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Cronaca

Cuccioli sequestrati a Scarmagno, scoperta la frode di un allevatore senza scrupoli

L’indagine partita dal web ha portato a scoprire annunci ingannevoli e irregolarità gravi nella tracciabilità degli animali

Cuccioli sequestrati a Scarmagno, scoperta la frode di un allevatore senza scrupoli

Non solo annunci ingannevoli sul web, ma anche cuccioli venduti senza i documenti necessari e privi di microchip: è quanto hanno scoperto i militari del Nucleo Carabinieri Forestale di Settimo Vittone a Scarmagno, piccolo comune del Canavese. L’operazione, conclusa nei giorni scorsi con il sequestro di dodici cani apparentemente di razza Labrador Retriever, mette ancora una volta in luce il fenomeno delle vendite irregolari di animali, un mercato parallelo che mette a rischio sia la tutela degli animali sia i diritti dei consumatori.

Tutto ha avuto inizio con un monitoraggio del web. Sul mercato online era comparsa un’offerta di cuccioli promossa da un allevatore locale. L’inserzione lasciava intendere che si trattasse di Labrador Retriever, razza tra le più amate dalle famiglie italiane. Ma quando i Forestali hanno verificato i dettagli, è emerso che i cuccioli erano privi del pedigree rilasciato dall’ENCI, l’Ente Nazionale Cinofilia Italiana. Una mancanza che non è soltanto una formalità: senza quel certificato, non si può attestare la purezza della razza, e chi acquista viene indotto a pagare per un cane che, giuridicamente, non può essere venduto come Labrador. La contestazione è quindi scattata ai sensi dell’articolo 515 del Codice penale, che punisce la frode nell’esercizio del commercio.

Gli accertamenti non si sono fermati qui. Consultando il SINAC, il Sistema Informativo Nazionale degli Animali da Compagnia, i Carabinieri hanno scoperto che alcuni cuccioli erano privi di microchip identificativo, strumento obbligatorio per l’iscrizione all’anagrafe canina. L’assenza del microchip rappresenta un’ulteriore irregolarità, che complica l’identificazione dell’animale e rende più difficile tracciarne la provenienza.

A quel punto è scattato un controllo congiunto insieme ai veterinari dell’ASL TO4. I militari e i tecnici hanno fatto visita al luogo dove erano custoditi gli animali, riscontrando effettivamente le anomalie sospettate. I dodici cuccioli trovati sono stati sottoposti a sequestro preventivo: le verifiche sanitarie hanno confermato che erano in buone condizioni di salute, ma le irregolarità formali non potevano essere ignorate.

Il proprietario, un giovane di 27 anni, è stato deferito alla Procura della Repubblica di Ivrea. Sarà il tribunale, nei prossimi mesi, a valutare la sussistenza del reato di frode nell’esercizio del commercio. Come sottolineano gli stessi Carabinieri, l’indagine si trova ancora nella fase preliminare e ogni giudizio definitivo spetta alla magistratura.

Il caso di Scarmagno porta alla ribalta un tema tutt’altro che marginale. La compravendita irregolare di cuccioli è un fenomeno diffuso in tutta Italia, spesso legato a circuiti paralleli che sfruttano l’attrattiva delle razze più richieste. Gli acquirenti, convinti di fare un “buon affare”, rischiano invece di ritrovarsi con animali senza documentazione, privi di tracciabilità e senza le garanzie sanitarie e legali che un allevamento serio deve offrire.

Gli esperti ricordano che il pedigree non è soltanto un titolo di pregio per esibire la razza del cane, ma un documento ufficiale che certifica la genealogia dell’animale e che tutela l’acquirente da frodi. Allo stesso modo, il microchip non è un optional, bensì un obbligo di legge: serve non solo a identificare il proprietario, ma anche a contrastare l’abbandono e il traffico illegale di animali.

Il sequestro di Scarmagno dimostra che i controlli delle forze dell’ordine e delle ASL sono sempre più mirati. L’obiettivo è duplice: difendere gli animali da situazioni di possibile sfruttamento e tutelare i cittadini che scelgono di accogliere un cane in famiglia. In questo caso, la tempestività dell’intervento ha evitato che i dodici cuccioli finissero sul mercato senza garanzie, con conseguenze potenzialmente pesanti per chi li avesse acquistati.

Ora la parola passa ai giudici di Ivrea, chiamati a stabilire le responsabilità del giovane allevatore. Nel frattempo, i cuccioli resteranno sotto tutela, simbolo silenzioso di una vicenda che richiama l’attenzione sulla necessità di acquisti consapevoli e di controlli costanti in un settore che muove passioni, affetti, ma anche interessi economici tutt’altro che trascurabili.

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