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Cronaca

Poliziotto investe e uccide un ciclista a Torino: condannato a 1 anno e 4 mesi per omicidio stradale

La sentenza riconosce il concorso di colpa della vittima. La famiglia del 33enne Francesco Convertini: “Un dolore che nessuna pena potrà cancellare”

Poliziotto investe e uccide un ciclista a Torino: condannato a 1 anno e 4 mesi per omicidio stradale

Poliziotto investe e uccide un ciclista a Torino: condannato a 1 anno e 4 mesi per omicidio stradale (archivio)

Un anno e quattro mesi di reclusione, con la sospensione della patente per due anni. È questa la condanna inflitta dal Tribunale di Torino a un agente di polizia accusato di omicidio stradale per la morte di Francesco Angelo Convertini, 33 anni, travolto il 22 giugno 2022 da una volante della Polizia in corso Regina Margherita, nei pressi del rondò Rivella.

La sentenza, pronunciata dal giudice Agostino Pasquariello, chiude il processo di primo grado riconoscendo un concorso di colpa del ciclista, pur confermando la responsabilità penale del conducente. Il pubblico ministero Marco Sanini aveva chiesto un anno e sei mesi di carcere, mentre la difesa — rappresentata dall’avvocato Davide Cangemi — aveva domandato l’assoluzione piena.

Quel pomeriggio di giugno, Convertini — designer originario di Locorotondo (Bari) — stava percorrendo la pista ciclopedonale quando fu colpito dalla Volante, che stava trasportando un uomo fermato per accertamenti. L’urto fu violentissimo: il 33enne morì sul colpo, scaraventato a diversi metri di distanza.

Secondo la ricostruzione della Procura, il mezzo di servizio avrebbe superato l’incrocio a velocità elevata, in un tratto dove la visibilità è ridotta e la presenza di ciclisti frequente. La difesa ha invece sostenuto che l’impatto fu inevitabile e che la condotta dell’agente «non era né imprudente né sconsiderata».

La madre e i parenti di Francesco Convertini hanno seguito tutto il processo, assistiti dall’avvocata Natasha Taormina, ribadendo la volontà di ottenere giustizia e verità. Dopo la lettura della sentenza, la famiglia ha preferito non rilasciare dichiarazioni pubbliche, ma dai loro legali trapela delusione per la pena ritenuta troppo lieve, sebbene venga riconosciuto il valore del giudizio di colpevolezza.

L’accusa di omicidio stradale, introdotta nel 2016 per punire con maggiore severità i comportamenti imprudenti alla guida, ha previsto in questo caso una condanna contenuta grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche e alla valutazione di concorso di colpa della vittima.

Il pubblico ministero Sanini, nella sua requisitoria dello scorso luglio, aveva sottolineato che la pena proposta «tiene conto di tutte le circostanze, delle attenuanti e del risarcimento del danno già corrisposto».

La vicenda di Francesco Convertini aveva suscitato forte emozione a Torino, dove amici e colleghi avevano organizzato un sit-in davanti al tribunale per chiedere una giustizia piena e ricordare la vittima. “Francesco amava la sua bici e la libertà che gli dava — raccontavano i compagni di lavoro —. Non meritava di morire così, in una strada dove avrebbe dovuto essere protetto”.

L’incidente riapre anche il tema della sicurezza stradale nelle aree urbane, soprattutto per chi si muove in bicicletta o a piedi. Corso Regina Margherita, già teatro in passato di altri incidenti gravi, è considerato un tratto critico per la scarsa separazione tra traffico veicolare e percorso ciclopedonale.

Ora si attende di conoscere se la difesa del poliziotto presenterà appello. La sentenza di primo grado, intanto, rappresenta un punto fermo in una vicenda dolorosa che ha segnato due famiglie e lasciato aperti molti interrogativi sul rapporto tra responsabilità individuale e funzione pubblica.

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