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Cronaca
10 Agosto 2025 - 23:30
Rubata l'auto del parroco in Canavese. Il sacerdote non si rassegna e lancia una raccolta fondi
C’è qualcosa di profondamente vile nei furti che colpiscono chi, per vocazione, dedica la propria vita agli altri.
La notte tra il 7 e l’8 agosto, in frazione Pasquaro, dei ladri hanno tentato di introdursi in una villetta e in un capannone, ma il colpo più odioso l’hanno messo a segno ai danni di Padre Grégoire Plus, parroco della comunità.
Non si sono limitati a portargli via qualche oggetto: gli hanno rubato l’auto, il mezzo che usava per raggiungere i fedeli, visitare gli ammalati, partecipare alle attività pastorali.
Un atto vigliacco, che lascia sgomenti non solo per il danno materiale, ma per il colpo inferto alla missione quotidiana di un sacerdote.
Di fronte a questo sfregio, Padre Grégoire non ha perso la dignità né la speranza.
La raccolta fondi di Padre Grégoire
Ha scelto la via della trasparenza e della fiducia: ha lanciato una raccolta fondi sulla piattaforma CutizUp.com, condividendola sui social, per potersi dotare al più presto di un nuovo veicolo.
«Cari amici, nei primi giorni della mia vacanza sono stato derubato… un’esperienza molto spiacevole. Oltre ad alcune masserizie, “loro” hanno preso la mia macchina. Eccomi qui, senza una vera autonomia. Ho lanciato questa raccolta fondi perché ho estrema necessità di un veicolo per i miei viaggi, sia locali che più importanti. Grazie al vostro buon cuore, finora abbiamo raccolto 767 euro. Vi ringrazio di cuore per ogni contributo e per la vicinanza dimostrata. Credi nella mia preghiera e nella mia fraterna amicizia».
Chi vuole può contribuire CLICCANDO QUI.
Il suo appello è un invito a non lasciare che la cattiveria abbia l’ultima parola. Ecco perché la comunità – e non solo quella di Pasquaro – è chiamata a stringersi attorno al proprio parroco. Non si tratta soltanto di rimediare a un danno economico: è un gesto di vicinanza, un segnale forte che dice a chi ruba e danneggia che il bene trova sempre alleati pronti a reagire.
Questa è una di quelle storie in cui la solidarietà può fare la differenza. Dove l’indifferenza sarebbe un’ulteriore ingiustizia. E dove la generosità, anche minima, diventa una forma di resistenza civile contro la viltà.
Perché un parroco senza auto non è solo un uomo a piedi: è una comunità privata di un sostegno, di una presenza, di un servizio.
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