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Esteri
20 Ottobre 2025 - 23:28
Sarkozy
Un pomeriggio d’autunno che entrerà dritto nei libri di storia. Non per una grande riforma, né per un discorso alla nazione, ma perché Emmanuel Macron ha deciso di ricevere all’Eliseo un ospite d’eccezione: Nicolas Sarkozy, l’ex presidente che a giorni cambierà indirizzo, passando dal palazzo presidenziale al penitenziario di La Santé. Un incontro “istituzionale”, come dicono i comunicati, ma anche un po’ umano: tra vecchi colleghi di potere che si salutano prima che uno dei due vada… a scontare una condanna.
Dal 21 ottobre 2025, infatti, Sarkozy – già inquilino dell’Eliseo dal 2007 al 2012 – comincerà a scontare cinque anni di reclusione, due dei quali dietro le sbarre vere, non quelle simboliche delle “restrizioni domiciliari”. Colpa di quei cinquanta milioni di euro gentilmente concessi dal compianto colonnello Muammar Gheddafi per la campagna elettorale del 2007. Un crowdfunding internazionale ante litteram, diciamo, ma con modalità leggermente discutibili.
La Corte penale di Parigi, che non sembra essersi lasciata incantare dal fascino dell’ex presidente, lo ha riconosciuto colpevole di associazione a delinquere, precisando che avrebbe autorizzato i suoi fedelissimi a chiedere “un aiutino” ai funzionari libici. E mentre Sarkozy evita le accuse più pesanti come corruzione e appropriazione indebita, deve comunque sborsare 100.000 euro di multa. Lui, ovviamente, grida al complotto: “Uno scandalo, un’ingiustizia, mi batterò fino all’ultimo”. Ci manca solo la musica di sottofondo e sembra già la scena finale di un film francese drammatico, ma con toni da commedia.
L’incontro con Macron, confermato da AFP e Le Figaro, si è svolto a porte chiuse. Discrezione massima, forse per non far trapelare se si sono salutati con un “à bientôt” o con un più diplomatico “bonne chance”. L’Eliseo, comunque, ha preferito non aggiungere dettagli, anche se la situazione è più eloquente di qualsiasi comunicato: un presidente in carica che stringe la mano al suo predecessore, prossimo a diventare pensionato di Stato con vitto e alloggio a spese pubbliche.
La prigione di La Santé, che in passato ha ospitato politici, intellettuali e criminali d’alto bordo, si prepara dunque ad accogliere Sarkozy, inaugurando una nuova pagina della democrazia francese. D’altra parte, pochi Paesi possono vantarsi di un ex presidente che entra in carcere “per fatti legati alla sua campagna elettorale”. Un’eccellenza tutta transalpina, che dimostra come in Francia la giustizia, almeno a volte, non conosce santi né Sarkozy.
Il processo ha spalancato le finestre su un sistema di finanziamenti opachi, bustarelle e favori internazionali che ricordano i peggiori romanzi di spionaggio. Ex funzionari libici, intercettazioni, valigette di contanti: manca solo la colonna sonora di Ennio Morricone. E pensare che tutto era partito da una semplice domanda: “Come si finanzia una campagna da cinquanta milioni?”.
Per Sarkozy, però, non è la prima condanna. Tra domiciliari, processi pendenti e un’agenda giudiziaria più fitta di quella di un ministro in campagna elettorale, ormai si può dire che il suo vero partito è diventato quello della giustizia. Ma mai, fino a oggi, aveva varcato davvero le soglie di un carcere. Stavolta sì: niente privilegi, niente “appelli sospensivi”.
Il caso, inevitabilmente, scuote la politica francese. Mette in discussione quell’idea tutta borghese che “in alto non pagano mai”. E costringe Macron a fare il funambolo tra istituzionalità e imbarazzo, tra il dovere di mantenere il decoro e la consapevolezza che il suo predecessore finirà dietro le sbarre mentre lui ancora siede dietro la scrivania più prestigiosa di Francia.
La morale? In Francia, la giustizia non guarda in faccia nessuno, neppure chi ha dormito all’Eliseo. E se il 17 ottobre 2025 resterà negli annali, sarà per la stretta di mano più surreale della Quinta Repubblica: quella tra un presidente in carica e un ex presidente in partenza… per la prigione.
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