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Cronaca

Esplosioni di petardi e risse al Regio Parco, quartiere ostaggio del degrado tra bar fuori controllo e occupazioni abusive

Residenti denunciano insicurezza crescente, il complesso ATC di via Bologna al centro delle polemiche

Regio Parco in subbuglio

Regio Parco in subbuglio: tra petardi, risse e degrado la pazienza dei residenti è finita

Notte agitata quella appena trascorsa al Regio Parco, quartiere che da tempo convive con tensioni legate al degrado e all’ordine pubblico. Attorno alla mezzanotte, nella zona compresa tra via Cravero, via Senigallia e il complesso ATC di via Bologna 265-267, un gruppo di persone ha fatto esplodere una serie di petardi lungo la carreggiata e persino all’interno degli stabili, generando paura tra chi si trovava nei paraggi. Le detonazioni hanno scosso i residenti, già provati da una situazione che si ripete con cadenza frequente. Poco dopo, secondo le testimonianze raccolte, gli stessi individui avrebbero dato vita a nuove tensioni insieme ad altri frequentatori di un bar di via Cravero, noto da tempo per essere teatro di liti e interventi delle forze dell’ordine.

Sul posto sono giunte rapidamente le volanti della Polizia di Stato, che hanno setacciato l’area alla ricerca dei residui pirotecnici e riportato un minimo di ordine. La presenza delle forze dell’ordine è stata ancora una volta determinante per arginare l’escalation, ma l’episodio ha riacceso la rabbia di chi abita in zona e da anni chiede soluzioni definitive.

Il tema della sicurezza al Regio Parco non è nuovo. Gli stabili ATC di via Bologna, nati come edilizia popolare, sono diventati nel tempo epicentro di conflitti sociali, tensioni etniche e situazioni di degrado. L’accusa, rilanciata con forza da alcuni rappresentanti politici locali, è che all’interno degli edifici sia ancora presente una famiglia rom considerata “punto di riferimento” per gruppi che orbitano attorno al quartiere e che vengono descritti come responsabili di atti vandalici, minacce e comportamenti intimidatori.

Il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale ha ribadito la richiesta di sgombero immediato: «È necessario liberare gli alloggi occupati abusivamente e intervenire sul bar di via Cravero, più volte teatro di risse e controlli di polizia. Dopo anni di sopportazione i cittadini meritano risposte concrete, non slogan politici». Parole dure, che si inseriscono in un clima già infuocato dalla polemica politica tra chi chiede misure drastiche e chi, invece, rivendica politiche di inclusione sociale.

Al centro dello scontro c’è il concetto di “persone fragili”, utilizzato dalla sinistra e contestato da chi lo ritiene un alibi per giustificare comportamenti che finiscono per penalizzare la cittadinanza. Alcuni residenti denunciano che gli spazi pubblici del quartiere sono ormai trasformati in latrine a cielo aperto, con episodi di minzione e defecazione tra le auto e vicino ai bidoni della spazzatura. Scene che, a detta di chi abita la zona, si ripetono con preoccupante regolarità.

Gli episodi di ieri notte non rappresentano un caso isolato. Da mesi si susseguono segnalazioni su assembramenti, schiamazzi e aggressioni lungo via Cravero, spesso legati alla presenza di gruppi di giovani e di persone senza dimora che gravitano attorno agli stabili ATC. Le istituzioni hanno finora risposto con controlli a tappeto, ma senza riuscire a risolvere un problema strutturale che affonda le radici in anni di abbandono e di scelte politiche mai definitive.

Il bar di via Cravero, già più volte oggetto di segnalazioni, è diventato un simbolo della convivenza difficile tra residenti e frequentatori abituali. Più volte le forze dell’ordine sono dovute intervenire per sedare risse, identificare avventori e rispondere a richieste di aiuto. La scorsa estate, secondo fonti investigative, il locale era stato teatro di una violenta colluttazione che aveva richiesto l’arrivo di tre pattuglie. Nonostante questo, l’attività continua a funzionare, alimentando le richieste di chi ne invoca la chiusura.

Il Regio Parco, quartiere storicamente popolare e operaio, negli ultimi decenni è diventato terreno di trasformazioni urbanistiche e sociali. L’arrivo di nuove comunità, la crisi dell’edilizia popolare e l’aumento delle tensioni legate alla marginalità hanno reso difficile la convivenza. Se da un lato non mancano esperienze positive di rigenerazione, come le attività culturali e le associazioni impegnate nel sociale, dall’altro la percezione di insicurezza resta forte.

Secondo i dati diffusi dal Comune di Torino, negli ultimi cinque anni il quartiere ha registrato un incremento di interventi delle forze dell’ordine legati a reati predatori, danneggiamenti e disturbo della quiete pubblica. La polizia municipale e la questura hanno più volte predisposto pattugliamenti straordinari, ma i residenti denunciano che l’effetto dura pochi giorni, per poi tornare alla situazione di partenza.

Le istituzioni regionali e comunali si trovano ora a un bivio. La pressione politica per lo sgombero degli alloggi abusivi si scontra con le normative nazionali che richiedono soluzioni alternative di accoglienza per le famiglie vulnerabili. Una questione complessa, che divide l’opinione pubblica e che rischia di diventare terreno di scontro in vista delle prossime elezioni amministrative.

Gli abitanti chiedono soprattutto normalità: poter tornare a dormire senza essere svegliati da petardi, camminare senza incrociare risse o persone che usano la strada come bagno pubblico, frequentare i locali senza timore di violenze. Una richiesta semplice, ma che mette in discussione la capacità delle istituzioni di garantire sicurezza e decoro in quartieri segnati da fragilità sociali.

La vicenda del Regio Parco si inserisce in un contesto più ampio che riguarda diverse zone periferiche di Torino, dal Barriera di Milano a Mirafiori Sud, passando per Aurora e Falchera. Quartieri che, con sfumature diverse, vivono situazioni simili di marginalità, conflitti sociali e degrado urbano. In tutti i casi, la partita si gioca tra interventi repressivi e politiche di inclusione, due strade spesso viste come opposte ma che, probabilmente, dovrebbero procedere insieme.

Il ringraziamento rivolto alla Polizia di Stato per l’intervento di ieri notte, espresso anche da alcuni rappresentanti politici, conferma il ruolo cruciale delle forze dell’ordine, ma non cancella la sensazione di precarietà che domina tra i residenti. Senza un piano organico che tenga insieme sicurezza, manutenzione urbana e sostegno sociale, ogni intervento rischia di restare un palliativo.

In conclusione, l’esplosione di petardi e i disordini della scorsa notte sono l’ennesimo campanello d’allarme per il Regio Parco. Una zona che chiede di non essere dimenticata, che invoca più tutela, più rispetto e soprattutto un impegno serio da parte di chi governa. Finché le promesse resteranno sulla carta, la distanza tra le istituzioni e la realtà quotidiana continuerà ad allargarsi, alimentando quella sensazione di abbandono che i cittadini denunciano ormai da anni.

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