AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
06 Ottobre 2025 - 09:37
La vittima è Armando Dalla Bona di Montanaro
Nel silenzio della Valle Orco, tra i castagni ancora verdi e le prime ombre d’autunno, resta l’eco di un colpo solo. È quello che ha ucciso Armando Dalla Bona, 82 anni, volontario della Croce Rossa di Montanaro, durante una battuta di caccia al cinghiale. Un colpo partito per errore dal fucile di un ragazzo di 19 anni di Castellamonte, esperto cacciatore nonostante la giovane età.
Non era un dilettante. È cresciuto sui pendii canavesani, con licenza regolare e anni di uscite alle spalle. Conosceva le regole, i segnali, le distanze. Non sparava alla cieca. Eppure domenica mattina, tra i boschi sopra la frazione di Zaunere, tutto si è spezzato in un istante.
I testimoni, gli stessi compagni di battuta, lo ripetono senza esitazione: Dalla Bona non indossava la pettorina ad alta visibilità. Quella striscia arancione fluorescente che distingue l’uomo dall’animale, il cacciatore dalla preda. Una svista fatale. Tutti gli altri la avevano. Lui no.
Domenica era il suo secondo giorno consecutivo di caccia. Il giorno prima era andato a Frassinetto, per la caccia selettiva al capriolo. Forse la stanchezza, forse la convinzione che bastasse l’esperienza. Quando il gruppo è arrivato a Locana, Dalla Bona ha preferito rimanere nella parte bassa del bosco. Gli altri sono saliti più in alto. Pochi minuti dopo, il colpo.
Il giovane di Castellamonte, da una posizione sopraelevata, ha scambiato un movimento nel folto della vegetazione per un cinghiale. Ha sparato. Non sapeva che a pochi metri ci fosse il suo compagno. Quando si è accorto dell’errore, era troppo tardi.
L’allarme è partito come per un malore. Le prime comunicazioni ai carabinieri e al 118 parlavano di un uomo colto da infarto. L’elisoccorso ha sorvolato a lungo la zona, ma quando i soccorritori si sono calati nel bosco, Dalla Bona era già morto.
Gli uomini del Soccorso Alpino e i militari della compagnia di Ivrea hanno lavorato ore, tra cespugli e pendenze, per recuperare il corpo. I carabinieri del reparto scientifico hanno cercato i bossoli con il metal detector, seguendo la traiettoria del colpo, mentre l’area veniva isolata per i rilievi.
La Procura di Ivrea, diretta da Gabriella Viglione, ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Un atto dovuto, ma necessario per chiarire ogni dettaglio. Il giovane cacciatore, accompagnato dai carabinieri in caserma, è formalmente indagato.
Non è in stato di fermo: ha collaborato con gli investigatori, ricostruendo la dinamica. È sconvolto, dicono gli inquirenti, e consapevole del peso di quell’errore.
Gli investigatori stanno verificando se le regole di sicurezza siano state rispettate, se la distanza tra i partecipanti fosse adeguata, e se il mancato uso dei dispositivi di riconoscimento visivo da parte della vittima abbia avuto un ruolo determinante. Le testimonianze dei compagni sono chiare: Dalla Bona quel giorno non aveva con sé né il gilet arancione né il cappello ad alta visibilità.
A Locana, nel pomeriggio, la valle si è fermata. Le auto in fila dietro la macchina delle pompe funebri, la curva stretta sul ponticello, i rumori del fiume che coprono le voci. I compagni di caccia sono rimasti accanto a una vecchia Panda militare, in silenzio. Nessuno cerca colpe, ma tutti sanno che la leggerezza costa caro.
Il ragazzo di Castellamonte, raccontano, non è un improvvisato. Va a caccia da anni, segue le regole, conosce il territorio. Un colpo solo, e la sua vita è cambiata. Gli amici lo descrivono come attento, preciso, rispettoso. Non un incosciente, non uno che spara per istinto.
Ma nella caccia, l’errore di un attimo diventa tragedia. In una valle stretta, dove l’eco amplifica ogni sparo, la linea tra prudenza e fatalità è sottile.
La notizia ha scosso Castellamonte, dove il giovane vive con la famiglia. Anche a Montanaro il dolore si mescola all’incredulità. Tutti conoscevano Dalla Bona, ex dipendente Singer di Leini, volontario della Croce Rossa e cacciatore da sessant’anni. Un uomo di esperienza, ma forse, quel giorno, troppo sicuro di sé.
In paese, a Locana, si discute di nuovo di sicurezza venatoria. Gli alpinisti, i cercatori di funghi, chi cammina nei boschi: molti temono di non poter più farlo con serenità. La caccia divide, come sempre. C’è chi difende una tradizione antica e chi la considera un rischio inaccettabile.
Domenica, sulle montagne di Locana, due generazioni di cacciatori si sono incrociate per l’ultima volta. Un ragazzo che sa sparare, un uomo che sapeva vivere i boschi. Un errore, una pettorina mancante, un colpo di troppo.
Ora tocca alla giustizia capire se sia stato davvero solo destino.
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.