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Cronaca
22 Ottobre 2025 - 11:27
L’agricoltore "maiale" che insozza la natura: rifiuti rubati e scaricati nei boschi
C’è chi lavora la terra per proteggerla e chi, invece, la usa come discarica. Un agricoltore di 62 anni, residente nel Biellese, è stato denunciato dai carabinieri forestali di Sordevolo e dai militari di Mongrando per abbandono di rifiuti speciali e furto aggravato ai danni di supermercati locali. Un comportamento che non ha nulla a che vedere con la necessità o la povertà, ma con l’incoscienza e la mancanza di rispetto verso il territorio. L’uomo rubava scarti alimentari dai cassonetti dei supermercati e li scaricava nei boschi della Riserva naturale “Spina Verde” di Mongrando, una zona tutelata, simbolo di biodiversità e bellezza, che si è trasformata in un deposito di rifiuti maleodoranti.
Le indagini sono partite a fine agosto, dopo che i carabinieri avevano scoperto cumuli di cibo scaduto – pane, latticini e frutta marcia – disseminati nella riserva. Le etichette sui prodotti, unite alle immagini delle telecamere di sorveglianza dei supermercati e alle fototrappole installate nel bosco, hanno svelato il colpevole: l’agricoltore veniva ripreso mentre prelevava i rifiuti dall’area di carico e scarico e li trasportava con trattore e rimorchio di sua proprietà fino alla zona verde, dove li abbandonava. Non solo un gesto di degrado, ma un atto di vera e propria violenza ambientale.
Le conseguenze sono state immediate. Oltre alla denuncia penale, i carabinieri hanno ritirato la patente all’uomo, come previsto dal Codice della Strada per chi utilizza un mezzo agricolo in attività illecite, e hanno disposto il sequestro del trattore e del rimorchio per impedire la reiterazione del reato. Un provvedimento doveroso, ma che apre una riflessione più ampia: fino a quando considereremo l’ambiente come un ricettacolo di sporcizia, un luogo dove disfarsi dei propri scarti senza pensarci due volte?
In un territorio come il Biellese, dove la natura è una risorsa preziosa e fragile, comportamenti del genere rappresentano una offesa alla collettività. Perché chi abbandona rifiuti non danneggia solo un bosco: compromette un equilibrio, mette a rischio la fauna, altera i corsi d’acqua, contamina il suolo. E lo fa con una leggerezza disarmante, come se tutto fosse reversibile, come se bastasse un soffio di vento per cancellare i segni del proprio passaggio.
Dal punto di vista giuridico, il gesto ha risvolti pesanti. L’abbandono di rifiuti è punito dall’articolo 255 del Decreto Legislativo 152/2006 (Codice dell’Ambiente), che prevede sanzioni fino a 26.000 euro e la reclusione da tre mesi a un anno nei casi più gravi o reiterati. Se i rifiuti abbandonati sono classificati come “speciali”, cioè potenzialmente dannosi per l’ambiente o per la salute pubblica, la pena può aumentare. Inoltre, la confisca dei mezzi usati per commettere il reato è automatica, proprio per evitare che chi inquina possa tornare a farlo.
Eppure, la repressione da sola non basta. Serve una presa di coscienza collettiva, una cultura del rispetto che vada oltre la paura della multa. Perché non si tratta solo di legalità, ma di civiltà. L’agricoltore di Mongrando, con il suo gesto, non ha solo sporcato un bosco: ha tradito la logica stessa del suo mestiere, quello che dovrebbe custodire la terra, non distruggerla.
Non ci sono scuse. Chi abbandona rifiuti non è un furbo, ma un irresponsabile. E ogni volta che un atto simile viene scoperto, non bisognerebbe limitarsi a indignarsi per un giorno. Bisognerebbe chiedersi quante volte la stessa scena si ripete in silenzio, lontano dagli occhi delle telecamere, con l’unica certezza che a pagare il prezzo – in termini di salute, bellezza e futuro – sarà sempre la collettività.
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