va la sua voce, la sua ironia, la sua curiosità, la sua sfacciataggine, il suo modo canzonatorio di interpretare le canzoni d’amore, la sua melodia, la sua bellezza, e la sua passione per la musica, per i giovani, per le novità. Ci mancherai moltissimo Ornella, moltissimo».

Già novantunenne — aveva compiuto gli anni il 22 settembre — Ornella Vanoni era tornata prepotentemente al centro dell’immaginario collettivo negli ultimi anni grazie alla sua presenza brillante e irriverente in televisione. Simpatia, intelligenza, una libertà espressiva assoluta e quella capacità unica di sfuggire qualunque etichetta l’avevano resa una presenza amata e imprevedibile, una voce fuori dal coro nel panorama mediatico contemporaneo.

La sua avventura umana e artistica era cominciata da un destino fuori dall’ordinario. Figlia della borghesia milanese, a vent’anni diventa la “ragazza della Mala” sotto la guida di Giorgio Strehler, con il quale vive un rapporto intenso e determinante, in piena stagione d’oro del Piccolo Teatro. In quell’ambiente avviene il miracolo: con la complicità di figure come Dario Fo, Fausto Amodei, Fiorenzo Carpi e Gino Negri, nasce il ciclo de “Le canzoni della Mala”, presentate come recupero di antiche ballate popolari e destinate a riscrivere la storia della musica italiana.

Arrivano brani diventati pietra miliare come “Ma mi” e “Le mantellate”. Poi la separazione dal Piccolo, e l’incontro con la Scuola Genovese, che segna l’inizio di un nuovo capitolo. Con Gino Paoli nasce un amore leggendario e una canzone immortale, “Senza fine”. I due restano legati tutta la vita, protagonisti di concerti indimenticabili in cui la loro complicità artistica e personale diventava un racconto a sé.

Con un timbro inimitabile, un’interpretazione fuori dalle regole e un istinto musicale che sfidava le convenzioni, Ornella Vanoni attraversa generi, epoche, mondi diversi. Reinterpreta Roberto Carlos con “L’appuntamento”, Édith Piaf con “L’albergo a ore”, Tammy Wynette con “Domani è un altro giorno”. Incide capolavori come “La voglia la pazzia l’incoscienza e l’allegria” accanto a Vinicius de Moraes e Toquinho, su musiche di Jobim e Chico Buarque, contribuendo a portare la musica brasiliana nel nostro Paese.

Collabora con i più grandi: Lucio Dalla, Fabrizio De André, Gerry Mulligan, Gil Evans, Herbie Hancock, George Benson, i fratelli Brecker, Ron Carter. È la prima donna a vincere il Premio Tenco come miglior cantautore, dopo aver iniziato a scrivere lei stessa i propri brani. Con “Ornella &”, registrato a New York a metà anni Ottanta, firma un altro album leggendario, tassello imprescindibile della discografia italiana.

Negli ultimi anni non smette di sorprendere. Per i suoi novant’anni incide “Ti voglio” con Elodie e ditonellapiaga, pubblica “Diverse” con BMG, e realizza con Pacifico “Vincente o perdente”, un diario intimo più che un’autobiografia.

Un’artista che non ha mai perso vitalità, curiosità, né la capacità di leggere il presente senza restarne schiacciata. Ed è proprio questa sua energia a rendere ancora più improvvisa e dirompente la notizia della morte.

Ornella Vanoni si è spenta nella sua casa milanese, lasciando un patrimonio musicale e culturale incalcolabile. Una voce che non era solo una voce, ma un modo di attraversare la vita: feroce, elegante, libera.

Le note restano. E con loro, l’eco irripetibile di un mito senza confini.

VANONI

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