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Canavese, anziani truffati da finti carabinieri: il fenomeno dilaga in tutta Italia

La solitudine, la paura e il bisogno di protezione: perché gli anziani sono i bersagli ideali

Canavese, anziani truffati da finti carabinieri: il fenomeno dilaga in tutta Italia

Canavese, anziani truffati da finti carabinieri: il fenomeno dilaga in tutta Italia

Le segnalazioni ormai arrivano a raffica, con post sui social, telefonate ai giornali e racconti che si rincorrono nei paesi del Canavese. Truffe, raggiri, telefonate sospette: il copione è sempre lo stesso, cambia solo l’ambientazione. Gli anziani restano le vittime preferite. Proprio in questi giorni, diverse famiglie di Pont Canavese e Cuorgnè hanno denunciato telefonate da parte di sedicenti carabinieri che, con voce ferma e convincente, annunciavano al telefono che un familiare era rimasto coinvolto in un grave incidente. L’obiettivo era uno: spaventare, destabilizzare e carpire soldi o gioielli, approfittando dello shock emotivo.

Il racconto è sempre drammatico: «Sua figlia ha investito una persona, ora serve subito del denaro per evitare guai», oppure «Suo figlio è ferito, dobbiamo portarlo in ospedale ma servono i documenti e dei soldi». In alcuni casi i malviventi si presentano persino alla porta di casa, travestiti da falsi avvocati o finti ufficiali, per ritirare quanto richiesto.

Nel caso dei genitori di una residente di Pont, la telefonata è arrivata sul fisso: la voce dall’altra parte si è spacciata per un carabiniere di Cuorgnè, parlando di un incidente che coinvolgeva la figlia. Panico, agitazione, confusione. Per quanto si raccomandi di “non dar retta a certe telefonate”, sul momento la paura prende il sopravvento. Solo la chiamata diretta della figlia e la presenza dei fratelli ha riportato la calma. Ma l’ansia, fino al ritorno a casa, non è svanita.

Episodi simili, purtroppo, non sono isolati: da nord a sud, le cronache riportano quotidianamente casi di anziani raggirati. Il Canavese, come molte altre province italiane, è terreno fertile per bande organizzate che sfruttano debolezze, ingenuità e soprattutto la solitudine.

Truffe sempre più ingegnose

Il fenomeno non è nuovo, ma negli anni si è affinato. Ci sono i finti tecnici del gas o della luce che entrano in casa con la scusa di verificare una perdita o controllare il contatore, riuscendo a distrarre l’anziano per portargli via gioielli e contanti. Ci sono i falsi postini che consegnano pacchi mai ordinati, chiedendo però di pagare in contanti alla consegna. E poi ci sono i raggiri “digitali”, via sms o WhatsApp, come il messaggio “Ciao mamma, ho cambiato numero, mi servono urgentemente 500 euro” che ha già fatto centinaia di vittime.

Un caso emblematico risale a Milano, dove due uomini si sono spacciati per tecnici dell’acqua: mentre uno distraeva l’anziana proprietaria di casa facendo scorrere i rubinetti per un presunto controllo, l’altro rovistava nelle stanze. Sono stati arrestati solo perché i vicini, insospettiti, hanno chiamato la polizia.

Truffe agli anziani: un fenomeno in costante crescita

Quando la truffa non riesce

Fortunatamente, non sempre i truffatori riescono nei loro intenti. A Torino, un’anziana signora, contattata al telefono da un finto nipote in difficoltà, ha avuto la prontezza di chiedere dettagli che il truffatore non sapeva fornire. Ha riattaccato e chiamato subito i veri carabinieri, evitando di cadere nella trappola.

In un altro episodio a Bologna, un uomo che si spacciava per avvocato si è presentato alla porta di un pensionato. Ma il figlio, presente in casa, ha intuito subito l’inganno e ha fotografato il truffatore, permettendo alle forze dell’ordine di identificarlo.

Questi episodi dimostrano come la prudenza e, quando possibile, la presenza di familiari più giovani facciano la differenza.

Le vittime ideali: paura, solitudine e fiducia

Gli anziani restano il bersaglio privilegiato non solo per la loro maggiore vulnerabilità fisica, ma anche psicologica. La solitudine gioca un ruolo determinante: chi vive solo, senza figli o parenti vicini, è più esposto al rischio di fidarsi di una voce “autorevole” al telefono o di una persona che bussa alla porta.

Il meccanismo della truffa si fonda sul panico e sulla fretta. L’obiettivo è non dare tempo di riflettere. Creare un’urgenza improvvisa («suo figlio è ferito», «sua nipote rischia la galera») serve a bloccare la lucidità, innescando una reazione emotiva.

Le storie più clamorose

Alcuni episodi hanno dell’incredibile. A Napoli una coppia di anziani è stata convinta a consegnare 10 mila euro a un finto avvocato che sosteneva di difendere il figlio per un incidente. Solo dopo aver parlato col vero figlio hanno capito di essere stati ingannati. A Roma, invece, un uomo si è finto parroco e ha chiesto “offerte” a domicilio per la parrocchia: ha raccolto migliaia di euro prima di sparire.

Ancora più ardita la truffa registrata a Genova: un gruppo di malviventi ha allestito una finta ambulanza per simulare il trasporto di un familiare, convincendo i parenti a consegnare denaro “per coprire le spese urgenti di ricovero”.

Cosa fare se si sospetta una truffa

Le forze dell’ordine sono chiare: la prima regola è mantenere la calma. Non aprire la porta a sconosciuti e non consegnare mai denaro o oggetti di valore a persone che non si conoscono, anche se si presentano con una divisa o un tesserino.

In caso di telefonate sospette:

  • Riattaccare subito senza fornire informazioni personali.

  • Contattare direttamente il familiare citato per verificare la veridicità dei fatti.

  • Chiamare immediatamente il 112 per segnalare l’accaduto.

È fondamentale parlarne in famiglia, soprattutto con i genitori o i nonni più anziani, spiegando i meccanismi delle truffe e concordando una parola d’ordine da usare in caso di emergenza.

Le campagne di sensibilizzazione delle forze dell’ordine insistono su un concetto semplice: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Meglio sembrare diffidenti che diventare vittime.

Un fenomeno che cresce

Secondo le statistiche del Ministero dell’Interno, le truffe agli anziani sono in costante aumento. Nel 2024 si sono registrati migliaia di casi, molti dei quali non denunciati per vergogna o paura. Ma la denuncia resta fondamentale, non solo per far partire le indagini, ma anche per allertare la comunità.

In molte città italiane i Comuni, insieme alle forze dell’ordine, hanno avviato incontri pubblici per informare i cittadini e distribuire vademecum con consigli pratici. A Milano e Torino, ad esempio, sono stati istituiti veri e propri sportelli anti-truffa, dove gli anziani possono raccontare episodi sospetti e ricevere supporto.

La battaglia culturale

Contrastare le truffe agli anziani non è solo questione di polizia. È anche un tema culturale e sociale. La società deve proteggere i più fragili, costruendo reti di vicinanza. Una visita di un vicino, una telefonata dei figli, un gruppo di volontariato attento al territorio possono fare la differenza.

Perché, come dimostrano i racconti di questi giorni in Canavese, la vera arma dei truffatori non è la furbizia, ma la solitudine.

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