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09 Settembre 2025 - 17:15
La rivoluzione doveva semplificare. A Settimo Torinese, circa un anno fa, la Città ha aderito a SEND, il Servizio Notifiche Digitali targato PagoPA, con l’obiettivo dichiarato di rendere più “semplice, efficiente, sicura ed economica” la notificazione degli atti amministrativi, multe comprese. Bene per l’amministrazione: un clic, una piattaforma, la notifica “si perfeziona” e il procedimento corre. Meno bene per chi vive fuori dal recinto della identità digitale: senza SPID o CIE, la semplificazione si trasforma in un percorso a ostacoli. Lo racconta, con amarezza e lucidità, la storia di Paola, 77 anni. Nella buca delle lettere trova un avviso di ricezione. Va in Posta, ritira la raccomandata e scopre l’inganno perfetto della modernità a metà: «L’atto è scaricabile solo con accesso informatico». Tradotto: niente carta, niente contenuto, solo un invito a entrare nel portale. Peccato che Paola non abbia SPID.
La figlia ci chiama per raccontare questa piccola, enorme odissea burocratica. «A mia mamma hanno lasciato un biglietto in buca. In Posta ritira e trova un foglietto: “solo con accesso informatico”. Mia mamma non ha SPID. Al CAF mi dicono che senza SPID non possono fare nulla». Poi la settimana perfetta per perdersi nei meandri della macchina: «Ritirata la raccomandata di venerdì pomeriggio, sabato i vigili chiusi, lunedì festa patronale e chiusi, martedì apprendiamo che sono aperti solo al mattino, ma lo scopriamo al pomeriggio, mercoledì ci dicono di tornare giovedì perché “se ne occupano loro”.» Risultato: oggi è mercoledì 9 settembre e Paola ancora non sa che cosa ha violato, non sa quanto deve e soprattutto non sa se sta saltando lo “sconto dei 5 giorni” riservato a chi paga subito. Qui la domanda non è tecnica, è politica: è normale che un’amministrazione locale celebri l’efficienza comprimendo i diritti di chi non ha un domicilio digitale, non usa app IO, non ha SPID o CIE?
La Città ha pubblicizzato la scelta: Settimo ha attivato SEND per le violazioni del Codice della Strada e altre sanzioni amministrative, con accesso via SPID/CIE al “cassetto notifiche”, visualizzazione e pagamento online anche dall’app IO. In assenza di recapiti digitali, e qui sta il nodo, arriva un avviso postale cartaceo, ma l’atto non viene più stampato e spedito a casa: lo si può solo scaricare dal portale o chiedere la stampa in Posta, con aggravio di costi a carico del destinatario. Una comodità per l’ente, un extra costo per il cittadino. Non è una supposizione: è nero su bianco nelle pagine informative istituzionali. La retorica dell’innovazione dice: delega possibile, avvisi di cortesia via email/SMS, PEC e tutto l’armamentario digitale. La realtà di Paola dice altro: senza credenziali, non si accede e non si conosce il contenuto della multa, mentre i termini decorrono e l’ansia sale. È questo il patto sociale?
Dal punto di vista giuridico, la macchina è oliata. La notifica si perfeziona quando l’atto viene aperto online; in alternativa, si perfeziona automaticamente trascorsi determinati giorni, che cambiano a seconda del canale: PEC, raccomandata, app IO o accesso diretto su SEND. Il punto non è la legalità del meccanismo — prevista dalla Piattaforma Notifiche Digitali citata dall’art. 26 del decreto-legge 76/2020 — quanto la giustizia dell’impianto per chi sta ai margini del digitale. Se l’avviso arriva di venerdì pomeriggio e tra uffici chiusi, feste patronali e orari ridotti il cittadino non riesce a materialmente leggere il verbale, la combinazione tra decorrenza dei termini e assenza di carta rischia di bruciare lo sconto dei 5 giorni e di minare la possibilità di difendersi tempestivamente. Paola non chiede un privilegio: chiede di sapere per cosa è stata sanzionata, quanto deve pagare e entro quando. Non è troppo.
La figlia della donna, non le manda a dire: «Questa cosa è discriminante per chi non ha lo SPID. È orribile. Credo sia anticostituzionale. Se prendo una multa devo poterla avere, subito, su carta o in un formato accessibile, per pagare o fare ricorso.»
A tutto questo aggiunge un quadro cittadino poco edificante: «Settimo sta diventando una città scandalosa. Non ci sono controlli. La sera — e neppure tardi — bande di ragazzetti tengono la città sotto scacco. In viale Piave, davanti all’asilo di via Nobel, è impossibile portare il cane sull’erba: è pieno di deiezioni. Un’area impraticabile. Nessuno fa rispettare le regole. Forse pensano di concimare le aiuole…» La satira finale ha il retrogusto amaro di chi, oltre a non vedere ordine, oggi non vede neppure la propria multa.
La difesa d’ufficio dell’amministrazione è pronta: SEND fa risparmiare denaro pubblico, riduce incertezze e uniforma le procedure. Vero. La piattaforma centralizza invio e tracciabilità; la notifica ha valore legale e si porta dietro un corredo di tempi certi. Ma la politica non può fermarsi alla compliance normativa. Se il modello analogico è stato smontato prima di aver portato a bordo la platea degli esclusi, allora si è prodotto il solito paradosso: una modernizzazione che scarica sui deboli il costo di transizione. È accettabile che un cittadino paghi per farsi stampare un atto che prima gli veniva recapitato? È accettabile che, senza strumenti digitali, conoscere la violazione richieda una caccia al tesoro tra portali, sportelli, orari, giorni festivi e rimbalzi di competenza?
La soluzione c’era e c’è: coexistence vera. Se vuoi spingere sull’online, garantisci contestualmente la parità di accesso: recapito cartaceo del verbale integrale ove manchi l’identità digitale; sportelli con orari estesi nella finestra dei 5 giorni; assistenza gratuita per l’estrazione dell’atto; deleghe semplici e immediate senza barriere d’ingresso; comunicazioni chiare, non un foglietto che rimanda a un labirinto virtuale. Non è populismo anti-tech: è garanzia dei diritti. L’innovazione inclusiva costa un po’ di più? Sì. Ma il prezzo altrimenti lo paga chi ha 77 anni e non ha chiesto di trasformarsi d’un tratto in una utentessa digitale “abilitata”.
Intanto, sul fronte della legalità formale, a Settimo la macchina corre. La Città promuove SEND come canale per visualizzare, gestire e pagare online le multe, con avvisi di cortesia via app IO ed eventuale invio di avvisi cartacei che però non contengono più l’atto. La decorrenza scatta, le notifiche si perfezionano secondo canale, e chi non entra in piattaforma fa da spettatore a una procedura che lo riguarda ma che non vede. Paola e sua figlia oggi chiedono una cosa banale e rivoluzionaria: conoscere per decidere. Se l’amministrazione crede davvero nella trasformazione digitale, inizi col misurarsi non sulla comodità del back office, ma sulla capacità di non lasciare indietro nessuno.
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