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Cronaca
03 Settembre 2025 - 23:37
Il sindaco Alessandro Bonacci è decaduto
Una comunità che trattiene il fiato, un municipio affidato a un commissario e un interrogativo che pesa sul domani: che ne sarà degli impianti di risalita? A Macugnaga, la crisi amministrativa esplosa una settimana fa non è solo una vicenda di palazzo, ma un passaggio delicato che tocca identità, lavoro e prospettive di un territorio.
Una settimana fa il sindaco di Macugnaga, Alessandro Bonacci è decaduto dopo le dimissioni in massa dei consiglieri comunali, arrivate all’indomani dell’arresto ai domiciliari del primo cittadino nell’ambito di un’inchiesta della Guardia di Finanza. La scelta di lasciare collettivamente l’aula ha di fatto azzerato il Consiglio e aperto la strada al commissariamento, con un paese scosso e un clima diffuso di incertezza.
Il prefetto di Verbania ha nominato Gerardo Corvatta commissario per guidare il Comune di Macugnaga. Una figura chiamata a garantire la continuità istituzionale e a riportare stabilità in un momento straordinario. La sua designazione segna l’avvio di una fase di amministrazione commissariale, mentre la comunità guarda con attenzione alle prime decisioni.
Tra le preoccupazioni più avvertite in paese spicca il futuro degli impianti di risalita. È un tema sensibile, che incrocia la vita quotidiana delle famiglie e la tenuta del tessuto economico locale. La priorità che molti residenti assegnano alla questione è un segnale chiaro: gestione, manutenzione e programmazione sono percepite come leve strategiche per non disperdere capitale sociale e opportunità.
L’arrivo del commissario è un passaggio necessario per dare ordine alla macchina comunale. Ma non scioglie, da solo, i nodi di fondo. La comunità attende chiarezza sui tempi e sulle priorità operative, con un’attenzione particolare agli impianti di risalita. Trasparenza, ascolto e capacità di decidere saranno fattori determinanti perché questa fase straordinaria diventi l’occasione per ricostruire fiducia e definire una rotta condivisa.
Il caso che ha travolto il sindaco di Macugnaga, Alessandro Bonacci, ha preso avvio il 5 maggio 2025, quando il primo cittadino, 84 anni, è stato posto agli arresti domiciliari con l’accusa di frode processuale, depistaggio e falso materiale in atto pubblico. Secondo gli inquirenti, avrebbe redatto e retrodatato una falsa ordinanza sindacale contingibile e urgente, risalente apparentemente al maggio 2023, ma in realtà predisposta solo due anni più tardi, con lo scopo di giustificare lavori ritenuti abusivi ai piedi del ghiacciaio del Belvedere, lungo il sentiero che conduce al rifugio Zamboni-Zappa.
L’inchiesta, condotta dal Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Domodossola, ha portato a perquisizioni e al sequestro di materiale documentale e informatico. Le anomalie emerse hanno convinto la Procura della Repubblica di Verbania a chiedere e ottenere la misura cautelare, disposta dal gip Mauro D’Urso.
La fase più delicata dell’indagine si è però conclusa a metà estate: l’11 luglio 2025, il giudice ha revocato gli arresti domiciliari sostituendoli con il divieto di dimora a Macugnaga, accogliendo le argomentazioni della difesa e tenendo conto del parere della stessa Procura.
Il procedimento, tuttavia, non si è fermato. Nell’agosto 2025 i finanzieri hanno disposto il sequestro del tracciato per e-bike realizzato al Belvedere, anch’esso collegato all’inchiesta. Una misura che ha avuto ripercussioni immediate anche sul piano turistico, rendendo più difficile l’accesso al rifugio e alimentando tensioni in paese.
La vicenda resta dunque aperta, con Bonacci che dovrà chiarire davanti alla magistratura la sua posizione e con la comunità di Macugnaga chiamata a fare i conti con un’inchiesta che intreccia politica locale, ambiente alpino e gestione delle opere pubbliche.
Macugnaga, piccolo comune ai piedi del Monte Rosa, vive da decenni in equilibrio tra la tradizione walser e l’attrattiva turistica che le sue montagne esercitano in ogni stagione. Il paese deve gran parte della sua notorietà agli impianti sciistici, che hanno segnato nel tempo la sua identità e la sua economia.
Gli impianti principali si sviluppano su due aree distinte: il Belvedere e il Monte Moro.
La zona del Belvedere, a ridosso del ghiacciaio, è storicamente la più frequentata dagli sciatori principianti e dalle famiglie, grazie alle piste più accessibili e ai collegamenti rapidi dal centro abitato.
L’area del Monte Moro, invece, offre tracciati più impegnativi e spettacolari, con vista diretta sulla parete est del Monte Rosa, ed è collegata con la Svizzera attraverso il valico.
Nel corso degli anni, la gestione di questi impianti ha conosciuto momenti di difficoltà. Le stagioni con scarso innevamento naturale e i costi crescenti della manutenzione hanno reso necessario un uso sempre più esteso dell’innevamento artificiale, con conseguenti investimenti che non sempre hanno trovato copertura economica.
Oltre alla neve, Macugnaga punta anche sull’attrattiva estiva: sentieri, trekking, vie ferrate e ora percorsi per e-bike, pensati per ampliare l’offerta turistica al di fuori della stagione sciistica. Non a caso, proprio questi tracciati sono finiti recentemente sotto la lente delle indagini giudiziarie che hanno coinvolto l’amministrazione comunale.
Nonostante le difficoltà, la comunità di Macugnaga continua a considerare gli impianti sciistici una risorsa irrinunciabile. Non solo per l’indotto economico – alberghi, ristoranti, rifugi e attività commerciali vivono in larga parte dei flussi di turisti attratti dalle piste – ma anche per il legame identitario che lega il paese al Monte Rosa e alla sua vocazione alpina.
La sfida, oggi, è duplice: da un lato garantire la sostenibilità economica e ambientale degli impianti, dall’altro ripensare l’offerta turistica in un contesto climatico che rende sempre più fragile la stagione invernale. Macugnaga si trova così a un bivio, dove il futuro dello sci convive con la necessità di diversificare e reinventare la propria proposta.
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