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Cronaca
22 Ottobre 2025 - 09:57
Travolto e ucciso dal treno a Trecate: scoperta l'identità del 18enne
L’incidente è avvenuto nel tardo pomeriggio di lunedì 20 ottobre: i tre giovani stavano attraversando i binari. La Polizia Ferroviaria indaga sulla dinamica, mentre migliorano le condizioni dei feriti ricoverati a Novara
Un nome, un volto, una vita spezzata sui binari. Si chiamava Taha Ammar Tamer Abdelmoneim Abdelaziz, aveva 18 anni, era di origine egiziana e da qualche tempo viveva a Trecate, nel Novarese. Lunedì 20 ottobre, nel tardo pomeriggio, è stato investito e ucciso da un treno alla stazione ferroviaria della città. Con lui c’erano altri due coetanei, rimasti feriti. Uno di loro versa ancora in condizioni serie ma non è in pericolo di vita.
La notizia della sua morte ha scosso la comunità locale, aprendo una ferita profonda e riaccendendo i riflettori sulla sicurezza nelle stazioni ferroviarie, troppo spesso teatro di incidenti tragici che coinvolgono giovani e pendolari.
La prima segnalazione è arrivata poco dopo le 18.30 di lunedì, quando il macchinista di un treno in transito sulla linea Torino-Milano ha lanciato l’allarme: tre persone erano state travolte nei pressi dei binari. L’impatto è stato violentissimo, e per Taha non c’è stato nulla da fare. È morto sul colpo. Gli altri due ragazzi sono stati soccorsi dal 118 e trasportati d’urgenza all’ospedale Maggiore di Novara.
Uno di loro, colpito con maggiore forza, è stato sedato per consentire le cure immediate, mentre il secondo ha riportato ferite più lievi ma resta sotto osservazione. Non appena le condizioni cliniche lo permetteranno, entrambi verranno ascoltati dagli inquirenti per chiarire la dinamica dell’incidente.
Sul posto sono intervenuti la Polizia Ferroviaria, la Squadra Mobile di Novara, i Vigili del fuoco e i tecnici di Rete Ferroviaria Italiana, che hanno interrotto la circolazione per diverse ore, consentendo i rilievi e il recupero del corpo. L’incidente ha causato ritardi e cancellazioni lungo l’intera tratta, con decine di passeggeri rimasti bloccati nei convogli.
La ricostruzione dei fatti, al momento ancora parziale, punta verso una tragica imprudenza. Secondo le prime ipotesi, i tre giovani avrebbero cercato di attraversare i binari per raggiungere un altro treno diretto a Milano, forse convinti di poterlo fare in tempo. È in quell’istante che un convoglio in transito li avrebbe colpiti in pieno. Il macchinista non ha potuto far nulla per evitarli.
Le testimonianze raccolte descrivono scene drammatiche: alcuni presenti sulla banchina avrebbero visto i tre ragazzi correre verso i binari, forse senza rendersi conto della distanza e della velocità del treno in arrivo. Una scelta fatale, che in pochi secondi ha trasformato un gesto impulsivo in tragedia.
I tre ragazzi, secondo le autorità, erano di origine straniera e sprovvisti di documenti al momento dell’incidente. I loro effetti personali erano stati dispersi nell’impatto. Per identificare la vittima, la Polizia Scientifica ha dovuto ricorrere al rilievo delle impronte digitali, confrontandole con le banche dati nazionali. È stato così possibile dare un nome al giovane: Taha Ammar Tamer Abdelmoneim Abdelaziz, residente ufficialmente a Milano ma ospitato da amici a Trecate.
L’identificazione ha permesso di informare i familiari, che vivono in Egitto. Una comunicazione dolorosa, arrivata dall’altra parte del Mediterraneo, che restituisce umanità a un volto finora anonimo.
La Procura di Novara ha aperto un fascicolo conoscitivo per accertare le circostanze dell’incidente. Le indagini, coordinate dalla polizia ferroviaria, dovranno stabilire con precisione se si sia trattato di un attraversamento incauto o di un errore di valutazione, e se l’area fosse correttamente segnalata e protetta. RFI, intanto, ha garantito piena collaborazione alle autorità e ha annunciato una verifica straordinaria delle condizioni di sicurezza nella stazione di Trecate.
Sullo sfondo resta un interrogativo: come può un ragazzo di 18 anni perdere la vita in un luogo che dovrebbe essere sicuro e controllato? La risposta, ancora una volta, non è univoca. Le stazioni di provincia, spesso non presidiate nelle ore di punta, diventano punti critici della rete ferroviaria nazionale, dove il passaggio ravvicinato dei convogli e la mancanza di barriere fisiche moltiplicano i rischi.
Ma oltre ai numeri e alle procedure, c’è la storia personale di Taha, un ragazzo che cercava un futuro in Italia. Il suo nome, lungo e complesso, racconta le radici di un mondo lontano: una famiglia egiziana, una vita iniziata altrove e trasferitasi tra Milano e il Novarese in cerca di opportunità. Come tanti coetanei, Taha si muoveva tra lavori saltuari, amicizie, speranze e una quotidianità condivisa con altri giovani della diaspora nordafricana.
Non aveva precedenti, né segnalazioni. Era un ragazzo come tanti, con l’energia e la fragilità dei suoi 18 anni. A Trecate viveva da poco, ospite di conoscenti, in attesa di rimettere in ordine i propri documenti e trovare stabilità.
Ora la sua morte diventa un simbolo amaro di disattenzione e destino, di giovinezza interrotta e di promesse non mantenute.
Intanto, i due feriti restano ricoverati al Maggiore di Novara. Le loro condizioni, secondo fonti mediche, stanno migliorando. È una notizia che offre un minimo di conforto a una vicenda che lascia dietro di sé dolore e domande. I medici contano di poterli ascoltare nei prossimi giorni: dalle loro parole potrebbero arrivare i dettagli decisivi per ricostruire la sequenza dei fatti.
La comunità di Trecate, intanto, si stringe attorno al dramma. La stazione ferroviaria, luogo quotidiano di passaggi anonimi, è diventata per qualche ora uno spazio di silenzio e di lutto. I passeggeri che martedì mattina hanno ripreso la routine del pendolarismo raccontano di un’atmosfera sospesa, di fiori lasciati vicino ai binari, di una consapevolezza nuova: quella di quanto fragile possa essere una vita, e di quanto sottile il confine tra imprudenza e fatalità.
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