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Cronaca
11 Agosto 2025 - 08:30
Elisoccorso (Foto di repertorio)
Un pomeriggio d’estate, una pozza cristallina e l’entusiasmo di un tuffo: in Val Pellice, tra i tumpi del vallone Mugniva, il divertimento si è trasformato in tragedia in pochi secondi. Un ragazzo è rimasto gravemente ferito dopo un salto di circa sette metri, riaccendendo il dibattito sulla sicurezza in questi ambienti naturali tanto affascinanti quanto insidiosi.
Sabato 9 agosto, intorno alle 17.30, ai tumpi del vallone Mugniva — il tratto di torrente tra Luserna San Giovanni e Rorà — un ragazzo si è lanciato da un’altezza stimata di sette metri. Secondo le prime informazioni, avrebbe urtato una roccia sul fondale, riportando gravi ferite. L’area, meta molto frequentata durante l’estate, presenta pozze naturali e salti d’acqua che attirano appassionati e curiosi, ma non è un luogo attrezzato né controllato.
La macchina dei soccorsi si è attivata immediatamente: sul posto sono intervenuti elisoccorso, ambulanza e Soccorso Alpino. Dopo le prime cure in loco, il giovane è stato trasferito d’urgenza all’ospedale CTO di Torino. Al momento non sono stati diffusi ulteriori dettagli ufficiali sulle sue condizioni, ma la dinamica e l’urgenza dell’operazione rendono evidente la gravità dell’incidente.
A richiamare l’attenzione sui rischi è la sindaca di Rorà, Claudia Bertinat: Un monito chiaro che fotografa la complessità di questi luoghi: l’altezza dei salti, il livello dell’acqua e la presenza di rocce affioranti possono variare anche nell’arco di poche ore.
La bellezza dei torrenti di montagna esercita un richiamo irresistibile, ma l’assenza di controlli e la mutevolezza delle condizioni richiedono un approccio prudente. Verificare la profondità effettiva prima di tuffarsi, evitare salti da quote elevate e considerare che siccità e scarsa portata possono ridurre drasticamente i margini di sicurezza sono accortezze che fanno la differenza.
Il richiamo della sindaca Bertinat invita a una responsabilità condivisa: chi frequenta questi luoghi deve saper leggere i segnali del torrente; le comunità locali, dove possibile, possono rafforzare l’informazione sul rischio. Una consapevolezza che non limita il piacere della natura, ma lo rende più sicuro.
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