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Cronaca

Tragedia sull’Himalaya: un italiano morto e due dispersi tra le vette del Nepal

La Farnesina in contatto con le famiglie, soccorsi ostacolati dal maltempo e dalla burocrazia in Nepal

Tragedia sull’Himalaya: un italiano morto e due dispersi tra le vette del Nepal

Tragedia sull’Himalaya: un italiano morto e due dispersi tra le vette del Nepal

Giornata nera per l’alpinismo italiano in Nepal. Un connazionale è morto e due risultano dispersi in due distinti incidenti sulle montagne himalayane, mentre un quarto alpinista italiano è stato tratto in salvo. Sullo sfondo, condizioni meteorologiche proibitive e una burocrazia lenta che ha rallentato i soccorsi.

La Farnesina, attraverso il consolato a Kathmandu e l’ambasciata a New Delhi, segue da vicino la situazione, mantenendo un contatto costante con le famiglie dei dispersi. Il Ministero degli Esteri ha spiegato che «la macchina dei soccorsi si è immediatamente attivata anche con elicotteri che hanno sorvolato la zona. Le ricerche proseguono incessantemente sebbene ostacolate dalle difficili condizioni meteo».

Negli ultimi giorni, il ciclone Montha, formatosi nel Golfo del Bengala, ha investito il Nepal con forti piogge e nevicate, moltiplicando gli incidenti in alta quota. L’alpinista italiano deceduto si trovava al campo base dello Yalung Ri, montagna di 5.630 metri nella valle del Rolwaling, nel distretto di Dolakha.

Secondo quanto riportato dal quotidiano locale Kathmandu Post, un gruppo di alpinisti nepalesi e stranieri è stato travolto da una valanga mentre si preparava a scalare il Dolma Khang, vetta di oltre 6.300 metri. Sette le vittime accertate: tre francesi, un canadese, due nepalesi e un italiano. Quattro le persone ferite e altrettanti i dispersi, tutti nepalesi.

Le operazioni di soccorso sono state rallentate non solo dal maltempo, ma anche da un ostacolo amministrativo: per far decollare gli elicotteri nell’area colpita è servita un’autorizzazione speciale. Uno dei sopravvissuti ha raccontato: «I soccorsi non sono stati effettuati in tempo, con conseguenti gravi perdite di vite umane. Abbiamo gridato e implorato aiuto, ma nessuno è riuscito a raggiungerci. Ci avevano detto che un elicottero sarebbe arrivato dopo quattro ore, ma a quel punto molti dei nostri amici se n’erano andati».

Intanto, oltre duecento chilometri più a est, si teme per la sorte di Stefano Farronato, tecnico forestale di Bassano del Grappa, e di Alessandro Caputo, maestro di sci a St. Moritz, dispersi sul monte Panbari, un colosso di 6.887 metri. I due non danno notizie da venerdì, quando una violenta nevicata li ha isolati a più di 5.000 metri di quota, nel Campo 1.

Alessandro Caputo, Valter Perlino, Stefano Farronato (Instagram)

Il Panbari, noto anche come “Q7” per la sua altitudine prossima ai 7.000 metri, è una montagna remota e poco frequentata, situata tra i distretti di Gorkha e Manang. La sua vetta è stata conquistata per la prima volta solo nel 2006. Secondo il Club Alpino Italiano, l’area presenta «condizioni ambientali severe, comunicazioni difficili e forti dislivelli che rendono i soccorsi estremamente complessi».

La spedizione italiana, denominata “Panbari Q7”, era partita il 7 ottobre. A farne parte anche Valter Perlino, di Pinerolo, che si è salvato per puro caso: un malore lo aveva costretto a restare al campo base, rinunciando all’ascesa finale. È stato lui a dare l’allarme per i due compagni, prima di essere recuperato da un elicottero.

Veterinario e capo spedizione, Perlino è un alpinista di lunga esperienza, già salito in solitaria sull’Everest. Caputo, classe 1997, lavora sulle nevi svizzere e ha alle spalle esperienze sulle Ande. Farronato, alpinista di grande esperienza, vanta 18 spedizioni in alta montagna, un raid in Islanda e la traversata dell’Alaska in mountain bike.

Pochi giorni prima della tragedia, i tre avevano condiviso un post sul profilo Instagram della spedizione: «Tutto bene. Oggi arrivati a 6.000 e poi discesa al Base Camp per 2-3 giorni di riposo. Un percorso duro, solitario e affascinante, dove ogni metro guadagnato è frutto di forza, esperienza e rispetto per la montagna. Il Panbari si fa sentire, ma il team risponde con determinazione e spirito di squadra». Da allora, più nessun segnale.

La comunità alpinistica italiana attende ora con apprensione sviluppi dalle ricerche in corso, mentre sull’Himalaya le temperature precipitano e la notte cala sulle vette che hanno visto consumarsi un’altra tragedia.

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