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Pellegrini in fuga dal Cammino di Santiago: bruciati 343.000 ettari, il peggior rogo di sempre (VIDEO&FOTO)

Protezione civile avverte i pellegrini, distrutti oltre 343 mila ettari di vegetazione: è il peggior anno di sempre

Pellegrini in fuga

Pellegrini in fuga dal Cammino di Santiago: bruciati 343.000 ettari, il peggior rogo di sempre (VIDEO&FOTO)

Non conosce tregua la devastante ondata di incendi che sta flagellando il nordovest della Spagna, trasformando intere aree in deserti di cenere. In poche settimane le fiamme hanno divorato parchi naturali e territori di Galizia, Asturie, Castiglia e León ed Estremadura, producendo uno scenario apocalittico che ha messo in ginocchio comunità locali, agricoltura e turismo.

Il fenomeno ha raggiunto dimensioni tali da costringere le autorità di Protezione civile a lanciare un avviso senza precedenti ai pellegrini del Cammino di Santiago. Chi percorre il celebre itinerario che attraversa la penisola iberica fino a Santiago de Compostela è stato invitato a sospendere immediatamente la tratta compresa fra Astorga, Ponferrada e Bembibre, nella provincia di León, per non mettere a rischio la propria vita. Un segnale drammatico della gravità della situazione, che sta minando non solo l’ambiente ma anche uno dei simboli spirituali e culturali più riconosciuti a livello internazionale.

I dati ufficiali confermano che il 2025 è già l’anno peggiore di sempre per gli incendi boschivi in Spagna. Secondo le rilevazioni del Sistema Europeo di Informazione sugli Incendi Forestali (Effis), dall’inizio dell’anno sono andati in fumo 343.862 ettari di vegetazione, una superficie superiore a quella dell’intera Valle d’Aosta e ben oltre il precedente record registrato nel 2022, quando i roghi avevano distrutto 306.555 ettari.

Un dato ancora più inquietante emerge dal confronto tra le cifre: se nel 2022 il numero degli incendi era quasi il doppio rispetto a quest’anno, la devastazione provocata nel 2025 è stata comunque maggiore. Ciò significa che gli eventi attuali, pur meno frequenti, hanno assunto proporzioni gigantesche e una violenza fuori scala.

Le aree più colpite sono quelle del nordovest, un territorio che custodisce alcuni dei paesaggi più suggestivi della penisola iberica. In Galizia le fiamme hanno lambito zone rurali e riserve naturali, distruggendo ettari di boschi di querce e pini. Nelle Asturie il fuoco ha devastato pascoli e zone montuose, mettendo in difficoltà centinaia di allevatori. In Castiglia e León e in Estremadura, regioni ricche di biodiversità e di parchi protetti, le conseguenze sono state altrettanto drammatiche, con villaggi minacciati dalle fiamme e evacuazioni forzate di intere comunità.

La rapidità con cui gli incendi si propagano è favorita da una combinazione micidiale: siccità prolungata, temperature costantemente oltre la media stagionale e venti forti che alimentano i roghi e rendono difficili le operazioni di spegnimento.

Le conseguenze non si limitano alla perdita di vegetazione. Gli incendi stanno provocando una devastazione complessiva che tocca ogni aspetto della vita dei territori colpiti. L’agricoltura, già in sofferenza per la mancanza d’acqua, ha visto andare in fumo pascoli e coltivazioni, con danni ingenti per le aziende agricole. Gli allevatori delle zone montane denunciano la perdita di interi greggi, intrappolati dalle fiamme o soffocati dal fumo.

A preoccupare è anche l’impatto sul turismo. La decisione di sospendere un tratto del Cammino di Santiago è un duro colpo non solo per i pellegrini, ma per tutta l’economia che ruota attorno all’accoglienza lungo il percorso: ostelli, ristoranti, botteghe e piccole attività locali che vivono in gran parte del flusso costante di viaggiatori.

Infine, c’è la questione culturale e simbolica. Il Cammino è patrimonio dell’umanità UNESCO e rappresenta una tradizione secolare di fede e incontro tra popoli. Vederlo interrotto per motivi di sicurezza a causa delle fiamme è un segnale che va ben oltre il semplice dato ambientale: racconta la fragilità di un equilibrio che i cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova.

Secondo Effis, la Spagna è attualmente il Paese europeo più colpito dai roghi, davanti al Portogallo. La penisola iberica si conferma dunque come l’area più vulnerabile del continente, esposta a incendi di proporzioni catastrofiche che si ripetono con sempre maggiore frequenza.

Gli esperti sottolineano come questo fenomeno sia il risultato diretto della crisi climatica: ondate di calore sempre più intense, estati siccitose e scarsità di piogge creano le condizioni ideali perché anche un piccolo focolaio si trasformi in un incendio devastante.

Nonostante lo sforzo dei vigili del fuoco, dei volontari e delle autorità locali, la lotta alle fiamme appare in salita. Gli incendi sono così vasti e diffusi che contenerli richiede risorse straordinarie, spesso non sufficienti rispetto all’entità del disastro.

La Protezione civile continua a monitorare la situazione e non esclude ulteriori evacuazioni nelle zone più a rischio. Nel frattempo, l’allarme lanciato ai pellegrini resta un monito per tutti: anche simboli universali come il Cammino di Santiago possono essere travolti dalla furia della natura, se non si interviene in maniera decisa e strutturale per affrontare le radici del problema.

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