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La “banda delle casseforti” colpisce ancora: a Torino forziere scassinato con bottino da 30 mila euro

Appartamento svaligiato vicino a Porta Palazzo: spariti Rolex e gioielli. Indagini su una serie di colpi estivi.

La “banda delle casseforti”

La “banda delle casseforti” colpisce ancora: a Torino forziere scassinato con bottino da 30 mila euro

A Torino torna a colpire quella che gli investigatori chiamano la “banda delle casseforti”, un gruppo — o forse più di uno — che da mesi mette a segno furti mirati in abitazioni e negozi, scegliendo obiettivi di valore e tempi perfetti per agire senza lasciare tracce.

L’ultimo episodio è avvenuto tra lunedì e martedì in una palazzina non lontana da Porta Palazzo. I ladri avrebbero studiato per giorni la casa di un 33enne, aspettando che fosse vuota. Una volta entrati, senza forzare visibilmente la porta, hanno scassinato il forziere e portato via gioielli in oro e un Rolex, per un valore stimato di circa 30 mila euro. La fuga è stata pulita, senza allarmi né segnalazioni. Il furto è stato scoperto solo la mattina successiva.

Sul posto sono intervenuti gli agenti della Polizia Scientifica e gli investigatori della Questura di Torino. L’attenzione è ora rivolta alle telecamere di sorveglianza installate nell’area, pubbliche e private, che potrebbero aver registrato movimenti sospetti. Tuttavia, la professionalità dimostrata nei colpi precedenti lascia pensare a criminali esperti, capaci di muoversi evitando ogni inquadratura utile.

Dall’inizio dell’estate la città ha registrato una serie di furti-fotocopia: casseforti smurate o aperte con strumenti da professionisti, refurtive di orologi di lusso e contanti, fughe senza testimoni. Dalle abitazioni del centro ai negozi della cintura, la lista è lunga: dal colpo al Burger King di via Pietro Micca (32 mila euro rubati) a quello in via Garibaldi, dove sparirono gioielli e Rolex per 45 mila euro, fino al furto spettacolare al centro commerciale Le Gru, dove i ladri si calarono dal soffitto per raggiungere la stanza blindata di un negozio di articoli sportivi.

Gli inquirenti non escludono la presenza di più bande specializzate, capaci di replicare modalità simili ma con tecniche e mezzi differenti. Alcuni colpi, infatti, mostrano una pianificazione silenziosa e discreta; altri, come quello di Grugliasco, un’audacia quasi cinematografica.

Le indagini puntano a ricostruire connessioni e ricettazioni: i gioielli e gli orologi di pregio rubati finiscono spesso in circuiti paralleli di vendita o smontaggio, difficili da tracciare. Ma proprio la serialità dei colpi e la loro precisione potrebbero offrire agli investigatori gli indizi decisivi per risalire ai responsabili.

Intanto, i cittadini si interrogano sulla sicurezza domestica. In molti casi, spiegano gli inquirenti, le casseforti non sono fissate a muro o sono collocate in luoghi facilmente accessibili. Aumentare i sistemi d’allarme e diversificare i punti di custodia può rendere più difficile il lavoro dei ladri.

Una certezza, però, è già emersa: a Torino la “banda delle casseforti” non si è fermata. E ogni nuovo colpo aggiunge pressione su una caccia che si gioca tra telecamere, indagini tecniche e l’abilità di chi, nel silenzio della notte, svuota forzieri e scompare nel nulla.

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