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Cronaca

Gli ex suoceri gli rendono la vita impossibile: coppia di 70enni a processo per stalking

A Castellamonte, due anziani accusati di pedinamenti, minacce e molestie continui contro l’ex genero e la sua nuova compagna

Gli ex suoceri gli rendono la vita impossibile: coppia di 70enni a processo per stalking

Una storia di rancori familiari che si trasforma in persecuzione. È quella finita sul banco del Tribunale di Ivrea, dove una coppia di settantenni di Castellamonte, Grazia Maria Letizia Banfi e Antonio Marinelli, è a processo per stalking ai danni dell’ex genero, Leonardo Orefice, e della sua nuova moglie, Simona Simondi. Un caso che, nei dettagli emersi in aula, racconta una spirale di controlli ossessivi, pedinamenti, offese e umiliazioni — fino a rendere la vita delle vittime “impossibile”, come ha denunciato la coppia.

Gli imputati, difesi dall’avvocata Marina Spandre, devono rispondere di atti persecutori in concorso. Le persone offese, assistite dal legale Mattia Fiò, hanno descritto un clima di paura e di continue intrusioni nella loro quotidianità, sfociato infine nella denuncia e nella querela presentata nel marzo 2023.

Tutto comincia alla fine del 2022. Orefice e Simondi, insieme da più di un anno, convivono da poco nella frazione Argentera di Rivarolo Canavese. Lei lavora come parrucchiera in via Romana a Castellamonte, dove gestisce il salone in società con un’amica. Il 28 dicembre 2022, racconta la donna, decide di fare un regalo al marito: due biglietti per un breve viaggio a Napoli. Un gesto semplice che, secondo l’accusa, avrebbe scatenato la furia dei suoceri.

«Grazia mi insultò al telefono — ha raccontato Simona in aula — dicendo che ero una poco di buono e che avrebbe fatto di tutto per distruggerci». Quel viaggio, in realtà, fu solo il pretesto. Da quel momento la situazione precipita: telefonate, insulti, mail minacciose, appostamenti sotto casa e davanti al negozio.

Il racconto della vittima è preciso, scandito da date e orari. «La prima volta li ho visti il 5 marzo 2023, di domenica mattina — ha riferito Simona Simondi —. Lui guidava, lei mi fotografava dall’auto. Quattro giorni dopo, alle 7.20 del mattino, la signora Banfi era di nuovo sotto casa: mi puntava il cellulare addosso e scattava foto».

Gli episodi, confermati anche dal marito e da alcuni riscontri, si ripetono per settimane. Gli anziani coniugi compaiono davanti al salone di parrucchiera, nel parcheggio del supermercato, persino a Viverone, dove la coppia si era recata per una passeggiata. «Non so come ci abbiano trovati — ha detto Orefice —, ma erano lì, come se ci avessero seguito».

Un comportamento ossessivo, accompagnato da offese pubbliche, minacce dirette e atti vandalici. «A mio padre, che ha 82 anni, dissero che ero una rovinafamiglie», ha aggiunto Simona. «Poi trovammo la gomma della sua auto tagliata».

L'avvocato Mattia Fiò

Dalle testimonianze è emersa la figura di una madre invadente e dominatrice, incapace di accettare la fine del matrimonio della figlia e il nuovo equilibrio familiare dell’ex genero. Orefice, nel suo racconto, ha ripercorso anni di tensioni: «Con la mia ex moglie è finita nel 2013, formalmente nel 2018. Ho sempre cercato di mantenere i rapporti con i miei figli, ma la madre e i nonni hanno reso tutto impossibile».

Secondo l’uomo, la signora Banfi avrebbe reagito in modo violento ogni volta che lui tentava di rifarsi una vita. «Già con la mia precedente compagna era successo lo stesso — ha dichiarato —: la seguivano, la filmavano, la insultavano. Con Simona è stato ancora peggio. Mi diceva che me l’avrebbe fatta pagare in tutte le maniere possibili e immaginabili».

La paura, hanno raccontato i coniugi Orefice, li ha costretti a stravolgere ogni abitudine. Hanno smesso di frequentare i supermercati di Castellamonte, evitato i locali, cambiato persino le strade per andare al lavoro. «Temevamo potessero farci del male — ha detto Simona —, con tutto quello che si sente, ogni volta che li vedevo provavo terrore».

Le molestie si sarebbero spinte anche sul piano social e relazionale: richieste di amicizia sospette, tentativi di contattare amici e conoscenti su LinkedIn, voci malevole diffuse ai vicini di casa e nel quartiere.

Gli imputati respingono le accuse. La difesa di Grazia Banfi e Antonio Marinelli sostiene che non si sia trattato di stalking ma di incomprensioni familiari, sfociate in scontri verbali isolati. La coppia, tuttavia, dovrà rispondere di una serie di episodi documentati anche da foto e testimonianze dirette.

La pubblica accusa, rappresentata in aula dal Pubblico Ministero di Ivrea, ha sottolineato la “gravità sistematica dei comportamenti”, che hanno generato un fondato stato d’ansia nelle vittime, costrette a modificare radicalmente la propria vita quotidiana.

Il processo proseguirà nelle prossime udienze con l’audizione dei testimoni e l’esame degli imputati. In caso di condanna, per i due settantenni si profilano pene fino a cinque anni di reclusione.

Una vicenda che mostra, ancora una volta, come la persecuzione non conosca età né pretesti, e come anche rancori familiari possano degenerare in veri e propri incubi giudiziari.

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