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Marrone toglie la casa agli stranieri e perde in tribunale

La legge voluta dall’assessore di Fratelli d’Italia viene giudicata discriminatoria: il Tribunale di Torino ordina l’assegnazione immediata dell’alloggio a una donna algerina. Ma Marrone grida al complotto e promette battaglia “per gli Italiani con la I maiuscola”.

Marrone toglie la casa agli stranieri e perde in tribunale

Maurizio Marrone

In Piemonte non serve più la chiave di casa, serve il passaporto. È questo, in sintesi, l’effetto della legge regionale voluta dall’assessore Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia, che lega il diritto a un tetto alla cittadinanza e – se si è stranieri – pure al contratto di lavoro. Come se la povertà fosse un mestiere da italiani, e la disoccupazione, invece, un reato da immigrati.

La storia comincia a Beinasco, dove una donna algerina, residente da anni e sposata con un cittadino italiano, si era vista assegnare una casa popolare. Tutto regolare, fino a quando ha perso il lavoro. E qui scatta la tagliola: siccome il suo permesso di lungo soggiorno non basta, senza contratto non ha più diritto all’alloggio. Così la Regione Piemonte, con zelo degno di miglior causa, le ha revocato la casa.

Ma il Tribunale di Torino non si è fatto incantare dalla burocrazia travestita da patriottismo. Ha accolto il ricorso presentato dall’Asgi, insieme a Cgil, Sunia e Sicet, giudicando quella norma potenzialmente discriminatoria e contraria ai principi costituzionali. E ha fatto ciò che la politica non ha il coraggio di fare: ha restituito dignità a una persona.

Marronne


La decisione è chiara: l’alloggio va immediatamente assegnato alla donna, mentre la legge finisce davanti alla Corte Costituzionale. Nelle motivazioni, il tribunale spiega che il requisito del contratto di lavoro, imposto solo agli stranieri, viola il principio di uguaglianza e non ha alcun legame con il reale bisogno abitativo. In poche parole: non si difende la casa, si difende un pregiudizio.

Le associazioni che hanno vinto il ricorso parlano di un passo avanti verso criteri più giusti, basati sul bisogno e non sulla provenienza. Ma a Torino, in piazza Castello, qualcuno non ci sta. E quell’uomo è sempre lui, Maurizio Marrone, l’assessore che non perde mai un’occasione per trasformare una sentenza in una campagna elettorale.


Secondo Marrone, questa è “una discriminazione alla rovescia”. Già, perché se una donna che vive in Italia da anni, con permesso di lungo periodo, ottiene una casa popolare, dev’essere colpa dei giudici “di sinistra”. E allora via con i soliti slogan: “Difenderemo gli Italiani (maiuscolo nel comunicato) senza casa da chi vuole regalarle agli immigrati sbarcati ieri”.

Dopo aver perso in tribunale, l’assessore annuncia “battaglia in Corte” e un misterioso piano B. Chissà, forse un nuovo modo per selezionare i poveri “veri” con la prova del DNA. L’importante è poter dire, davanti alle telecamere, che si difendono gli italiani da un nemico invisibile: lo straniero con il modulo Isee in mano.


Ma la verità è più semplice: la Regione Piemonte ha scritto una legge che discrimina, e un giudice l’ha detto ad alta voce. Non serve essere “di sinistra togata” per capirlo, basta leggere la Costituzione. L’articolo 3, quello sull’uguaglianza, non prevede eccezioni per Fratelli d’Italia.

Marrone, però, insiste: anche se la Consulta dovesse bocciare la norma, lui non si arrenderà. È una promessa che suona più come una minaccia. Perché quando la politica costruisce consenso sull’odio e sull’identità, non importa se qualcuno resta senza casa: l’importante è poter dire che si sta “difendendo gli italiani”.


E mentre in Piemonte migliaia di famiglie – italiane e straniere – attendono da anni un alloggio popolare, l’assessore alla Casa preferisce fare il capopopolo. Parla di ghetti, di degrado, di invasione, ma dimentica che i ghetti li crea chi toglie diritti, non chi li riconosce.

Insomma, la giustizia ha restituito una casa a una donna, ma la politica, ancora una volta, si è costruita un palco. E in questa recita, il cattivo è sempre lo stesso: lo straniero, perfetto per distogliere lo sguardo da un Piemonte dove le case mancano, ma la propaganda abbonda.

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