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Cronaca

Torino, cane ucciso a martellate: indagato un uomo di 60 anni

L’animale trovato in avanzata decomposizione in un appartamento. L’associazione: “Un gesto che ferisce la civiltà e chiama in causa la responsabilità collettiva”

Torino, cane ucciso a martellate

L’animale trovato in avanzata decomposizione in un appartamento. L’associazione: “Un gesto che ferisce la civiltà e chiama in causa la responsabilità collettiva”

Un odore insopportabile proveniente da un appartamento, la chiamata dei residenti, l’arrivo dei vigili del fuoco e dei sanitari. Così, nel cuore di Torino, si è consumata una scoperta che ha lasciato sgomenti: il cadavere di un cane in avanzato stato di decomposizione, probabilmente ucciso a martellate dal proprietario, un uomo di circa sessant’anni ora indagato per uccisione di animali.

Le indagini dovranno chiarire la dinamica. Ma se verrà confermato che l’animale è stato ucciso con sevizie o dopo sofferenze prolungate, la legge parla chiaro: l’articolo 544-bis del Codice penale, introdotto con la legge 189/2004, prevede fino a 4 anni di carcere e una multa compresa tra 10.000 e 60.000 euro. Una norma nata per contrastare i reati di crudeltà sugli animali, troppo spesso sottovalutati, e che oggi trova applicazione in un caso che non lascia spazio a interpretazioni di leggerezza.

La vicenda ha sollevato la dura reazione della LNDC Animal Protection, che ha già presentato denuncia e annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile. “Restare indifferenti non è possibile” ha commentato la presidente Piera Rosati. “Questo cane è stato privato non solo della vita, ma anche della dignità, abbandonato come un oggetto in decomposizione. Si tratta di un atto che ferisce la civiltà e ci dà molto da pensare sulla persona che l’ha commesso e sul tessuto sociale in cui era inserito”.

L’associazione intende seguire passo passo il percorso giudiziario, non solo per assicurare giustizia all’animale ormai morto, ma anche per lanciare un messaggio: gli atti di violenza contro gli animali non sono episodi marginali, bensì campanelli d’allarme di una più ampia emergenza sociale. In molti casi, infatti, la crudeltà verso gli animali si lega a contesti di isolamento, disagio psichico o violenza più ampia, e ignorarne i segnali significa lasciare spazio a un degrado che può colpire anche le persone.

Il caso di Torino riapre dunque interrogativi scomodi: c’erano segnali che potevano essere colti? Il contesto sociale attorno all’indagato era in grado di intervenire? E quali strumenti ha davvero a disposizione la comunità per prevenire tragedie simili? Domande che emergono ogni volta che episodi di violenza estrema vengono scoperti per caso, solo dopo che il peggio è già avvenuto.

LNDC ribadisce che una società si misura anche da come tratta i suoi membri più fragili, animali compresi. Per questo rinnova l’appello a responsabilità, empatia e cultura del rispetto, invitando a non abbassare mai la guardia di fronte a comportamenti sospetti. Non è soltanto una questione di protezione animale: è una questione di civiltà, che riguarda il modo in cui scegliamo di vivere insieme, uomini e animali.

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