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08 Ottobre 2025 - 13:25
Favria, tutti prosciolti nel processo “Casa del Sole”
Dopo quattro anni di udienze, decine di testimoni e un’inchiesta che aveva acceso i riflettori su una delle pagine più oscure della sanità privata canavesana, il processo per la gestione della casa di riposo Villa Nizzia di Favria, nota come “Casa del Sole”, si è concluso in un nulla di fatto. Il collegio del Tribunale di Ivrea, presieduto dal giudice Augusto Salustri, ha infatti dichiarato prescritte le accuse principali, prosciogliendo di fatto tutti gli imputati.
Il procedimento riguardava la gestione della struttura nel delicato passaggio del 2010 dalla cooperativa Mgl Gest a Eurocoop, una transizione ritenuta dall’accusa tutt’altro che trasparente. Secondo il pubblico ministero Ruggero Crupi, il socio occulto della nuova gestione sarebbe stato Pasquale Motta, figura già nota alle cronache giudiziarie per precedenti vicende legate al riciclaggio e ai rapporti con ambienti criminali.
Per Motta, la Procura aveva chiesto 7 anni e 9 mesi di reclusione; per gli altri imputati — Maria Antonietta Colombo, Nicola Iacaruso e Mario Palagiano — pene comprese tra i 2 e i 4 anni. Ma il quadro accusatorio si è progressivamente sfilacciato nel corso del dibattimento.
La difesa di Motta, rappresentata dall’avvocato Renato Cravero, ha centrato il punto debole dell’impianto accusatorio: la contestazione di peculato, reato che presuppone la qualifica di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, non poteva reggere. «L’imputato — ha sostenuto Cravero — operava come privato convenzionato nel settore dell’assistenza, e lo scambio di denaro avveniva tra privati. L’attività di Eurocoop, pur avendo rapporti con l’Asl, non rientrava nelle prerogative di un pubblico ufficiale».
La tesi è stata accolta dal Tribunale, che ha riqualificato il reato in truffa, già prescritta, ponendo così fine a una delle accuse più pesanti. Stesso esito per Palagiano, difeso dagli avvocati Luigi Maldera e Domenico Regina.
Nel frattempo, Colombo e Iacaruso, difesi dall’avvocata Claudia Arena, sono stati assolti dall’accusa di riciclaggio legata alla gestione del ristorante Poseidon di Montalenghe, ritenendo il Tribunale “insussistenti gli elementi di prova per sostenere l’accusa in giudizio”.
Restano dunque prescritti o caduti nel vuoto i reati di tentata concussione, ricettazione, appropriazione indebita, minacce e trasferimento fraudolento di valori, tutti riferiti al periodo 2010–2014.
Durante la sua arringa, Cravero ha voluto ricordare anche «il percorso di revisione critica e reinserimento sociale intrapreso da Motta dal 2018 ad oggi», sottolineando come l’ex imprenditore avesse avviato un cammino di recupero personale dopo le precedenti condanne.
In passato, infatti, Motta era già stato condannato con l’aggravante di aver favorito un’associazione mafiosa, a 5 anni di reclusione, per riciclaggio di denaro legato proprio alla Casa del Sole, in un’inchiesta parallela che aveva svelato la commistione tra affari e criminalità nel sistema delle Rsa private.
Con questa sentenza, cala dunque il sipario su un processo che per quattro anni ha rappresentato un banco di prova per la giustizia eporediese, ma che si chiude senza condanne effettive. Un epilogo che lascia l’amaro in bocca a molti, soprattutto a chi, tra le famiglie degli anziani ospiti, attendeva risposte chiare dopo anni di ombre e sospetti sulla gestione della struttura di Favria.
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