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Cronaca

Rapina in autogrill: condannati quattro ultrà della Juventus per l’aggressione a un dipendente sull’A4

I fatti risalgono all’agosto 2023: il gruppo, diretto a Udine per una trasferta, aveva sottratto generi alimentari e picchiato un commesso. Le pene vanno da due anni e dieci mesi a due mesi di reclusione

Rapina in autogrill

Rapina in autogrill: condannati quattro ultrà della Juventus per l’aggressione a un dipendente sull’A4

È arrivata la sentenza per i quattro ultrà della Juventus coinvolti nella rapina all’autogrill Monte Alto Sud, lungo l’autostrada A4, avvenuta nell’agosto del 2023. Il Gup del tribunale di Brescia li ha condannati a pene comprese tra due anni e dieci mesi e due mesi di reclusione, riconoscendo la responsabilità per rapina e furto.

Secondo la ricostruzione della Procura di Brescia, il gruppo di tifosi — diretto a Udine per la prima partita di campionato — si era fermato presso l’area di servizio per una sosta. Una sosta che però si era trasformata in un episodio di violenza e sopraffazione.

Dopo aver prelevato dagli scaffali generi alimentari e bevande, gli ultrà avevano cercato di uscire senza pagare. A quel punto un dipendente del punto vendita, accortosi di quanto stava accadendo, aveva provato a fermarli e a chiedere spiegazioni. La reazione era stata brutale: l’uomo era stato aggredito a pugni, mentre il gruppo riusciva a fuggire in auto lasciando dietro di sé caos e panico tra i presenti.

Le indagini, condotte dalla polizia stradale di Brescia, hanno permesso di risalire all’identità dei partecipanti. Sei persone erano state inizialmente iscritte nel registro degli indagati, ma quattro di loro sono poi finite a processo con rito abbreviato. Gli elementi raccolti — tra testimonianze, riprese delle telecamere di sorveglianza e riconoscimenti fotografici — hanno confermato il ruolo attivo dei condannati, due dei quali ritenuti autori materiali dell’aggressione.

Durante l’ultima udienza, il pubblico ministero aveva chiesto tre anni e otto mesi di carcere per tutti gli imputati, sostenendo che il gruppo avesse agito in modo coordinato, con violenza e minacce per assicurarsi la fuga. Le difese avevano invece cercato di smontare l’impianto accusatorio, parlando di una “situazione confusa” e dell’impossibilità di distinguere con chiarezza le singole responsabilità.

Il giudice ha tuttavia accolto la tesi della Procura solo in parte, graduando le pene in base al grado di coinvolgimento. Due imputati, considerati i più violenti, sono stati condannati a due anni e dieci mesi di reclusione, mentre gli altri due, che si erano limitati a sottrarre la merce senza partecipare all’aggressione, hanno ricevuto una pena di due mesi.

L’episodio, avvenuto in pieno giorno lungo una delle arterie autostradali più trafficate del Paese, aveva suscitato indignazione per la violenza gratuita e per l’immagine distorta del tifo che ne era emersa. Un fatto che ha riportato al centro dell’attenzione il problema del comportamento degli ultrà nelle trasferte, spesso segnate da eccessi, disordini e violazioni.

Con la sentenza del tribunale di Brescia si chiude — almeno sul piano giudiziario — una vicenda che resta emblematica di come il confine tra passione sportiva e criminalità possa essere travalicato. I quattro condannati, tutti residenti nel Nord Italia e già noti per episodi di tifo violento, dovranno ora scontare le pene decise dal giudice, mentre per gli altri due coinvolti il procedimento proseguirà separatamente.

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