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Cronaca

Bene confiscato alla mafia in Canavese: ecco cosa diventerà

La villa del boss Fazari diventa spazio pubblico, un simbolo di riscatto e legalità restituito alla comunità

Bene confiscato alla mafia

Bene confiscato alla mafia in Canavese: ecco cosa diventerà

Un tempo era il simbolo del potere criminale, oggi diventa un presidio di protezione e solidarietà. A San Giusto Canavese, la villa di via Cardinale delle Lanze, confiscata anni fa al boss Giuseppe Fazari, condannato per associazione di stampo mafioso, cambierà volto e destinazione. Il Comune ha infatti ottenuto un finanziamento di 100mila euro dalla Regione Piemonte per completare la ristrutturazione dell’immobile e trasformarne la mansarda, finora allo stato rustico, nella nuova sede della Protezione Civile comunale.

L’obiettivo è chiaro: concludere i lavori entro la tarda primavera del 2026, restituendo alla cittadinanza uno spazio moderno, sicuro e funzionale. «La nuova sede della Protezione Civile sarà un punto di riferimento per il territorio, un luogo dove i volontari potranno operare in modo più efficiente e dove la cittadinanza potrà partecipare ad attività di informazione e formazione sulla sicurezza. È anche un modo per restituire alla collettività un bene confiscato, trasformandolo in una risorsa per tutti», ha dichiarato la sindaca Giosi Boggio, sottolineando il valore simbolico dell’intervento.

L’immobile, confiscato definitivamente nel 2015 dopo una lunga vicenda giudiziaria, era stato sgomberato nel 2022 durante un blitz dei carabinieri di Ivrea e del battaglione di Moncalieri, condotto senza tensioni. In quella occasione, la moglie e il figlio di Fazari non opposero resistenza, consentendo l’esecuzione del provvedimento in modo pacifico. L’uomo, ritenuto il “padrino” della locale di San Giusto, aveva ricevuto una condanna a otto anni e otto mesi di reclusione, poi ridotta a otto anni in appello e confermata in Cassazione. Oggi ha espiato interamente la pena, ma il segno lasciato dal suo potere criminale rimane inciso nella memoria collettiva del paese.

Dopo anni di abbandono, la villa è passata sotto la gestione dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, che ne ha destinato gli spazi a finalità sociali. Il piano terreno e lo scantinato, infatti, sono già stati concessi alla Pro Loco di San Giusto, che finalmente dispone di locali adeguati per custodire le attrezzature, organizzare incontri, eventi culturali e iniziative di promozione turistica. Un doppio recupero, quindi: da simbolo di sopraffazione a luogo di comunità e partecipazione.

La trasformazione di via Cardinale delle Lanze rientra in una più ampia strategia di riuso sociale dei beni confiscati alle mafie, sostenuta anche dall’associazione Libera Piemonte, che aveva espresso grande soddisfazione già al momento dello sgombero. «Queste restituzioni – aveva ricordato la referente Josè Fava – sono la prova concreta che la giustizia non si ferma alla condanna, ma si traduce in un nuovo valore sociale».

Il caso di San Giusto segue quello della villa-bunker appartenuta a Nicola Assisi, il narcotrafficante internazionale arrestato nel 2018 in Brasile insieme al figlio Patrick dopo anni di latitanza. Anche quella struttura, una volta appartenuta a un clan criminale, è stata assegnata al Comune con finalità sociali, diventando simbolo della capacità delle istituzioni di trasformare i segni del potere mafioso in strumenti di rinascita collettiva.

In attesa che i lavori alla mansarda vengano completati, l’intervento di ristrutturazione rappresenta già oggi un segnale tangibile. San Giusto, piccolo centro del Canavese segnato da ferite profonde, continua così a scrivere una pagina importante di memoria e riscatto civile, riaffermando il principio che i beni della mafia devono tornare ai cittadini, sotto forma di spazi vivi e utili alla comunità.

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