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Cronaca
09 Novembre 2025 - 09:11
Paura in aula a Torino: un 15enne punta una pistola al professore di matematica
Momenti di terrore in una scuola superiore di Torino, dove uno studente di 15 anni ha puntato una pistola contro il proprio professore di matematica durante la lezione. È accaduto all’Istituto Giuseppe Peano, nella zona nord della città, tra i quartieri di Barriera di Milano e Borgo Vittoria. L’episodio si è consumato in pochi secondi ma ha lasciato dietro di sé un clima di paura e smarrimento.
Il ragazzo, seduto al suo banco, avrebbe estratto dallo zaino una pistola giocattolo senza tappo rosso e, con il braccio teso, avrebbe mimato il gesto di “scarrellare”, come se volesse caricare l’arma. Il professore, credendo si trattasse di una pistola vera, è rimasto paralizzato. In aula è calato il silenzio: nessuna parola, nessuna minaccia, solo lo sguardo fisso dell’insegnante e la tensione degli studenti che trattenevano il respiro. Dopo qualche istante, il ragazzo ha abbassato l’arma ed è tornato a sedersi.
Il docente, visibilmente scosso, non ha voluto raccontare nei dettagli l’accaduto, ma ha espresso amarezza alla dirigente scolastica, che si è subito attivata. Poco dopo, su richiesta dell’istituto, sono intervenute le volanti della polizia, che hanno identificato il ragazzo e lo hanno accompagnato a casa per una perquisizione. Gli agenti hanno voluto verificare se fossero presenti altre armi giocattolo e raccogliere elementi sul contesto familiare. Il quindicenne è stato denunciato per minacce e affidato ai genitori.

Dalla scuola, che conta circa novecento studenti tra liceo scientifico e istituto tecnico, al momento non sono ancora arrivati provvedimenti disciplinari formali, ma la sospensione appare inevitabile. L’episodio ha alimentato il timore dei docenti, molti dei quali da tempo denunciano un clima di crescente tensione nelle aule.
Il Peano si trova in un’area periferica segnata da disagio sociale e piccoli episodi di violenza. Negli ultimi anni, diversi insegnanti avevano segnalato difficoltà nel gestire i comportamenti degli studenti più giovani, spesso protagonisti di atti di bullismo anche all’esterno della scuola. Alcuni raccontano di aggressioni verbali, richieste di denaro tra coetanei e cellulari sottratti dopo le lezioni. Una situazione che, dicono, si è aggravata con la mancanza di risorse e di supporto psicologico.
Il caso del Peano arriva a pochi giorni di distanza da un’altra vicenda analoga, una spedizione punitiva contro un maestro in un’altra scuola torinese, sempre nella stessa area. Segno di un disagio crescente che travolge il mondo dell’istruzione e mette a nudo la fragilità del sistema scolastico nelle periferie.
Secondo le organizzazioni sindacali, tra cui la Cisl Scuola Torino e Canavese, la tensione nelle scuole di confine è ormai strutturale. Gli insegnanti si trovano a svolgere ruoli che vanno ben oltre quello didattico: psicologi, mediatori, assistenti sociali. In contesti dove l’aggressività giovanile cresce, la mancanza di risorse umane ed economiche aggrava la sensazione di abbandono.
L’episodio del Peano è solo l’ultimo segnale di una scuola che fatica a contenere il disagio e a ricostruire il rispetto reciproco tra studenti e insegnanti. La pistola era finta, ma la paura è stata reale. E a Torino, come in molte altre città italiane, la domanda che resta è come evitare che un “gioco” possa trasformarsi in tragedia.
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