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Cronaca
06 Agosto 2025 - 21:10
Succede tutto alle 17.30 di mercoledì 6 agosto, in piena zona rossa, proprio dove la sicurezza dovrebbe essere rafforzata. Un ragazzo viene accoltellato al Movicentro di Ivrea, colpito da un altro giovane che poi si dilegua. Le sue condizioni non sono gravi, ma il gesto resta. Le forze dell’ordine intervengono in massa: Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia municipale. Transennano l’area. I passanti, confusi, continuano la loro routine. Il treno parte. L’autobus arriva. La ferita resta lì. È solo l’ennesimo episodio. Solo l’ultimo in ordine di tempo. Perché basta sfogliare le cronache delle ultime settimane per rendersi conto che qualcosa, a Ivrea, non torna.
Lo sapevano già il prefetto Donato Cafagna e il sindaco Matteo Chiantore. Lo sapevano tanto bene che hanno prorogato, il primo, e insistito per la proroga, il secondo, le “zone rosse” per altri tre mesi. Altro che sospensione: l’idea è di portarle fino a dicembre 2025. Perché, dicono, servono a tutelare attività commerciali e aree urbane sensibili. Ma basta? È davvero così?
Il Movicentro non è periferia. È centro vitale. Passaggio obbligato. Nodo nevralgico tra pendolari, studenti, anziani e mamme col passeggino. Ma anche teatro di traffici, bivacchi, tensioni. Il ferimento di mercoledì ha solo scoperchiato un vaso già traboccante. L’aggressore è ancora a piede libero. E intanto la sorveglianza viene “rafforzata”. Ancora una volta.
Controlli al Movicentro di Ivrea
Secondo l’ordinanza, in vigore dal 27 gennaio 2025, a Ivrea le zone sensibili sono dieci: corso Nigra, via Pavese, via Dora Baltea fino al Movicentro, via Jervis, via Di Vittorio, via Olivetti, piazza Lamarmora, via Gozzano. Luoghi dove, se hai precedenti o sei molesto, puoi essere allontanato entro 48 ore. Se rientri, scatta la denuncia penale.
Solo un mese fa, tra il 12 e il 13 luglio, Ivrea era stata teatro di una doppia aggressione da parte di un giovane nordafricano, che ha colpito padre e figlio prima in via Pistoni, poi addirittura nel piazzale dell’ospedale. Bottiglie rotte, pietre, cocci impugnati come lame. Venti punti di sutura per il padre, ematomi, ferite, choc per entrambi.
E allora Ivrea si guarda allo specchio e non si riconosce. Si interroga. Si arrabbia. Perché non è solo una questione di sicurezza pubblica.
Il prefetto Cafagna parla di oltre 21.000 controlli e 313 allontanamenti tra Torino e Ivrea. Numeri importanti. Il punto oggi però è un altro: non è quanto sia estesa la zona. Il punto è quanto sia efficace. Perché se in pieno giorno, in piena sorveglianza, si può accoltellare un ragazzo e sparire, qualcosa non va. E non basta un’ordinanza per rimediare.
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