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Cronaca
18 Novembre 2025 - 15:39
Directa Sim, al via i patteggiamenti: il «banco» abusivo da 300 milioni sui conti di Massimo Segre (immagine di repertorio)
Si è aperto ufficialmente questa mattina, nelle aule del Palazzo di Giustizia di Torino, il capitolo giudiziario più delicato per la storia recente della finanza piemontese, un procedimento che vede alla sbarra i vertici e la passata gestione di una delle realtà storiche del trading online italiano. L’udienza preliminare relativa all’inchiesta sulle attività di Directa Sim ha preso il via segnando subito i primi, significativi colpi di scena processuali, tra richieste di rito alternativo e costituzioni di parte civile che disegnano una mappa complessa delle responsabilità interne alla società. Al centro del ciclone giudiziario figura il noto commercialista Massimo Segre, presidente del Consiglio di Amministrazione, su cui pende, insieme a una nutrita schiera di co-indagati, una pesante richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura della Repubblica. Il quadro accusatorio è imponente e tecnico, spaziando dall’abusivismo bancario al falso in bilancio, fino alla corruzione tra privati e all’abusiva attività di mediazione creditizia. Uno scenario che, secondo gli inquirenti, avrebbe trasformato la Sim in una banca occulta capace di movimentare centinaia di milioni di euro al di fuori dei binari consentiti dalla legge.
L'avvio dell'udienza odierna, datata 18 novembre 2025, ha immediatamente delineato le strategie difensive di alcuni dei protagonisti di questa vicenda. Due patteggiamenti e due richieste di messa alla prova sono stati depositati sul tavolo del giudice, segnando una prima frattura nel fronte degli imputati. Tra coloro che hanno scelto di definire subito la propria posizione spicca il nome di Giancarlo Marino, chiamato in causa nella sua doppia veste di co-direttore generale e co-amministratore delegato della società all'epoca dei fatti contestati. La scelta di Marino di proporre un patteggiamento rappresenta un passaggio cruciale, che potrebbe pesare sugli equilibri del procedimento a carico degli altri indagati. Anche una delle persone giuridiche coinvolte, la Argos Corporate Finance, ha optato per la via del patteggiamento, chiedendo l'applicazione di una pena pecuniaria per chiudere il conto con la giustizia.
Ma è la posizione della stessa Directa Sim a destare particolare interesse sotto il profilo procedurale. La società, che compare nel procedimento in qualità di persona giuridica imputata, ha attuato una mossa duplice: se da un lato deve difendersi dalle accuse istituzionali, dall'altro ha deciso di costituirsi parte civile contro alcune singole persone fisiche accusate di corruzione tra privati. Una strategia che mira evidentemente a marcare una distanza netta tra l'ente e le condotte infedeli di specifici soggetti, nel tentativo di tutelare l'immagine e il patrimonio aziendale da azioni considerate dannose e non allineate con la policy societaria. Nel frattempo, resta da definire il destino processuale della ventina di imputati totali rimasti, un numero che si è già assottigliato rispetto ai venticinque indagati iniziali, ma che comprende ancora figure apicali e dirigenti di primo piano della vecchia gestione.

Massimo Segre
Il cuore dell'inchiesta, ricostruito minuziosamente dalla Guardia di Finanza e dai magistrati della Procura di Torino, ruota attorno a un fiume di denaro: circa 300 milioni di euro all'anno. Secondo l'accusa, in un arco temporale compreso tra il 2019 e il 2023, Directa Sim avrebbe custodito e amministrato queste ingenti somme per conto di finanziarie ed istituti di credito che, per svariate ragioni, incluse momentanee difficoltà di cassa o l'impossibilità di accedere ai canali tradizionali, necessitavano di liquidità. Il meccanismo, agli occhi degli inquirenti, è considerato totalmente illecito in quanto configurerebbe una palese violazione del cosiddetto «vincolo di solidarietà». La normativa prevede infatti che una Società di Intermediazione Mobiliare (Sim) utilizzi i fondi della clientela esclusivamente per eseguire ordini di negoziazione di strumenti finanziari, e non per agire come un polmone finanziario per altri istituti.
