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Cronaca
29 Agosto 2025 - 09:34
Nuova truffa in Piemonte: falsi operatori si spacciano per l’ente regionale e promettono sconti in bolletta
«Buongiorno, la contattiamo dall’ente regionale dell’energia». È questa la frase che in questi giorni sta raggiungendo numerose abitazioni piemontesi, ma dietro quell’introduzione che richiama autorità e istituzioni non c’è alcun ufficio pubblico: si tratta dell’ennesimo tentativo di raggiro telefonico. Lo schema è ormai consolidato: finti addetti promettono bollette più leggere o, al contrario, prospettano multe e penali a chi non accetta di cambiare immediatamente gestore di luce o gas. L’intento è spingere i cittadini a dire sì a contratti che non hanno mai richiesto, talvolta senza neppure accorgersene.
Le prime segnalazioni sono arrivate a Federconsumatori, che ha raccolto le denunce di chi ha ricevuto queste chiamate e ha informato subito la Regione Piemonte. L’amministrazione ha chiarito con fermezza che nessuna campagna di questo tipo è in corso né è stato dato incarico a call center esterni. Tutto lascia dunque pensare a una truffa architettata per sfruttare l’immagine delle istituzioni e guadagnarsi la fiducia degli utenti più vulnerabili.
Il caso piemontese si inserisce in una problematica ben più ampia: in Italia il telemarketing aggressivo resta una vera emergenza. Secondo le rilevazioni di Agcom, ogni giorno milioni di telefonate raggiungono le case degli italiani, spesso con pratiche di persuasione ai limiti della legalità. Ancora più insidiosa è la tecnica dello spoofing, ovvero la falsificazione del numero di chiamata, che consente ai truffatori di far apparire sul display un contatto apparentemente riconducibile a enti pubblici o numeri fissi locali, aumentando così la credibilità della chiamata. Dal 19 agosto 2025 sono stati introdotti i primi filtri Agcom, pensati per ridurre il fenomeno attraverso controlli tecnici sui numeri utilizzati e la possibilità per i cittadini di inviare segnalazioni immediate.
Quella legata all’energia non è che una delle tante truffe che circolano al telefono. In parallelo proliferano i falsi impiegati bancari, che allertano su presunte operazioni sospette inducendo le persone a rivelare codici di sicurezza; i raggiri legati agli abbonamenti, dove basta rispondere “sì” per attivare un servizio indesiderato; o i finti corrieri che chiedono soldi per pacchi che non sono mai stati ordinati. In tutti questi casi, i truffatori giocano sulle stesse leve: la fiducia mal riposta o la paura di conseguenze immediate, travestendo la frode con un linguaggio burocratico e con minacce velate.
Gli specialisti consigliano alcune regole semplici. Non bisogna mai fidarsi di chi si presenta al telefono come un ente pubblico: le istituzioni non operano attraverso chiamate dirette di questo tipo e usano sempre canali ufficiali per le comunicazioni. È fondamentale evitare di fornire dati sensibili, codici bancari o numeri di contatore, che possono essere utilizzati per attivare contratti all’insaputa del titolare. Utile, inoltre, iscriversi al Registro pubblico delle opposizioni, che limita la possibilità di essere contattati per fini commerciali, e segnalare ogni chiamata sospetta ad Agcom, alle associazioni dei consumatori o alle forze dell’ordine, in modo da aiutare le autorità a smascherare le centrali abusive.
L’episodio di Collegno dimostra quanto i cittadini siano ancora esposti a questo genere di frodi. Le nuove misure potrebbero ridurre il numero delle chiamate truffaldine, ma la difesa più efficace rimane la vigilanza personale. Davanti a promesse di sconti troppo allettanti o a minacce di penali, il consiglio resta uno: non lasciarsi intimorire e chiudere subito la comunicazione. In un Paese dove la truffa telefonica è tra i reati più diffusi, il gesto più semplice è anche il più sicuro: riagganciare senza esitazione.
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