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Cronaca

Operaio ferito e abbandonato nelle campagne: tre indagati. "Portato via per sbarazzarsene"

La caduta dal balcone e il sangue, poi il “trasporto” lontano dal cantiere

Operaio ferito e abbandonato nelle campagne: tre indagati. "Portato via per sbarazzarsene"

Operaio ferito e abbandonato nelle campagne: tre indagati. "Portato via per sbarazzarsene"

Un volo nel vuoto, un balcone che cede, il sangue che macchia la pelle e i vestiti.

Così Mihai Opulele, 48 anni, romeno, è rimasto gravemente ferito durante i lavori di ristrutturazione di una villetta in costruzione vicino a Ciriè, in Valle di Lanzo.

Ma il dramma non finisce lì: invece di ricevere soccorso immediato, sarebbe stato caricato e scaricato nelle campagne circostanti. Ferito, stordito, abbandonato.

A trovarlo è stato un passante, che ha dato l’allarme. Poco dopo, un uomo che era con lui ha chiamato l’ambulanza. Ora l’operaio è ricoverato in condizioni critiche all’ospedale di Ciriè.

Le indagini sono affidate ai carabinieri

Le indagini dei carabinieri partono subito. Troppo evidente il contesto: vestiti da lavoro, attrezzi e il corpo martoriato.

In poche ore i militari rintracciano il committente dei lavori, un militare dell’Esercito, e la moglie, proprietari della villetta lungo la strada provinciale, oltre all’ingegnere direttore dei lavori.

I tre sono indagati per omissione di soccorso, lesioni personali e abbandono di persona incapace. Secondo la prima ricostruzione, sarebbe stato proprio il proprietario a ordinare di portare fuori dal cantiere Opulele per “liberarsene”.

Non è la prima volta che accade.

Sei mesi fa un imprenditore finì indagato per aver lasciato un operaio peruviano, ferito in un cantiere di Collegno, direttamente al pronto soccorso di Rivoli.

A marzo, un ragazzo egiziano morì in un capannone di Leinì precipitando da dieci metri; i colleghi dissero che la caduta era avvenuta “in casa”.

Un filo rosso lega queste storie: la paura di perdere soldi e commesse prevale sul dovere di salvare una vita. Un filo che, in un Paese che si riempie la bocca di “sicurezza sul lavoro”, continua a spezzarsi ogni volta che l’urgenza del profitto supera la dignità dell’essere umano.

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