Le indagini, scaturite da iniziali accertamenti antiriciclaggio e da una successiva, approfondita ispezione della Banca d'Italia, avrebbero portato alla luce un sistema di operazioni finanziarie non compatibili con il profilo autorizzativo della società. Directa Sim, in sostanza, avrebbe operato come una banca senza averne la licenza, gestendo fondi istituzionali e concedendo finanziamenti a tassi di interesse che, secondo quanto emerso, sarebbero stati superiori a quelli normalmente riconosciuti ai depositanti. Un’attività che l’accusa definisce sistematica e strutturata, priva delle necessarie licenze previste dal Testo Unico Bancario. A gravare sulla posizione di Massimo Segre e degli altri indagati c’è anche l’accusa di falso in bilancio. È bene precisare che, in questo specifico contesto, la contestazione non riguarda la manipolazione numerica delle cifre presenti nel conto economico o nello stato patrimoniale, bensì una condotta omissiva: l’aver mancato di comunicare queste operazioni non autorizzate all’interno dei documenti ufficiali della società. Una "dimenticanza" che, se provata in aula, costituirebbe un reato a tutti gli effetti, minando la trasparenza dovuta al mercato e agli organi di controllo.
Per Massimo Segre, questa vicenda rappresenta un ritorno sotto i riflettori in una veste decisamente diversa da quella che, appena un anno fa, lo aveva reso protagonista delle cronache nazionali. Il finanziere torinese era infatti finito al centro dell'attenzione mediatica e del gossip per la celebre e pubblica rottura con l'ex compagna Cristina Seymandi, una vicenda sentimentale che aveva tenuto banco per settimane. Oggi, però, le nubi che si addensano sul suo futuro non riguardano la sfera privata ma la sua reputazione professionale e la gestione della sua creatura imprenditoriale. L'accusa di aver orchestrato o avallato un sistema di "banca ombra" rischia di essere potenzialmente devastante per l'immagine di un uomo che ha costruito la sua carriera proponendosi come pioniere dell'innovazione finanziaria e del trading online in Italia.
Nonostante la gravità del quadro indiziario, la linea difensiva della società è sempre stata ferma nel respingere ogni addebito. Già nelle fasi precedenti all'apertura dell'udienza preliminare, Directa Sim aveva diramato comunicati ufficiali per rivendicare la correttezza del proprio operato, sottolineando come le attività finite sotto la lente della magistratura «sono cessate da tempo» e che «nessuna ricaduta si è verificata su clienti o servizi offerti». A sostegno di questa tesi, la difesa porta i risultati economici positivi registrati nel 2024 e nei primi mesi del 2025, utilizzati come prova della solidità e della resilienza dell'azienda nonostante lo scossone giudiziario. Inoltre, i legali hanno più volte evidenziato come il numero degli imputati sia sceso progressivamente, interpretando questo dato come il segno di una ricostruzione accusatoria che si sta via via ridimensionando rispetto alle ipotesi iniziali.
Ora la parola passa definitivamente al Giudice per l’Udienza Preliminare, che dovrà valutare la consistenza delle prove raccolte e decidere se accogliere la richiesta di rinvio a giudizio per Massimo Segre e per gli altri sedici indagati rimasti a difendersi dalle accuse più gravi. Il procedimento si preannuncia lungo e complesso, destinato a diventare uno dei casi di studio più rilevanti a livello nazionale in tema di regolamentazione dei mercati finanziari. La distinzione tra le legittime attività di una Sim e l'abusivismo bancario sarà il terreno su cui si giocherà una partita legale serratissima, dove in ballo non ci sono solo le sorti personali degli imputati, ma la credibilità di un intero sistema di controlli e la fiducia degli investitori. Mentre Giancarlo Marino attende la ratifica del suo patteggiamento, per gli altri protagonisti la battaglia è appena iniziata, con l'obiettivo di smontare il teorema di una gestione occulta da 300 milioni di euro che avrebbe trasformato una società di trading in una banca parallela.

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