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Cronaca

Abusi e silenzi nel centro per disabili di Cuneo: “video aberranti”, 21 indagati

L’inchiesta sulla cooperativa “Per Mano” svela anni di presunti maltrattamenti, violenze e abbandoni su persone fragili

Abusi e silenzi nel centro per disabili di Cuneo: “video aberranti”, 21 indagati

Maltrattamenti alAbusi e silenzi nel centro per disabili di Cuneo: “video aberranti”, 21 indagati (immagine di repertorio)l’ex e minacce con coltello: 40enne portata in carcere

Le immagini, definite dagli inquirenti «aberranti», mostrano ciò che nessuno avrebbe mai dovuto vedere in un centro di cura. Mani che colpiscono, voci che urlano, corpi immobilizzati, persone fragili lasciate sole per ore. È questo lo scenario che emerge dall’inchiesta sulla cooperativa sociale “Per Mano” di Cuneo, accusata di aver trasformato un luogo di assistenza per disabili e persone affette da autismo in uno spazio di violenza e sopraffazione.

Sono ventuno gli indagati, con sei arresti, undici divieti di avvicinamento e quattro persone a piede libero. Le misure cautelari sono state disposte dal GIP del Tribunale di Cuneo su richiesta della Procura, che contesta i reati di maltrattamenti, violenza privata e sequestro di persona. In carcere si trovano Emanuela Bernardis, direttrice della struttura, e Marilena Cescon, coordinatrice, considerate dagli inquirenti figure centrali in quella che viene descritta come una gestione distorta e autoritaria del centro.

Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Cuneo, hanno portato alla luce un quadro di abusi sistematici. Gli inquirenti hanno piazzato telecamere nascoste nei locali della struttura, situata nella zona di Borgo Gesso, convenzionata con enti pubblici per l’assistenza di persone con gravi disabilità mentali. Le registrazioni hanno documentato scene di umiliazione, violenza fisica e abbandono che, secondo la Procura, si sono verificate in un periodo compreso tra il 2014 e l’aprile del 2019.

Il colonnello Marco Piras, comandante provinciale dei Carabinieri di Cuneo, ha parlato di «registrazioni aberranti», mentre il procuratore capo Onelio Dodero ha descritto gli ospiti come persone in «condizioni psicofisiche di assoluto disagio». Le vittime — alcune minorenni all’epoca dei fatti — non erano in grado di denunciare o difendersi, e per anni avrebbero subito abusi in silenzio.

Tra gli episodi descritti nelle carte dell’accusa figurano casi di contenimento fisico violento, come un paziente colpito al volto con una scarpa da un operatore, e situazioni di abbandono forzato all’interno della cosiddetta “relax room”, dove alcuni ospiti sarebbero stati lasciati nudi o sporchi per ore. In altre circostanze sarebbero stati somministrati farmaci in dosi diverse da quelle prescritte o limitato il cibo come forma di punizione.

La struttura “Per Mano”, ora sospesa dall’attività, era considerata per anni un punto di riferimento nel settore dell’assistenza ai disabili. L’inchiesta ha mostrato, invece, un clima di degrado e paura, dove il personale avrebbe agito in modo arbitrario e offensivo nei confronti dei pazienti. Gli inquirenti stanno valutando anche le responsabilità istituzionali e i vuoti di controllo da parte degli enti pubblici convenzionanti.

Il caso odierno rappresenta il secondo filone d’indagine legato alla stessa cooperativa. Il primo, già chiuso, ha portato al rinvio a giudizio di dodici operatori per maltrattamenti su quindici ospiti, alcuni dei quali minorenni. Il processo relativo a quel procedimento è fissato per dicembre 2025.

Questo nuovo capitolo, invece, si concentra su un presunto sistema organizzato di violenze e umiliazioni, protratto nel tempo e tollerato dai vertici della struttura. La Procura intende verificare se le condotte contestate costituissero una prassi radicata, e non episodi isolati.

Le indagini proseguono con l’analisi dei filmati acquisiti, delle cartelle cliniche e delle testimonianze raccolte tra ex dipendenti e familiari. Gli indagati verranno ascoltati nei prossimi giorni dal giudice per le indagini preliminari. Gli accertamenti mirano anche a verificare le procedure interne adottate per la somministrazione dei farmaci e la gestione comportamentale dei pazienti, in molti casi non autosufficienti.

Il caso ha suscitato profonda indignazione in città e nel resto del Piemonte. Le immagini diffuse agli inquirenti — non ancora pubbliche — descrivono una quotidianità di abusi all’interno di una struttura che avrebbe dovuto garantire accoglienza e protezione. La Procura di Cuneo ha ribadito che ogni misura è stata disposta nel rispetto della presunzione di innocenza, ma il quadro emerso appare di estrema gravità.

Le indagini continuano. E intanto resta l’immagine più amara: quella di chi, affidato a una comunità per essere curato, è stato invece violato nella dignità più profonda.

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