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Cronaca

Padre e figlio "massacrati" e feriti con un coccio di bottiglia davanti all'ospedale da un ragazzo tunisino. Potevano morire

Notte di terrore a Ivrea: doppia aggressione da parte dello stesso assalitore scoperchia le fragilità della sicurezza urbana mentre la città si interroga sulla scadenza dell'ordinanza di vigilanza rafforzata

Padre e figlio "massacrati" e feriti con un coccio di bottiglia davanti all'ospedale da un ragazzo tunisino. Potevano morire

Padre e figlio "massacrati" e feriti con un coccio di bottiglia davanti all'ospedale da un ragazzo tunisino. Potevano morire

Succede tutto in poche ore. Tutto nella stessa città. Tutto contro le stesse vittime. Prima in un piccolo parcheggio di via Pistoni, in piena notte. Poi, come in un incubo che si ripete, nel piazzale del Pronto Soccorso dell’ospedale di Ivrea. Due aggressioni. Uno stesso aggressore. Un giovane, descritto come nordafricano, armato prima di pietre e sanpietrini, poi di bottiglie rotte impugnate come coltelli. Un’escalation di violenza cieca, improvvisa, devastante. Ora è caccia aperta a Ivrea, mentre padre e figlio – feriti e sotto choc – si chiedono ancora come sia stato possibile.

***

È l’1:30 della notte tra il 12 e il 13 luglio. Un uomo e suo figlio si trovano nel parcheggio di via Pistoni per riparare uno scooter che ha perso un pezzo. 

Tutto nella norma fino a quando non si avvicina un ragazzo, accompagnato da tre ragazze. Si offre di aiutare. Ma è solo un pretesto. Cambia tono, passa a un arabo tunisino, e domanda: “Avete bisogno di qualcosa?” – allusione esplicita a una possibile cessione di droga.

Padre e figlio rispondono no. Lui insiste: “Che ci fate qua? Questa è la mia zona. Io abito qua!”. 

Il padre replica: “Anche noi abitiamo qui”. Ma è chiaro: il ragazzo è fuori controllo. Comincia a urlare, a minacciare. “Andate via! Vi ammazzo!”. Tenta di aggredire il ragazzo. Il padre si mette in mezzo. Scoppia una colluttazione. Il giovane ha in mano una bottiglia di vetro, forse di birra. Scivola. La bottiglia si rompe. Si rialza. Si allontana.

Ma non se ne va. Da qualche metro di distanza, si volta e inizia a lanciare pietre e sanpietrini. Uno colpisce il braccio del ragazzo. Un dolore violento. Un grosso ematoma. Poi, finalmente, l’aggressore scompare.

Padre e figlio, sconvolti, si recano al Pronto Soccorso. Ma l’incubo non è finito.
Nel piazzale dell’ospedale, proprio lì, lo rivedono. È ancora lui.
In mano ha tre bottiglie di vetro. Appena li vede, lancia la prima. Colpisce di nuovo il figlio, stavolta al braccio destro. Un’altra ferita.

Poi rompe una seconda bottiglia per terra, raccoglie un coccio, lo impugna come un pugnale. Avanza deciso. Silenzioso. Ma con negli occhi tutta la rabbia che aveva lasciato sospesa. 

Il figlio inciampa sul marciapiede. Il padre lo protegge col corpo. Ma viene colpito più volte. Tagli profondi sulle braccia. Saranno necessari almeno venti punti di sutura. Una scena di follia pura.

Due uomini intervengono. Sono amici dell’aggressore. Cercano di separare i contendenti. Ma prima di allontanarsi, il giovane sferra un ultimo fendente, diretto al volto del figlio. Il colpo arriva dietro l’orecchio sinistro. Un’altra ferita, un altro intervento dei medici. E saranno altri punti di sutura. 

Poi tutti fuggono. L’aggressore, i due “amici”, le tre ragazze. Spariti.

Resta solo il sangue sull’asfalto.
Due aggressioni nel giro di poche ore. Nella stessa città. Contro le stesse vittime. 

L’aggressore è stato descritto con precisione: giovane, tra i 20 e i 30 anni, di origine nordafricana, capelli ricci, maglietta nera con inserti arancioni, cappellino nero, jeans corti. Sarebbe stato visto più volte aggirarsi nella zona di via Pistone.

La Procura ha aperto un fascicolo per lesioni personali aggravate, con diverse aggravanti: uso di armi improprie, reiterazione, aggressione in prossimità di una struttura sanitaria. Ma, per ora, il responsabile è ancora a piede libero.

E allora Ivrea si interroga.

Com’è possibile che un uomo, noto alle Forze dell’Ordine, riesca a colpire due volte nella stessa notte, persino nel piazzale dell’ospedale?

Com’è possibile che nessuno lo abbia fermato? Che fine hanno fatto le telecamere di sorveglianza? E se il coccio di vetro avesse colpito un centimetro più in alto? E se la pietra avesse centrato la tempia?

Sono domande che non possono restare senza risposta.
Perché questa non è una rissa. Non è un episodio. Non è una bravata.
È un doppio tentato massacro, in piena regola.

Ivrea, ancora una volta, scopre quanto sia fragile il confine tra normalità e orrore.

E mentre due persone si curano ferite che vanno ben oltre la pelle, la città aspetta.
Una risposta. Un arresto. Una tutela.
Perché quella notte, in via Pistone e nel piazzale dell’ospedale, qualcosa si è spezzato. E non era solo una bottiglia.

