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Cronaca
15 Settembre 2025 - 21:21
Matteo Franzoso (foto Instagram)
È morto oggi a soli venticinque anni Matteo Franzoso, promessa dello sci azzurro, caduto in allenamento sulle piste delle Ande cilene. Un destino crudele si è abbattuto su un ragazzo che aveva ancora tutta la vita e la carriera davanti a sé. Il 13 settembre, durante una sessione di allenamento a La Parva, a pochi chilometri da Santiago del Cile, il giovane atleta genovese, cresciuto sportivamente a Sestriere, ha perso il controllo in Super-G ed è volato oltre due file di reti, finendo contro una staccionata. L’impatto gli ha causato un trauma cranico devastante. Subito soccorso, elitrasportato e ricoverato in terapia intensiva, è stato posto in coma farmacologico, ma il suo cuore non ha retto: dopo due giorni di agonia, il 15 settembre, è arrivata la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire.
Matteo Franzoso era nato il 16 settembre 1999 a Genova. La sua era una vita intrecciata da sempre con la neve e con le montagne, quelle di casa, in Piemonte, dove aveva mosso i primi passi sugli sci e dove si era formato con lo Sci Club di Sestriere. Era lì che aveva imparato a scivolare, a cadere, a rialzarsi, a trasformare il talento naturale in disciplina quotidiana. Da lì la crescita, l’ingresso nel gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, i primi risultati importanti, fino ad arrivare al palcoscenico internazionale. Nel 2021, a Zinal, in Svizzera, il suo primo grande trionfo: la vittoria in Coppa Europa in Super-G. Quella giornata era stata la consacrazione di un talento che sapeva unire tecnica, coraggio e quella follia lucida che serve nelle discipline veloci, dove un battito di ciglia può fare la differenza. Nello stesso anno era arrivato anche l’esordio in Coppa del Mondo, a Val Gardena. Non era il favorito, non aveva ancora un nome tra i big, ma aveva guadagnato rispetto per il suo modo di affrontare la pista: con grinta, con fame, con una determinazione feroce.
Il suo curriculum racconta di un ragazzo che aveva saputo farsi strada con fatica, senza scorciatoie. In Coppa del Mondo il miglior piazzamento era un 28º posto nel Super-G di Cortina: un risultato che per i più distratti poteva sembrare modesto, ma che in realtà segnava il punto di partenza per chi, come lui, si stava affacciando su un circuito dominato da mostri sacri. Nel 2023 aveva vinto anche un titolo italiano, nella combinata, dimostrando di saper gestire più specialità e di non arrendersi mai. Aveva conosciuto anche la durezza delle cadute, come quella impressionante a Lake Louise nel 2022, quando finì contro le reti in discesa libera. Ne era uscito con qualche ferita, ma soprattutto con la voglia di rialzarsi. Perché lo sci, per Matteo, era questo: cadere, rialzarsi e tornare a correre più veloce di prima.
La notizia della sua morte ha lasciato un vuoto profondo non solo nella squadra azzurra, ma nel cuore di chi lo aveva visto crescere. Gli allenatori, i compagni, gli amici di sempre lo ricordano come un ragazzo solare, determinato, capace di trasformare la fatica quotidiana in sorrisi. Franzoso era uno di quei giovani che fanno innamorare dello sport: mai una parola fuori posto, mai un alibi, solo la passione pura per quella neve che oggi, beffardamente, se l’è portato via. In queste ore, da Sestriere a Genova, dai tecnici della nazionale ai compagni di squadra, arrivano messaggi di incredulità e dolore. Si sottolinea non solo il talento, ma anche la serietà, l’umiltà, la capacità di non arrendersi mai. Perché Matteo era questo: un ragazzo normale che inseguiva un sogno straordinario.
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Domani avrebbe compiuto ventisei anni. Un compleanno che avrebbe dovuto essere di festa, di progetti, di futuro. Invece la sua carriera e la sua vita si sono spezzate in una mattina di settembre, lontano da casa, mentre inseguiva la sua passione più grande. La sua morte ci ricorda quanto lo sport, con tutta la sua bellezza, possa essere crudele. Un ragazzo di talento, con gli occhi pieni di obiettivi e la testa piena di speranze, che ci lascia troppo presto. Oggi la neve sembra più amara, le piste più vuote. Restano le sue gare, i suoi sorrisi e il ricordo di una vita vissuta con la velocità nel sangue. Restano le lacrime di chi lo amava e l’abbraccio di un Paese intero che oggi piange Matteo Franzoso, campione mancato, ragazzo straordinario.
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