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Cronaca

Fiesta Latina, strage da guacamole: muoiono due donne. L’inchiesta da Cagliari arriva fino a Torino

Morta anche Valeria Sollai, 62 anni: indagato il titolare Cristian Gustavo Vincenti, controlli tra Sardegna e Torinese

Fiesta Latina, seconda vittima di botulismo: indagini sul chiosco del guacamole

C’è una seconda vittima nella tragedia che ha sconvolto la Sardegna e che ormai travalica i confini regionali. Dopo la morte di Roberta Pitzalis, 38 anni, avvenuta l’8 agosto, anche Valeria Sollai, 62 anni, non ce l’ha fatta. La donna, stimata cuoca della scuola primaria “Monumento ai Caduti” di Monserrato, è deceduta tra la sera di ieri e le prime ore del 19 agosto al Policlinico di Monserrato, dove era ricoverata da settimane in condizioni gravissime. Anche lei, come Roberta, aveva consumato la stessa salsa guacamole servita a un chiosco durante la Fiesta Latina, la manifestazione di fine luglio a Monserrato che avrebbe dovuto essere un’occasione di festa e che invece si è trasformata in un dramma.

La cronologia è impietosa: prima la corsa in ospedale di decine di persone colpite da malori, poi i ricoveri, infine due vite spezzate nel giro di pochi giorni. Quella salsa, condimento amatissimo in tutto il mondo, si è rivelata letale. Gli inquirenti sospettano che la guacamole fosse stata mal conservata e contaminata dal batterio responsabile del botulismo. Un alimento apparentemente innocuo, un tocco esotico per rendere più vivaci le pietanze, che si è trasformato in un veleno silenzioso.

Oltre alle due vittime, altre persone sono finite in ospedale con seri problemi di salute riconducibili all’intossicazione. Tra loro una ragazza di 14 anni, ancora ricoverata al Policlinico, e un bambino di 11 anni trasferito al Gemelli di Roma, entrambi in condizioni ancora delicate. La dinamica dei contagi e il quadro clinico dei pazienti restano al centro di nuovi accertamenti tecnici e sanitari, volti a ricostruire l’intera filiera: dalla preparazione, alla conservazione, fino alla somministrazione degli alimenti.

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Sul fronte giudiziario, l’unico indagato è Cristian Gustavo Vincenti, 55 anni, residente a Cercenasco, nel Torinese, e titolare del chiosco da cui sarebbe partita la salsa incriminata. La Procura di Cagliari, che inizialmente aveva ipotizzato il reato di lesioni, dopo la morte di Roberta Pitzalis ha riqualificato l’accusa in omicidio colposo. Con il decesso di Valeria Sollai, la posizione dell’indagato potrebbe aggravarsi ulteriormente, mentre gli inquirenti cercano di chiarire anche le circostanze della seconda morte. Resta ferma, al momento, la presunzione di innocenza.

Nei giorni scorsi, intanto, i Carabinieri del NAS di Torino hanno effettuato verifiche a Vigone, dove ha sede l’associazione di promozione della cultura dell’America Latina che ha organizzato la festa in Sardegna. Vincenti ne risulta legale rappresentante. Nell’operazione sono stati sequestrati alimenti per un valore complessivo di circa 30 mila euro, anche se della famigerata salsa guacamole non è rimasta alcuna traccia: tutto era stato consumato durante la manifestazione. L’attività investigativa punta a ricostruire responsabilità organizzative e procedure di sicurezza adottate per l’evento, con un’attenzione particolare alla catena del freddo e alle modalità di conservazione degli ingredienti.

La traiettoria investigativa, per quanto già delineata, lascia aperti nodi cruciali: chi ha preparato la salsa? In quali condizioni? Con quali controlli, se mai ci sono stati? La guacamole è un condimento diffuso e amato, ma proprio la sua natura — a base di avocado, spesso miscelata con ingredienti freschi — la rende particolarmente delicata. Se non conservata correttamente, può diventare un terreno fertile per la tossina botulinica, tra le più pericolose in assoluto.

Sul piano sanitario, l’autopsia eseguita su Roberta Pitzalis ha confermato che la giovane donna è morta per l’effetto del botulino, con una polmonite emorragica come concausa legata al lungo periodo di intubazione. Si attendono ora i risultati dell’autopsia su Valeria Sollai, che dovranno chiarire definitivamente le cause del decesso. Serviranno settimane, forse mesi, per avere un quadro completo, ma già oggi appare evidente come la catena di controlli e di responsabilità sia stata drammaticamente fragile.

Così una festa enogastronomica che prometteva allegria, balli e sapori sudamericani, oggi si trascina dietro lutti, inchieste e famiglie distrutte. Due donne non ci sono più, altre persone lottano ancora in ospedale, e la comunità si interroga: come è stato possibile che un semplice condimento trasformasse una serata di spensieratezza in una pagina nera di cronaca giudiziaria e sanitaria?

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