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Gratteri e il voto: “Le mafie votano e fanno votare, al miglior offerente”

Le parole di Nicola Gratteri non sono di oggi, ma suonano come se lo fossero. Da anni il magistrato denuncia il voto di scambio, la complicità della politica e la responsabilità di chi, ancora oggi, svende la democrazia per un favore o una promessa

Gratteri e il voto: “Le mafie votano e fanno votare, al miglior offerente”

Nicola Gratteri

Pensiero in libertà. Giuro... La Calabria non c'entra niente. Il voto. Chi ha vinto... Chi ha perso... Mi è venuto in mente lui e tanto vi deve bastare... Proprio lui? Proprio adesso? Sì! E non sono dichiarazioni di oggi, ma potrebbero esserlo. Perché quando Nicola Gratteri parla di voto, di politica e di mafie, lo fa da decenni, e ogni volta le sue parole suonano drammaticamente attuali. Non serve una campagna elettorale per riportarle alla mente: bastano un comizio, una promessa di troppo, un quartiere dimenticato e una scheda da riempire.

«Le mafie votano e fanno votare, al miglior offerente. Non sono né di destra, né di sinistra, né di centro. E se le mafie offrono è perché c’è qualcuno che compra. Quindi c’è qualche politico che si presta a questi accordi.»
Così parlava Gratteri in una delle tante interviste in cui ha provato a spiegare come funziona il voto di scambio, il meccanismo perverso che trasforma il diritto più sacro in una merce di scambio.

Nicola Gratteri

Il magistrato non ha mai nascosto la sua amarezza: «Il voto di scambio è antico quanto il voto stesso… oggi ci si prostituisce per poco». Parole pronunciate anni fa, ma che ancora oggi descrivono perfettamente un Paese dove la memoria è corta e la rassegnazione lunga. «C’è una grandissima responsabilità politica nel voto inquinato — diceva — perché le mafie offrono perché qualcuno compra.»

Per Gratteri, il voto non è mai solo un atto tecnico, ma una scelta morale, un gesto di libertà o di sudditanza. «Quando si ha paura di non farcela, a pochi giorni dalle elezioni si fanno i patti con il diavolo», ricordava, invitando i cittadini a non credere alle promesse facili: «Votate per tutti, tranne che per quelli che vi promettono di sistemare i vostri figli.»

Dietro queste parole non c’è la cronaca di un giorno, ma la fotografia di un sistema che si ripete. Le mafie — spiegava ancora — non hanno colore politico: «Arrivano, comprano un ristorante e fanno votare chi dicono loro.» È un modo per dire che il controllo sociale passa anche attraverso il consenso, costruito con favori, posti di lavoro, piccoli ricatti quotidiani.

E se la ‘ndrangheta è oggi «l’unica mafia presente in tutti i continenti del mondo» e muove «un giro d’affari di oltre 50 miliardi di euro», come ha ricordato in molte occasioni, non è solo per la sua potenza economica, ma anche per la debolezza della politica e della società civile. Perché — sottolineava Gratteri — «le mafie esistono semplicemente perché ci interagiamo».

Non c’è bisogno di aggiornare le sue parole, perché il tempo non le ha smentite. Ogni tornata elettorale, ogni promessa di scambio, ogni voto barattato con un piacere o un appalto le rimette in circolo come un monito.

«La legalità non è un contenitore vuoto, ma una scelta quotidiana.»
È una delle frasi che Gratteri ripete da sempre, e che basterebbe a spiegare tutto: perché il voto libero non si compra e non si vende. Si difende, ogni giorno, anche quando non ci sono urne da riempire.

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