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Cronaca
18 Agosto 2025 - 15:46
Andrea Biffi a Stellenbosch, provincia del Capo Occidentale, Sudafrica
Gli amici lo chiamavano "Pipù". Aveva solo 32 anni, ma la sua vita era già segnata da imprese che pochi riescono a immaginare, figurarsi a compiere. Andrea Biffi, nato a Ivrea e residente a Borgiallo, era un uomo che della montagna aveva fatto non solo un luogo di passione, ma una vera e propria dimensione esistenziale. Padre di due figli, con un carattere tenace e uno sguardo sempre rivolto alle cime, si era costruito una reputazione da atleta capace di spingersi oltre i propri limiti, che fossero gare di ultratrail estenuanti o traversate solitarie sulle creste alpine.
Il suo rapporto con la montagna nasce da ragazzo: liceo “Gramsci” a Ivrea, i primi passi nello sport tra ciclismo, sci, arrampicata ed escursionismo. Poi, intorno ai vent’anni, la scoperta della corsa di lunga distanza e dell’ultratrail, disciplina estrema fatta di chilometri interminabili e dislivelli da capogiro. Una passione che esplode davvero dopo un periodo passato in Sudafrica, tra il 2013 e il 2018, dove Andrea non solo cresce come atleta ma riscopre se stesso, forgiando quella disciplina e quella resistenza che lo accompagneranno in ogni impresa futura.
Il ritorno in Italia coincide con un nuovo slancio. Nel 2023 brilla in alcune prove canavesane come il Trofeo Punta Quinzeina e la Ivrea-Mombarone, ma è nel 2025 che il suo nome entra con decisione nella comunità internazionale dell’ultratrail. A marzo partecipa alla Pass2Pass Ultra Trail, 100 chilometri con 4.600 metri di dislivello positivo, chiudendo al secondo posto. Poi, a giugno, la consacrazione: la vittoria in Sudafrica al Mountain Ultra Trail by UTMB (MUT), una prova estrema di circa 170 chilometri e quasi 8.000 metri di dislivello. Una gara che non è solo fatica e resistenza, ma un’autentica sfida con i limiti umani, vinta con la determinazione e la lucidità che lo contraddistinguevano.
Non erano solo le competizioni a definirlo. Andrea Biffi amava anche inventarsi le proprie avventure. A luglio 2025 realizza la prima traversata non-stop dell’Alta Via Canavesana, coprendo l’intero percorso in 1 giorno, 7 ore e 12 minuti. Una prova di volontà, affrontata tra privazione del sonno e allucinazioni, con la sola compagnia della montagna. Pochi giorni dopo porta a termine un’altra sfida: la traversata integrale delle creste Valchiusellesi, prima persona a riuscirci, segno di una continua ricerca di orizzonti inesplorati e di un bisogno insaziabile di confrontarsi con se stesso e con le vette.
La sua parabola, purtroppo, si è interrotta sul “Re di Pietra”. Il 17 agosto 2025 parte per affrontare da solo la Cresta Berhault del Monviso, una via che da sempre incarna il sogno e la sfida per tanti alpinisti. È equipaggiato, ha con sé il GPS, resta in contatto col padre fino al pomeriggio. Poi, nella notte, il segnale si spegne. L’allarme scatta all’alba, quando non rientra. Soccorso Alpino, Vigili del Fuoco e Gendarmerie francese si mobilitano. È l’alba del 18 agosto quando il suo corpo viene ritrovato nel Couloir del Porco, tra Punta Udine e Punta Venezia, sul versante francese della montagna.
Restano il dolore e lo sgomento, in una comunità che lo aveva visto crescere e affermarsi. Restano i ricordi dei compagni di corsa e di avventura, dei tanti che lo avevano incontrato lungo i sentieri e nelle gare. Restano due figli, a cui lascia il ricordo di un padre che ha inseguito i suoi sogni con ostinazione.
Andrea Biffi non era solo un atleta. Era un uomo che viveva la montagna come un tutt’uno con la propria esistenza, pronto ad affrontarla non per gloria ma per amore, con lo stesso rispetto e la stessa passione che lo hanno guidato fino all’ultimo giorno.
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