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Cronaca
21 Ottobre 2025 - 09:12
‘Ndrangheta, confiscati beni per due milioni di euro a un pregiudicato astigiano (immagine di repertorio)
Un nuovo colpo al patrimonio della ‘ndrangheta in Piemonte. La Direzione Investigativa Antimafia, in collaborazione con i Carabinieri del comando provinciale di Asti, ha eseguito un decreto di confisca di prevenzione nei confronti del nucleo familiare di un pregiudicato astigiano, già condannato in passato per usura, estorsione e tentato omicidio e ritenuto vicino a esponenti della criminalità organizzata calabrese attiva nella regione.
Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Torino su proposta del direttore della Dia, riguarda 15 immobili, due compendi aziendali, partecipazioni societarie e diversi rapporti finanziari, per un valore complessivo di circa due milioni di euro. I beni confiscati, secondo gli investigatori, risultano sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati e sono stati ritenuti di origine illecita o comunque collegati ad attività criminali.
L’operazione si inserisce nel quadro delle attività coordinate tra la Direzione Distrettuale Antimafia di Torino, la Dia e i Carabinieri, con l’obiettivo di agire sul fronte economico dei sodalizi mafiosi, colpendo il potere patrimoniale che sostiene le attività illegali sul territorio. Gli accertamenti patrimoniali, durati diversi mesi, hanno permesso di ricostruire una rete di investimenti e proprietà intestate a familiari e prestanome, finalizzata — secondo gli inquirenti — a proteggere il patrimonio accumulato nel tempo attraverso attività criminali.
Il pregiudicato, attualmente detenuto per condanne definitive, è stato anche sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di dimora nel Comune di Asti per cinque anni, che sarà applicata al termine della pena in corso. Si tratta di una misura personale che, come spiegano fonti investigative, mira a limitare la libertà di movimento di soggetti considerati socialmente pericolosi, anche una volta scontata la pena.
Secondo la Dia, il valore economico del patrimonio sottratto «non è solo simbolico», ma rappresenta un colpo significativo ai circuiti finanziari locali riconducibili alle infiltrazioni ‘ndranghetiste nel Nord Italia. Gli investigatori ritengono che l’uomo avesse mantenuto nel tempo contatti diretti con esponenti di famiglie calabresi insediate in Torino e provincia, già coinvolte in precedenti operazioni contro il traffico di droga, l’usura e il riciclaggio.
La confisca rappresenta l’ultimo atto di un lungo percorso giudiziario iniziato con indagini patrimoniali e bancarie che hanno evidenziato flussi di denaro anomali, transazioni simulate e investimenti immobiliari sproporzionati. Gli investigatori hanno rintracciato acquisti di terreni e appartamenti in diverse località del Piemonte, alcuni dei quali formalmente intestati a parenti ma riconducibili al pregiudicato attraverso prove documentali e analisi dei flussi finanziari.
L’operazione rientra in una strategia più ampia di aggressione ai patrimoni mafiosi, perseguita dalla Dia e dalle forze dell’ordine come strumento di contrasto effettivo alle organizzazioni criminali radicate nel Nord. In Piemonte, negli ultimi anni, diverse misure di prevenzione patrimoniale hanno permesso di intercettare capitali illeciti per decine di milioni di euro, frutto di attività estorsive, traffici di stupefacenti e riciclaggio.
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