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Cronaca

Viviamo in un CPR abusivo a cielo aperto”: 1.197 firme al Prefetto contro il degrado del Parco Sempione

Denunce di furti, spaccio e prostituzione tra le ex piscine e l’area Gondrand. “Siamo prigionieri del degrado, vogliamo una soluzione definitiva”

Viviamo in un CPR abusivo

Viviamo in un CPR abusivo a cielo aperto”: 1.197 firme al Prefetto contro il degrado del Parco Sempione

Non è più solo un malcontento di quartiere: è diventata una vera mobilitazione civica. I residenti della zona del Parco Sempione e delle vie limitrofe — Luigi Boccherini, Toscanini, Porpora, Sempione e Corso Vercelli, fino ai Giardini San Domenico Savio — hanno deciso di rompere il silenzio. Dopo mesi di furti, bivacchi e spaccio, hanno inviato una lettera ufficiale al Prefetto di Torino, Donato Cafagna, con 1.197 firme raccolte tra abitanti, commercianti, scuole e studi professionali. Un documento che, più che una denuncia, è un grido di esasperazione.

Nel testo, datato 6 ottobre 2025 e consegnato via PEC certificata, i cittadini chiedono una “soluzione definitiva” per quello che definiscono senza mezzi termini un “CPR abusivo a cielo aperto”. Nel mirino, due aree simbolo del degrado urbano: le ex piscine Sempione, ormai occupate e ridotte a rifugio di fortuna, e l’area ex Gondrand, ferma da anni tra progetti di recupero mai realizzati e bonifiche incomplete.

La lettera, firmata da residenti e operatori della zona, descrive con toni accorati un contesto di insicurezza quotidiana: «Da troppo tempo viviamo nel degrado assoluto, in un territorio di confine tra quartieri difficili — Rebaudengo, Barriera di Milano, Borgo Vittoria e Madonna di Campagna — dove spaccio, prostituzione e furti sono ormai all’ordine del giorno».

Particolare preoccupazione riguarda via Boccherini, divenuta, secondo i residenti, un corridoio di illegalità dopo l’apertura dello svincolo da corso Venezia. «A ogni ora del giorno si vedono individui che spacciano droghe varie — si legge nel testo —, scene di prostituzione di giovani donne che si vendono per una dose, furti alle auto posteggiate, tentativi di scippo a donne e anziani. Di notte, urla e risse tengono sveglio il quartiere».

Una situazione che, come denunciano, si consuma a pochi passi da una scuola per l’infanzia, studi medici e il centro sportivo Rebaudengo, creando anche un problema igienico-sanitario. Molti cittadini riferiscono di furti e tentativi di aggressione nei garage, con la paura crescente di scendere in strada nelle prime ore del mattino.

Le forze dell’ordine, spiegano i firmatari, effettuano pattugliamenti regolari, ma la percezione è che la situazione non cambi. «La vigilanza è sterile. Viviamo nella paura e nella sporcizia. Abbiamo diritto a vivere in sicurezza e in un luogo dignitoso», scrivono i residenti, chiedendo al Prefetto di convocare con urgenza una riunione con i vertici di polizia e carabinieri per affrontare “una volta per tutte” le criticità della zona.

Il documento, firmato anche da esercenti, studi medici e rappresentanti del centro sportivo, si chiude con un ultimatum: se non arriveranno risposte in tempi brevi, i cittadini sono pronti a procedere per vie legali. La ricevuta di consegna della PEC, allegata alla lettera, certifica la ricezione formale al protocollo della Prefettura alle ore 16:26 del 6 ottobre 2025.

In parallelo, alcuni residenti hanno chiesto il sostegno della consigliera comunale Verangela Marino, che da mesi partecipa personalmente alle operazioni di pulizia dell’area insieme a volontari del quartiere. «È l’unica che si interessa del disagio dei residenti», raccontano. Ma da sola, la buona volontà non basta.

Nel quartiere, la rabbia cresce. Molti parlano apertamente di una zona fuori controllo, dove le ex piscine comunali sono diventate un simbolo del fallimento amministrativo: da impianto sportivo a campo di bivacco, tra rifiuti, tende e materassi abbandonati. «Vogliamo che il Comune decida la sorte di queste strutture — dice una delle promotrici della raccolta firme —. Non chiediamo promesse, ma un intervento concreto: bonifica, chiusura o riqualificazione, purché si agisca».

La lettera non è solo una richiesta di sicurezza, ma anche un atto di difesa collettiva della dignità urbana. Un tentativo, forse disperato, di restituire voce a una comunità che si sente abbandonata. Perché dietro le statistiche e le sigle — CPR, ex Gondrand, Barriera — ci sono famiglie che non dormono, negozianti che hanno perso clienti, bambini che non possono più giocare al parco.

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