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Sepolta senza nome a Chivasso, "Chi l'ha Visto?" verso la risoluzione del giallo: è Francesca, una poetessa

Le foto diffuse dalla Procura di Ivrea. Segnalazioni dei telespettatori: «Si chiama Francesca»

Sepolta senza nome a Chivasso, "Chi l'ha Visto?" verso la risoluzione del giallo: è Francesca, una poetessa

Sepolta senza nome a Chivasso, "Chi l'ha Visto?" verso la risoluzione del giallo: è Francesca, una poetessa

La donna senza nome sepolta a Chivasso è Francesca. Una poetessa, una scrittrice. Lo ha rivelato il programma Chi l’ha Visto?, che ha raccolto testimonianze e segnalazioni dopo la diffusione delle foto autorizzata dalla procura di Ivrea. Ora gli inquirenti stanno verificando: solo il DNA potrà dare la conferma definitiva.

Per tredici mesi quel corpo era rimasto in un obitorio, senza identità, senza famiglia. Una salma che nessuno reclamava, tumulata ad agosto sotto una lapide anonima con la scritta «persona sconosciuta, sesso femminile». Oggi, invece, spunta un nome. Francesca. E con lui una vita fatta di luci e ombre.

A raccontare la storia è stata Chi l’ha Visto?.

Nel servizio andato in onda il 10 settembre, la redazione ha diffuso le immagini della donna, morta nel luglio 2024 al pronto soccorso di Chivasso. In ospedale aveva detto di chiamarsi Evelina Valle. Ma era un nome falso, l’ennesimo di una lunga serie di alias: Giovanna, Margherita, Elena, con date e luoghi di nascita diversi, dall’Italia alla Svizzera.

Gli spettatori non hanno avuto dubbi: «Si chiama Francesca». Subito sono arrivate decine di segnalazioni. Una sua ex insegnante di pianoforte l’ha riconosciuta con certezza. Un’amica ha raccontato dei suoi premi letterari, della passione per la musica, per la pittura, per la fotografia. Una ragazza colta, intelligente, capace di brillare.

Francesca da giovane studia pianoforte, sogna il conservatorio. Ma non è solo musica. Ama scrivere poesie, dipingere, disegnare. Vince concorsi, viene premiata al Salone del Libro di Torino. Dal palco ringrazia la Sardegna, terra che le ha dato ispirazione e affetti. Lì tornava spesso, legata ai colori, ai cibi, ai tramonti.

Un amico la descrive così: «Era solare, dolce. Una poetessa atipica, contemporanea, fuori dagli schemi. Ma brava, davvero brava. Aveva vinto premi importanti».

Eppure, già allora, amava firmarsi con pseudonimi. Una sorta di alter ego letterario. Cercava se stessa dietro nomi diversi, come in un gioco infinito di identità. «Il nome era solo un dettaglio – scrive un suo conoscente – perché per Francesca l’essenza dell’essere umano era la capacità di amare».

Poi qualcosa si spezza. Dopo un periodo in Inghilterra smette di rispondere agli amici. Scompare, tanto che un quotidiano straniero parla di lei come di una donna dispersa. Viene ritrovata, viva, ma segnata. Inizia a pubblicare post inquietanti. Usa pseudonimi, racconta di essere seguita, chiede aiuto. Nei video appare diversa: occhi stanchi, voce spenta, sorriso scomparso.

Un ex amico si domanda: «Non riesco a capire come sia finita così. Era una donna di spessore, di cultura. Bastava una telefonata e qualcuno l’avrebbe aiutata».

L’ultimo post risale a marzo 2024. Poi il silenzio. Nessuna traccia. Fino al giorno in cui la procura di Ivrea decide di diffondere le fotografie. Quelle immagini hanno riacceso ricordi sopiti. Tanti la riconoscono: «È Francesca».

Ma la sua parabola si conclude a Chivasso. Viene portata in ospedale senza documenti. Dice di chiamarsi Evelina Valle. Poco dopo muore. Per oltre un anno resta nelle celle frigorifere. Nessun familiare, nessuna comunità la rivendica. Per il Comune, un fardello economico: quasi ventimila euro spesi per la custodia e infine per il funerale d’ufficio.

Ad agosto la tumulazione al cimitero di via Favorita, sotto una lapide gelida: «Persona sconosciuta, sesso femminile». Una fine anonima, senza memoria.

Eppure non era una sconosciuta. Era Francesca. Forse fuggiva da qualcuno, forse da se stessa. Una donna che aveva scelto tanti nomi, come se volesse sparire.

Il capitano Urbano Marrese, alla guida della Compagnia carabinieri di Chivasso, coordina ora le verifiche. Perché se l’intuizione dei telespettatori fosse corretta, questa non sarebbe più la storia di una donna dimenticata, ma di una poetessa finita nel buio. Solo il DNA potrà confermare.

Resta la domanda: perché Francesca ha nascosto la sua identità fino all’ultimo? Perché quel bisogno di celarsi dietro pseudonimi e nomi falsi? Il lockdown, la solitudine, la fragilità potrebbero averla spinta in un vortice da cui non è riuscita più a uscire.

La storia di Francesca è insieme tragedia e denuncia. Perché racconta la caduta di una donna di talento, e insieme il destino crudele di chi resta invisibile.

Sul cimitero di Chivasso, una lapide anonima aspetta ancora un nome. E con quel nome, forse, tornerà un pezzo della sua luce.

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