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Cronaca

Patteggiamenti in aula: la Juve chiude il capitolo “Prisma”. Pena sospesa per Agnelli, Nedved e Paratici

Ex vertici concordano pene sospese per le presunte plusvalenze. Arrivabene prosciolto, multa per la società

Patteggiamenti in aula: la Juve chiude il capitolo “Prisma”. Pena sospesa per Agnelli, Nedved e Paratici

Patteggiamenti in aula: la Juve chiude il capitolo “Prisma”. Pena sospesa per Agnelli, Nedved e Paratici (immagine di repertorio)

Un capitolo giudiziario di grande rilievo per il calcio italiano segna oggi una svolta: si è concluso con il patteggiamento il procedimento noto come Prisma, che aveva investito gli ex vertici della Juventus per presunte plusvalenze e altri illeciti contabili legati alla compravendita di calciatori. Il gup di Roma, al termine di una breve camera di consiglio, ha ratificato gli accordi già concordati tra le parti nei mesi scorsi, sancendo pene con la formula del patteggiamento — tutte sospese — e disposte senza effetti civili e senza sanzioni accessorie per alcuni degli imputati.

Tra le misure approvate figurano la pena di 1 anno e 8 mesi per l’ex presidente Andrea Agnelli, 1 anno e 2 mesi per l’ex vicepresidente Pavel Nedved e 1 anno e 6 mesi per Fabio Paratici; a due ulteriori imputati sono stati comminati undici mesi ciascuno. Il provvedimento del giudice ha inoltre sancito il non luogo a procedere per Maurizio Arrivabene, altro ex dirigente bianconero, e ha inflitto alla società Juventus una multa di 156 mila euro. Una parte delle oltre duecento parti civili che si erano costituite ha invece trovato un accordo risarcitorio per un valore complessivo di 1.080.000 euro.

La vicenda nasce dagli accertamenti inizialmente svolti dalla Procura di Torino sulle presunte plusvalenze «artificiali» realizzate attraverso la compravendita di calciatori e su quella che i pm definirono la “manovra stipendi” del 2020: lo stop nell’erogazione dei compensi ai tesserati durante l’emergenza Covid che, secondo l’accusa, sarebbe stato in buona parte simulato. Tuttavia, la Cassazione aveva poi trasferito la competenza a Roma, ritenendo che fosse nella Capitale — dove il messaggio relativo alla vicenda era stato reso pubblico tramite il data server del sistema operativo — il luogo in cui l’informazione era divenuta accessibile al pubblico. Da quel momento, la Guardia di Finanza di Roma è intervenuta, rielaborando l’impianto accusatorio già costruito a Torino e portando avanti l’istruttoria che ha portato all’odierno epilogo.

Nel documento d’accusa erano elencati numerosi scambi di calciatori ritenuti alla base di plusvalenze contestate: tra questi, i trasferimenti Caldara–Bonucci con il Milan, Pjanic–Arthur con il Barcellona, e le operazioni che coinvolsero giocatori come Cancelo, con scambi anche con club esteri e categorie minori. I reati contestati, a seconda delle posizioni, spaziavano dall’aggiotaggio all’ostacolo alla vigilanza, fino a ipotesi di false fatturazioni.

Dalla decisione odierna emergono diversi elementi di sintesi: da un lato il riconoscimento, attraverso il patteggiamento, di una soluzione processuale che evita un dibattimento; dall’altro la previsione di pene sospese che, almeno formalmente, non comportano effetti civili né sanzioni accessorie per le posizioni interessate dalla scelta. La scelta di molti imputati di optare per questa via — come commentato dallo stesso Agnelli, che ha parlato di una «scelta sofferta ma giusta» e ha sottolineato il carattere «senza riconoscimento di responsabilità» della richiesta — chiude una fase che aveva messo la società e i suoi vertici al centro di un acceso confronto mediatico e giudiziario.

Resta aperto il fronte giudiziario che riguarda altri protagonisti del panorama calcistico nazionale: per il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, è fissata davanti al gup di piazzale Clodio la udienza del 2 ottobre, con l’accusa di falso in bilancio relativa agli anni 2019, 2020 e 2021. Anche in quel procedimento sono al centro operazioni di mercato ritenute dirimenti per i bilanci societari, con episodi come la compravendita di Kostas Manolas e l’acquisto di Victor Osimhen che saranno esaminati nel dettaglio.

Il caso Prisma, dunque, rappresenta l’esito di una complessa indagine che ha messo a confronto il mondo del calcio professionistico con i meccanismi della finanza e della trasparenza societaria. L’accordo in aula di oggi segna una pagina importante per la Juventus e per i suoi ex dirigenti: una soluzione che, pur ponendo fine al processo, non esaurisce il dibattito pubblico e giuridico sulle pratiche contabili del calcio moderno e sulle garanzie di controllo e vigilanza che lo accompagnano.

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