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La Voce degli animali

Due giorni sul ciglio dell’autostrada: il piccolo miracolo di San Giusto Canavese

Un gattino abbandonato tra i rovi, il rumore dei tir e la paura. Due coppie di sconosciuti che non si arrendono, tornano più volte e alla fine lo salvano. Con un dettaglio incredibile: si chiamano tutti Elisa e Luca

Due giorni sul ciglio dell’autostrada: il piccolo miracolo di San Giusto Canavese

Due giorni sul ciglio dell’autostrada: il piccolo miracolo di San Giusto Canavese

Autostrada Torino Aosta, giovedì pomeriggio, a San Giusto Canavese. Una giovane donna, Elisa, alla guida della sua auto, nota qualcosa muoversi lungo il guardrail, a pochi metri dal casello di San Giorgio. Rallenta. Guarda meglio.
È un gattino minuscolo, sporco, smarrito, rannicchiato sull’erba accanto all’autostrada. Poco più avanti, un altro corpo immobile, travolto poco prima dalle auto.

Elisa accosta. Si ferma.
Scende dall’auto e si avvicina piano, con il cuore che batte forte. Il frastuono dei camion, il vento che spinge, l’asfalto che vibra sotto i piedi. Il micino la vede e fugge, sparendo tra i cespugli.

Un’altra automobilista, che ha assistito alla scena, si ferma anche lei. Insieme, le due donne cercano tra i rovi, chiamano, scrutano ogni angolo. Ma niente: il piccolo si è nascosto, terrorizzato. Prima di ripartire, una delle due lega una fascia per capelli a un paletto, per segnare il punto esatto. È un gesto semplice, ma pieno di significato: un segno per tornare.

Vanno via, ma essuna delle due riesce a darsi pace.
La sera stessa, dopo ore, tornano sul posto. Si fermano, osservano, sperano. Ma il gattino non c’è. Solo il rumore continuo delle auto, il vento che agita l’erba, e quel silenzio che pesa come una sconfitta.

Venerdì mattina ci riprovano.
Più volte, a orari diversi. Ogni volta tornano nello stesso punto, guardano la fascia che ondeggia, si chinano tra i cespugli, ma non trovano nulla.
A quel punto decidono di chiedere aiuto. Contattano l'Associazione Eporedianimali di Ivrea. Raccontano tutto e ricevono subito disponibilità: “Venite a prendere una gabbia trappola e un retino.”

Con una speranza rinnovata, tornano sull’autostrada. Montano la gabbia, lasciano del cibo, controllano a distanza. Tornano nel pomeriggio. Poi di nuovo in serata. Ma ancora niente.
Passa la notte. La gabbia resta vuota.

Sabato mattina sono di nuovo lì.
Il punto è sempre lo stesso: accanto al guardrail, tra i rovi, in mezzo al frastuono incessante delle auto e dei tir. Ogni tanto qualcuno si ferma a guardare, nessuno capisce davvero cosa stia succedendo. Solo loro lo sanno: lì, in mezzo a quel caos, c’è una piccola vita che non vogliono lasciare morire.

Le ore passano, il sole cala. La stanchezza cresce, la fiducia vacilla.

“Fa freddo, è piccolo, non può sopravvivere così…” mormora qualcuno. Eppure, nessuno riesce a voltare le spalle.

il uogo

il luogo

E poi, all’improvviso, alle 20:20 di sabato sera, accade qualcosa.
Un rumore lieve tra l’erba. Una testolina che spunta.
Il micino è lì. Minuscolo, tremante, ma vivo. Si muove piano, si ferma, guarda.
Quando Elisa si avvicina, questa volta non scappa. Si lascia prendere, come se avesse capito che la paura era finita.
Lei lo stringe al petto, e in quell’abbraccio c’è tutta la storia: la fatica, la speranza, l’amore.

Oggi il piccolo è al sicuro a casa di Elisa. È pelle e ossa, ma vivo. Mangia, si riposa, e domani andrà dal veterinario. Le foto lo mostrano con gli occhi socchiusi, addormentato, come se finalmente potesse fidarsi del mondo.

Una storia semplice, ma potente. Due giorni di tentativi, chilometri percorsi, decine di passaggi davanti a quel tratto di autostrada. Persone che non si conoscevano e che, spinte dallo stesso istinto, si sono trovate unite per salvare una vita minuscola.

E poi, l’ultimo dettaglio, quello che nessuno avrebbe potuto inventare: le due coppie che si sono alternate nella ricerca hanno gli stessi nomi — Elisa e Luca.
Una coincidenza che sembra scritta dal destino.
Come se, per salvare quel micino, servissero esattamente loro, due Elisa e due Luca.

Luca Litizzetto e Elisa Vurchio da una parte e Elisa Leoncini e Luca Huber dall'altra.

A volte i miracoli nascono così: sul ciglio di un’autostrada, tra il rumore dei motori e l’odore dell’erba bagnata.
E raccontarli serve a ricordarci che, in fondo, la differenza tra la vita e la morte può stare tutta in un gesto.

Ah giusto. Dimenticavamo. Alla fine il "piccoletto" è stato adottato da Elisa Leoncini e Luca Huber...

Una storia tratta da libro di Eporedianimali

Se ti piacciono questi racconti segui Stefania Monge QUI

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