Zona rossa in scadenza: Ivrea teme il ritorno del caos. De Stefano incalza e il sindaco chiede una proroga

Mancano ormai un paio di giorni alla scadenza dell’ordinanza firmata dal Prefetto di Torino Donato Cafagna, che ha istituito a Ivrea la cosiddetta zona rossa, una misura straordinaria di vigilanza rafforzata introdotta per rispondere all’emergenza sicurezza nelle aree più critiche del tessuto urbano eporediese. Il provvedimento, in vigore fino al 31 luglio 2025, ha consentito alle forze dell’ordine di intervenire con poteri estesi, tra cui quello di allontanare con effetto immediato soggetti ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico, garantendo un presidio più capillare del territorio.

Massimiliano De Stefano

Massimiliano De Stefano

Il prefetto

Il Prefetto di Torino

Nei mesi di applicazione, la zona rossa ha portato a centinaia di controlli, a un aumento della presenza visibile delle forze dell’ordine e a decine di ordini di allontanamento per reati legati allo spaccio di stupefacenti, aggressioni, danneggiamenti e reati contro il patrimonio. Un bilancio che, secondo molti osservatori e cittadini, ha segnato un cambio di passo, restituendo un minimo di tranquillità a quartieri da tempo in balìa del degrado e dell’insicurezza.

Eppure, con l’avvicinarsi della scadenza, cresce nuovamente la preoccupazione. Nelle ultime settimane si moltiplicano i segnali d’allarme, le segnalazioni dei residenti e soprattutto le prese di posizione. Il timore è che la sospensione del provvedimento possa vanificare i risultati finora ottenuti e riportare Ivrea indietro di mesi.

A farsi portavoce di una richiesta forte e chiara è il consigliere comunale Massimiliano De Stefano, da tempo impegnato sul tema della sicurezza urbana. De Stefano chiede non solo la proroga immediata dell’ordinanza fino al 31 dicembre 2025, ma anche una significativa estensione del perimetro operativo.

“La città è ancora alla mercé di gruppi di giovani che fanno di tutto: bivacchi, risse, spaccio. Sospendere ora lo stato di allerta sarebbe un errore grave e insensato”, afferma con fermezza, invitando il Prefetto a “intervenire con urgenza per tutelare il livello di sicurezza faticosamente raggiunto in questi mesi”.

Nel dettaglio, De Stefano propone di includere nella zona rossa anche il centro storico, l’area attorno all’ospedale civile e la zona del Lago Sirio tre aree che – secondo le numerose segnalazioni arrivate da cittadini e commercianti – continuano a essere teatro di assembramenti notturni, bivacchi, atti vandalici e situazioni di degrado crescente.

“È paradossale – denuncia – che proprio ora, quando iniziamo a raccogliere i frutti di un lavoro costante, si possa anche solo ipotizzare di abbassare la guardia. Sarebbe un messaggio devastante: significherebbe abbandonare di nuovo i cittadini che da troppo tempo convivono con paura e rassegnazione. Ivrea non è ancora al sicuro”.

I dati a disposizione sembrano dare ragione alla sua preoccupazione. L’attività delle forze dell’ordine si è concentrata soprattutto in alcune zone ad alta criticità – Corso Nigra, via Pavese, via Dora Baltea, il Movicentro, via Jervis e le aree limitrofe – dove si è registrata una diminuzione degli episodi violenti grazie alla costante presenza di pattuglie e all’impiego di dispositivi di controllo mirati. Ma, secondo De Stefano, “lasciare fuori dal piano di sicurezza proprio il centro storico è miope. È lì che, soprattutto nelle ore serali, si concentrano vandalismi, spaccio, bivacchi e tensioni crescenti. Far finta che non esistano è un errore che non possiamo permetterci”.

Ancora più duro il suo giudizio sulla zona ospedaliera: “Stiamo parlando di un luogo frequentato ogni giorno da persone fragili, anziani, pazienti in cura, familiari spesso in stato di preoccupazione o sofferenza. È intollerabile che si trovino ad attraversare aree in cui regna l’incuria, tra gruppi molesti e degrado”.

La decisione finale, ovviamente, spetta al Prefetto Cafagna, che avrà il compito di valutare se prorogare l’ordinanza o considerare chiusa questa fase straordinaria. 

Al momento, dalla Prefettura non sono giunte comunicazioni ufficiali, ma le pressioni dal territorio si fanno sempre più pressanti.

A sostenere la richiesta di proroga è ora anche il sindaco Matteo Chiantore, che conferma l’intenzione dell’amministrazione comunale di muoversi formalmente. “Chiederemo al Prefetto una proroga del provvedimento – dichiara –. La zona rossa ha dato risultati concreti e visibili. Sospenderla adesso significherebbe rischiare di perdere terreno. È importante consolidare ciò che è stato ottenuto. Peraltro, l’attenuarsi del presidio negli ultimi giorni ha già favorito il riemergere di episodi problematici, che non vanno sottovalutati”.

Intanto, il tempo stringe. Il 31 luglio è dietro l’angolo, e la domanda che si pongono in molti – dai commercianti del centro ai pendolari che transitano ogni sera dal Movicentro, fino ai genitori che accompagnano i figli nei parchi o chi rientra a casa passando per via Dora Baltea – è sempre la stessa: Ivrea è davvero pronta a rinunciare al presidio straordinario di legalità che in questi mesi ha reso più vivibili interi quartieri?

Si ascolteranno le voci di chi, ogni sera, si guarda ancora le spalle camminando lungo il Lungodora o in corso Nigra? Oppure si tornerà a fare finta di niente, aspettando la prossima emergenza per agire? 

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