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Cronaca
10 Novembre 2025 - 10:22
Strage silenziosa sulle strade italiane: 14 pedoni uccisi in una sola settimana (foto archivio)
È un bilancio che non ammette attenuanti, quello diffuso dall’Osservatorio pedoni Sapidata-Asaps, l’Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale: 14 persone travolte e uccise in soli sette giorni, quasi due al giorno. Dietro quei numeri, la fotografia di un Paese che continua a fare i conti con una strage silenziosa, fatta di distrazioni, eccessi di velocità e mancanza di sicurezza urbana. Da gennaio a oggi le vittime sono 356, una cifra che restituisce il senso di una tragedia collettiva, spesso confinata nelle brevi cronache locali.
A dominare la triste classifica sono Lazio e Lombardia, entrambe con 56 pedoni uccisi dall’inizio dell’anno, seguite da Emilia-Romagna (33), Sicilia (32), Piemonte (24) e Veneto (20). Solo a Roma si contano 30 morti, quasi uno ogni dieci giorni. Dall’11 gennaio sono stati registrati 211 uomini e 145 donne tra le vittime, e ben 177 avevano più di 65 anni: segno di una fragilità accentuata dalla lentezza, dalla difficoltà di attraversare strade progettate per le auto, non per le persone.
L’Asaps, che da anni monitora il fenomeno, parla di un leggero calo rispetto al 2024 — quando i decessi furono 470 secondo l’Istat — ma la flessione del 6,6% nei primi dieci mesi del 2025 non basta a tranquillizzare. Perché dietro quella percentuale ci sono vite spezzate, famiglie distrutte, e un’infrastruttura stradale che continua a essere ostile ai più deboli. I mesi più tragici sono stati settembre, con 56 vittime, e gennaio, con 43.

A preoccupare ulteriormente sono i quattro episodi di pirateria stradale registrati nell’ultima settimana, che raccontano di un problema di civiltà, prima ancora che di sicurezza. Chi fugge dopo aver investito, sottolinea l’associazione, spesso lo fa per paura o incoscienza, ma la conseguenza resta la stessa: un corpo sull’asfalto e un’altra indagine per omicidio stradale.
Dietro le cifre, c’è anche la questione dell’età media dei responsabili. L’Asaps evidenzia che molti incidenti coinvolgono automobilisti tra i 30 e i 50 anni, dunque persone mature, non ragazzi. La distrazione al volante — spesso dovuta all’uso dello smartphone — rimane la causa più frequente, seguita dall’alta velocità e dal mancato rispetto delle strisce pedonali. In molti casi, le vittime erano già sulle strisce o stavano terminando l’attraversamento.
Il presidente dell’Associazione, Giordano Biserni, ha più volte richiamato le istituzioni alla responsabilità, sottolineando come la sicurezza dei pedoni debba diventare una priorità nazionale. L’invito è a potenziare l’illuminazione pubblica, ridurre i limiti di velocità nei centri urbani e investire in campagne di sensibilizzazione, soprattutto nelle scuole. Perché — come ricordano i volontari Asaps — “ogni numero rappresenta un volto, un nome, una storia interrotta”.
Ma c’è anche un nodo culturale: l’Italia è uno dei Paesi europei con più alta densità di auto pro capite, e questo ha alimentato negli anni una mentalità centrata sul conducente, non sul pedone. I tentativi di “città 30” avviati in alcune metropoli europee mostrano risultati incoraggianti, ma da noi faticano a decollare tra polemiche e resistenze.
Il tema, però, non è più rinviabile. Ogni settimana, nuove vittime finiscono nell’elenco dell’Osservatorio. E se è vero che la curva dei decessi mostra una lieve flessione, il dato assoluto rimane impressionante: quasi un pedone al giorno perde la vita in Italia. Una media che racconta un’emergenza sociale prima ancora che stradale.
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