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Cronaca

Scaglia una sedia contro la madre, arrestato un 43enne di Vinovo

L'imputato, un tossicodipendente con una grave dipendenza da crack, è in carcere a Torino in atetsa del processo

Vinovo: arrestato un 43enne itlaiano accusato di aver scalgiato una sedia contro la meadre

Mercoledì sera, poco dopo le 22, un quarantatreenne italiano è stato arrestato a Vinovo, proprio nel giorno del suo compleanno, per aver violato gli obblighi di divieto di avvicinamento alla madre disposti dal Giudice per le Indagini Preliminari appena due giorni fa. L’uomo si sarebbe presentato davanti alla porta della donna suonando ripetutamente il campanello, venendo apertamente meno alla misura cautelare imposta.

L'arresto è stato poi convalidato questa mattina dal Tribunale di Torino, durante l’udienza presieduta dalla giudice Giulia Maccari. Data la gravita del comportamento messo in atto dall’imputato il Pubblico ha chiesto che fosse disposta la custodia cautelare in carcere.

Il divieto di avvicinamento era stato emesso a seguito di un episodio particolarmente violento, in cui il figlio aveva colpito la madre con una sedia durante uno dei tanti litigi, causandole lesioni che avevano richiesto il ricovero in ospedale con una prognosi di quindici giorni.  L'uomo, pur formalmente residente presso l'abitazione della madre, era tenuto a non avvicinarsi all’abitazione. Sebbene avesse acconsentito ad indossare il braccialetto elettronico ai fini di poter monitorare i propri spostamenti, non ne aveva ancora ricevuto uno a causa dell’indisponibilità dello strumento presso le autorità competenti.

La donna, particolarmente spaventata, ha riferito alla forze dell'ordine che il figlio si trovava davanti alla sua abitazione nel tentativo di entrarvi. Al momento della violazione, la madre era in compagnia dell’altra figlia, sorella dell’imputato, un dettaglio che aggrava ancora di più la percezione del rischio e dello stato di ansia che hanno vissuto le vittime la notte di mercoledì.

Chiamato a giustificare il suo comportamento, l'uomo, che da anni è gravemente tossicodipendente da crack, ha sostenuto di aver agito senza lucidità. Ha dichiarato di non aver ragionato sugli obblighi imposti dal GIP appena due giorni fa, spinto principalmente da due motivazioni: il desiderio di ricevere il perdono della madre per quanto accaduto e la necessità di recuperare dei vestiti più pesanti a causa dell'abbassamento delle temperature.

Ha poi ammesso di aver suonato più volte al campanello, atto che ha indiscutibilmente spaventato la donna e sua sorella. La difesa ha provato a fare leva sulla sua complessa situazione di salute: l'uomo sarebbe iscritto al SerD. (Servizio per le dipendenze), ma il percorso di recupero non è stato materialmente avviato o seguito con efficacia. L'avvocato difensore ha perciò richiesto l'applicazione di una misura cautelare più leggera del carcere, che tenesse in debita considerazione prima di tutto la sua condizione di dipendenza e la necessità di cure immediate.

La Giudice Giulia Maccari, pur prendendo atto della tossicodipendenza e delle problematiche personali dell’imputato, ha disposto la custodia cautelare in carcere fino all'inizio del processo. Nel disporre la misura cautelare, ha evidenziato come l'azione dell'uomo avesse di fatto terrorizzato la madre e la sorella, rendendo inevitabile una risposta ferma da parte della giustizia, viste anche i precedenti penali che gravano sull'uomo. La misura ha l’obiettivo di interrompere fin da subito la condotta persecutoria e garantire maggiore a sicurezza alla vittima. La decisione è stata inoltre accompagnata dalla necessità di prendere in considerazione la dipendenza dell’imputato anche nel contesto della detenzione.

L'inizio del processo, secondo rito abbreviato, è stato fissato per l'11 dicembre.

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