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Cronaca
22 Ottobre 2025 - 11:01
Duro colpo al narcotraffico: scoperti 51 chili di haschish sepolti sotto una quercia
Un bidone interrato sotto una quercia secolare, in una campagna isolata di Bari Sardo, nascondeva un tesoro illecito: 51 chili di hashish, confezionati in un centinaio di panetti e protetti da strati di plastica per resistere all’umidità. Il valore sul mercato, secondo la stima dei carabinieri della Compagnia di Carbonia, supera i 220 mila euro. Un sequestro imponente, ma soprattutto un tassello che si inserisce nel mosaico dell’operazione “Termine”, la maxi inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari che all’inizio di ottobre aveva già inferto un colpo durissimo al narcotraffico sardo con 71 provvedimenti cautelari.
Il collegamento tra i due episodi non è casuale. Gli investigatori, coordinati dai magistrati della Dda, hanno tracciato un filo che lega il deposito sotterraneo a una delle cellule criminali smantellate il 6 ottobre, in un’operazione che aveva coinvolto mezza Italia. Allora, 50 persone erano finite in carcere, 9 agli arresti domiciliari, e per altre erano stati disposti obblighi e divieti di dimora. Decine di perquisizioni avevano interessato non solo la Sardegna ma anche Roma, Pisa, Biella, Vicenza e Macerata, a testimonianza di una rete estesa e strutturata.
Secondo le ricostruzioni, la droga scoperta nel terreno di Bari Sardo rappresenterebbe una “riserva” del gruppo criminale, un magazzino nascosto in attesa di nuova distribuzione sul mercato regionale e peninsulare. Gli investigatori parlano di un sistema ben organizzato, con ruoli definiti e contatti diretti con ambienti della criminalità albanese radicati tra Toscana e Veneto, zone chiave per lo smercio di stupefacenti provenienti dall’estero.
Le due associazioni per delinquere individuate nel corso dell’inchiesta “Termine” operavano in parallelo ma con metodi simili: approvvigionamento in grandi quantitativi, stoccaggio in luoghi difficilmente accessibili, distribuzione attraverso una rete capillare di pusher e intermediari. Il sequestro nel Nuorese conferma l’ipotesi che il traffico di droga avesse ramificazioni logistiche sull’intera isola, con nascondigli rurali scelti per la loro difficoltà di individuazione e la possibilità di muoversi lontano dai centri abitati.
Il ritrovamento dei 51 chili di hashish è avvenuto grazie a un’attività di monitoraggio mirato, avviata dopo l’analisi dei dati raccolti durante le perquisizioni di ottobre. I carabinieri hanno seguito le tracce di movimenti sospetti nella zona, individuando un’area isolata sorvegliata da telecamere camuffate nella vegetazione. Dopo giorni di appostamenti, il blitz ha permesso di scoprire il bidone interrato: un contenitore metallico ermetico, nascosto a circa un metro di profondità sotto le radici di una grande quercia, probabilmente scelto per mimetizzarsi nel paesaggio e sfuggire ai controlli aerei.
Gli investigatori ritengono che il sequestro possa aprire nuovi scenari sulle rotte del narcotraffico tra la Sardegna e il resto d’Europa. La presenza di contatti con organizzazioni albanesi lascia intendere un canale stabile di approvvigionamento, verosimilmente via mare, con sbarchi in porti secondari o attraverso trasporti commerciali legali usati come copertura. Gli inquirenti, intanto, stanno lavorando per risalire ai responsabili diretti della custodia del deposito e al circuito economico di riciclaggio collegato ai proventi della droga.
L’operazione “Termine”, avviata mesi fa, aveva già mostrato la profondità del radicamento mafioso in alcune aree della Sardegna, dove le organizzazioni locali agiscono con la stessa logica dei cartelli continentali: uso della violenza, connivenze e infiltrazioni nel tessuto economico. Il nuovo sequestro di Bari Sardo rafforza l’idea che la lotta al narcotraffico nell’isola resti una priorità assoluta per la Dda di Cagliari e per i reparti dell’Arma impegnati sul territorio.
Le indagini proseguono, con un’attenzione crescente verso le campagne e le zone interne, spesso usate come basi operative per attività criminali lontane dagli occhi delle forze dell’ordine. Un segnale che, nonostante i colpi inferti, il business della droga continua ad adattarsi e a cercare nuovi nascondigli.
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