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Cronaca
21 Ottobre 2025 - 22:36
Polizia Penitenziaria (foto di repertorio)
Tensione altissima nella casa di reclusione di Saluzzo, in provincia di Cuneo, dove la sera del 18 ottobre si sono verificati nuovi episodi di violenza nella sezione di alta sicurezza. Secondo quanto riferito dall’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), due detenuti — entrambi già noti per precedenti comportamenti aggressivi — hanno dato vita a momenti di forte tensione, costringendo il personale di sorveglianza a un difficile intervento per ristabilire l’ordine.
Il primo episodio ha avuto come protagonista un detenuto di origine campana, condannato all’ergastolo, che avrebbe perso il controllo mentre attendeva di accedere alle docce. L’uomo, secondo la ricostruzione del sindacato, avrebbe minacciato un agente, dichiarando di volerlo “fare a pezzi”. Poi si sarebbe cosparso di sapone, sostenendo di voler fare la doccia direttamente nel corridoio della sezione, incurante dei richiami e dell’ordine di fermarsi.
Non era la prima volta che il detenuto si rendeva protagonista di condotte violente. Nei giorni precedenti, dopo il ritrovamento di un telefono cellulare nella sua disponibilità, avrebbe spintonato la vicecomandante e il personale intervenuto, insultando anche il direttore dell’istituto durante un consiglio di disciplina. Episodi che, secondo l’Osapp, segnalano un clima sempre più ingestibile tra le mura del penitenziario.
Poco dopo il primo episodio, un secondo detenuto, di origine pugliese, già sanzionato in passato per possesso illecito di telefoni cellulari, avrebbe minacciato di uccidere un vice sovrintendente. Nelle sue parole, riferite dal personale in servizio, avrebbe addirittura citato l’uso di una “mitraglietta” per vendicarsi dei sequestri subiti.
Solo il pronto intervento degli agenti di polizia penitenziaria ha evitato che la situazione degenerasse. I due detenuti sono stati isolati e la sezione è tornata alla calma dopo minuti di grande tensione.
Durissima la reazione dell’Osapp, che denuncia l’ennesimo episodio di violenza contro il personale penitenziario. Il segretario generale, Leo Beneduci, parla di “gestione allo sbando” e di uno Stato “che abbandona chi è chiamato a garantire la sicurezza degli istituti”.
«Ci troviamo di fronte a una gestione penitenziaria allo sbando, con personale lasciato solo e istituzioni completamente assenti» dichiara Beneduci. «Nel carcere di Saluzzo, come in tanti altri istituti d’Italia, ogni giorno la polizia penitenziaria fronteggia situazioni di violenza estrema senza strumenti, senza uomini e senza tutela. Questo non è più tollerabile: lo Stato deve garantire sicurezza a chi la sicurezza la garantisce per mestiere».
Leo Beneduci
Il sindacalista sottolinea che gli episodi di Saluzzo non sono isolati, ma rappresentano «l’ennesimo campanello d’allarme di una situazione ormai insostenibile». «La polizia penitenziaria — aggiunge — è lasciata sola, senza organico adeguato e senza il supporto dei vertici regionali. Ogni turno si trasforma in una prova di resistenza, mentre le carceri diventano sempre più esplosive».
La casa di reclusione di Saluzzo, uno degli istituti più complessi del Piemonte, ospita detenuti sottoposti a regime di alta sicurezza, tra cui ergastolani e soggetti appartenenti alla criminalità organizzata. Proprio per questo, il personale lamenta da tempo carenze di organico e assenza di strumenti adeguati per gestire situazioni di emergenza.
Negli ultimi mesi, il carcere è stato teatro di ripetuti episodi di tensione, con minacce, aggressioni verbali e fisiche ai danni del personale. Una situazione che rispecchia un fenomeno più ampio: secondo i dati del sindacato, nel 2024 sono stati oltre 1.200 gli episodi di violenza contro agenti penitenziari in tutta Italia, con un incremento di circa il 15% rispetto all’anno precedente.
Dietro i numeri, un sistema in sofferenza cronica: celle sovraffollate, strutture logore, assenza di presidi psicologici e riduzione del personale di servizio. Un contesto in cui anche il minimo episodio può trasformarsi in scintilla.
L’Osapp, da tempo, chiede un intervento immediato del Ministero della Giustizia e della Regione Piemonte per affrontare la crisi penitenziaria, ma le risposte tardano ad arrivare. «Siamo stanchi dei silenzi — afferma Beneduci —. Le promesse non bastano più: servono assunzioni, formazione e tutela giuridica effettiva per chi ogni giorno lavora in condizioni estreme».
Nel frattempo, al carcere di Saluzzo la situazione resta tesa, con il personale costretto a lavorare sotto pressione e a garantire sicurezza in un clima di costante rischio. Gli agenti coinvolti negli episodi di sabato sono rientrati in servizio, ma la paura resta.
A pochi giorni dall’ennesima notte di violenza, la domanda torna inevitabile: quanto può reggere ancora un sistema penitenziario ridotto all’osso?
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