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Cronaca

Barriera di Milano ostaggio del degrado: tra cantieri abbandonati, ruderi e spaccio

Piscine Sempione, ex Gondrand e parco di via Cigna simboli di un quartiere dimenticato

Barriera di Milano

Barriera di Milano ostaggio del degrado: tra cantieri abbandonati, ruderi e spaccio

A Barriera di Milano, a Torino, nel tratto tra via Virginia e via Lavoro Rossi, i cittadini denunciano da anni una situazione che definiscono intollerabile. L’area che comprende il parco di via Cigna, i ruderi delle Piscine Sempione, l’ex stabilimento Gondrand e quello delle Ferrovie dello Stato è diventata terreno di conquista per criminalità organizzata, spaccio e degrado sociale. Una zona che avrebbe dovuto ospitare nuovi progetti urbani, ma che oggi si presenta come un mosaico di cantieri abbandonati, baraccopoli abusive e insicurezza diffusa.

Al centro delle polemiche c’è il cantiere della futura linea 2 della metropolitana, formalmente di proprietà di RFI. Un luogo che, in teoria, dovrebbe essere interdetto agli estranei e invece è diventato base operativa dello spaccio, con tanto di tende e rifugi improvvisati all’interno delle recinzioni. I residenti parlano apertamente di un parco pubblico trasformato in “deposito di stupefacenti” e in un camping a cielo aperto, dove tossicodipendenti e sbandati trovano rifugio sotto gli occhi di tutti.

Il perimetro instabile e pericolante della recinzione del cantiere, più volte segnalato, non rappresenta soltanto un rischio per chi passa nelle vicinanze, ma diventa anche la prova evidente di un’assenza di controllo. «Abbiamo già presentato un’interpellanza al sindaco – ricordano da Fratelli d’Italia – chiedendo un intervento immediato, ma nulla si è mosso. Intanto il quartiere continua a vivere sotto assedio».

Non va meglio alle Piscine Sempione, ridotte a due ruderi fatiscenti che da anni attendono demolizione. Qui, come nell’ex Gondrand, i lavori sono fermi da troppo tempo, e l’incuria ha trasformato gli edifici in spazi pericolosi, infestati da degrado e frequentazioni illegali. I residenti e i commercianti della zona si chiedono quando arriverà un piano di bonifica e recupero, temendo che, senza un’azione rapida, Barriera di Milano resti intrappolata in una spirale di abbandono e criminalità.

Il malcontento cresce anche sul piano politico. «Le scelte sbagliate della sinistra non possono essere pagate dagli onesti cittadini», tuonano dal centrodestra, accusando l’amministrazione di inerzia e incapacità nel gestire un quartiere storicamente difficile ma dalle enormi potenzialità.

Sul piano urbanistico, il nodo resta la capacità di trasformare le aree dismesse in spazi realmente fruibili. Non è la prima volta che Torino si trova a fare i conti con cantieri lasciati a metà e progetti rimasti sospesi: basti pensare ad altri comparti industriali abbandonati, che hanno conosciuto decenni di stallo prima di rivedere la luce. L’esperienza insegna che senza un chiaro disegno politico e senza risorse certe, il rischio è che i cantieri si trasformino in enormi buchi neri di degrado urbano.

Oggi, però, i cittadini di Barriera non chiedono più solo promesse di rigenerazione urbana: vogliono decoro, sicurezza e legalità. Vogliono tornare a frequentare un parco senza timore, vedere demolite strutture che non hanno più futuro, e ritrovare una normalità che altrove sembra scontata ma che qui appare ancora lontana.

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